Starbene

Come si può vivere sotto la minaccia di una grave patologia?

- NICOLETTA SUPPA

Dopo la diagnosi di una patologia che mette a rischio la vita, si può reagire in due modi diametralm­ente opposti: da un lato c’è chi attiva strategie di “sfida” nei confronti della malattia e delle limitazion­i che questa comporta. L’esempio più attuale e noto è quello della ministra della difesa spagnola Carme Chacòn, morta recentemen­te a 46 anni: pur sapendo di avere una grave malformazi­one cardiaca, non ha rinunciato a una vita fitta di impegni e di eventi stressanti. Altri, invece, cambiano drasticame­nte le loro abitudini, fino a identifica­rsi con la malattia. Tutto, per loro, è scandito dalla paura che da un momento all’altro potrebbero morire. Queste persone adottano una strategia di rigido controllo che le porta a essere ansiose e ipervigili, con la conseguenz­a che gli eventuali sintomi vengono spesso amplificat­i nel tentativo di tenerli a bada. Entrambe le reazioni sono meccanismi di difesa, nell’ottica della sopravvive­nza psicologic­a ed emotiva. La cosa migliore è cercare di non chiudersi: è bene scegliere una persona di cui ci si fida con cui parlare delle proprie paure. Un momento di smarriment­o è normale, al momento della diagnosi. Ma poi è importante non stravolger­e le proprie abitudini. Condividen­do le proprie ansie e vivendo la quotidiani­tà senza eccessi di spericolat­ezza o di prudenza, si troveranno le risorse per guardare al futuro con più serenità.

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Carme Chacòn nel 2008, incinta, mentre passa in rassegna l’esercito.
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Risponde la dott.ssa Psicologa e psicoterap­euta a Roma
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Chacòn ministra Carmeprobl­em a La avereun potuto sapevadi avrebbemom­ent o. oche i cardiac qualsias lain stroncar

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