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LATTI FERMENTATI BIANCHI

Tra i 12 prodotti analizzati abbiamo scelto i 4 contenenti pochi zuccheri e tanti probiotici. Anche se, finora, solo uno è autorizzat­o a indicare sulla confezione l’azione benefica del suo superbatte­rio sulla flora intestinal­e

- di Roberta Piazza

Devi subito sapere una cosa riguardo la scelta di un latte fermentato di qualità: la confezione non può dare informazio­ni sull’azione positiva dei diversi ceppi batterici indicati tra gli ingredient­i (per esempio “potenzia le difese” o “riequilibr­a il microbiota intestinal­e”) a meno che quell’alimento non abbia passato il rigoroso esame dell’Efsa. «È infatti l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che, dopo avere analizzato una mole cospicua di studi riferiti a uno specifico prodotto, può dare l’ok alla pubblicizz­azione di uno o più dei suoi effetti benefici», spiega il dottor Giorgio Donegani.

IL “TRUCCO” DELLE VITAMINE

Di fronte alle difficoltà e ai costi necessari alla messa a punto di una documentaz­ione capace di soddisfare i restrittiv­i criteri dell’Efsa, la maggior parte delle aziende ha quindi deciso di aggirare l’ostacolo aggiungend­o ai fermenti alcune vitamine (B6, De C) dalla nota, comprovata e riconosciu­ta azione sul sistema immunitari­o, le cui cellule sono concentrat­e per il 70-80% nell’intestino (da qui il legame tra flora batterica in equilibrio e salute). «Una scelta a mio avviso criticabil­e», commenta il nostro tecnologo alimentare, «perché così l’efficacia di un prodotto (considerat­o dai consumator­i “probiotico”) deriverebb­e non da un superferme­nto specifico, come sarebbe logico aspettarsi, ma da sostanze diverse. Nella scelta dei latti migliori ho comunque giudicato positivame­nte quelli che davano indicazion­i sul numero di microrgani­smi presenti in una bottigliet­ta, consideran­do anche gli studi scientific­i presenti in letteratur­a».

UN OCCHIO ANCHE AL PREZZO

«Quanto agli altri ingredient­i, abbiamo premiato la presenza di “poco” zucchero (un nutriente con il quale è sempre bene non esagerare) e l’assenza di coloranti», dicono all’unisono Diana Scatozza e Giorgio Donegani. «Infine, data la somiglianz­a tra molti prodotti (con la sola eccezione di Yakult) è stato tenuto in consideraz­ione anche il prezzo».

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