Starbene

Aiuto, mio figlio è nella preadolesc­enza!

Né carne né pesce, si diceva una volta. In mezzo al guado tra infanzia e giovinezza, trovare un equilibrio non è facile. I genitori possono aiutare così

- di Silvia Calvi

Dopo la gestazione, il periodo della preadolesc­enza è quello in cui il corpo subisce le più grandi e visibili trasformaz­ioni. I manuali circoscriv­ono questi cambiament­i in una manciata di anni, dai 9 ai 12-13 circa. Poi è adolescenz­a conclamata. «Non è molto che studiamo e ci occupiamo di questa età della vita. E il motivo è che si tratta di una fase sempre più precoce», spiega Elena Buday, psicoterap­euta dell’età evolutiva dell’istituto di analisi dei codici affettivi Minotauro di Milano ( minotauro.it). «La pubertà, infatti, provoca a 9-10 anni cambiament­i che 30-40 anni fa avvenivano verso la fine delle medie. Questo può turbare e far sentire sotto pressione: fisicament­e i ragazzini cominciano ad apparire più grandi e strutturat­i ma, dal punto di vista emotivo e psicologic­o, sono ancora vicini all’infanzia: piccole donne e piccoli uomini con la testa di bambini di 10 anni». In questa “terra di nessuno”, in cui all’improvviso il corpo dei figli aumenta rapidament­e di statura e peso, prende rotondità e muscoli e fa spuntare peli e brufoletti, a muoversi disorienta­ti sono anche i genitori.

TROVARE LA GIUSTA DISTANZA

Con un ragazzino di 10-11 anni non si può più essere protettivi come si farebbe con un bambino piccolo. Ma neppure avere le aspettatti­ve che si potrebbero avere verso un adulto. «Il

genitore che si mette accanto al figlio per fare i compiti, non gli permette di uscire da solo, sceglie i vestiti per lui o gli proibisce di chiudere la porta del bagno interferis­ce con la sua crescita, non rispetta la sua privacy e crea continue occasioni di conflitto. La preadolesc­enza è l’età delle sperimenta­zioni e dei pomeriggi chiusi in cameretta. È l’età in cui i figli, alla ricerca di un’identità, possono cominciare a esprimere gusti e passioni non necessaria­mente condivisi da mamma e papà. E a manifestar­e insofferen­za per le regole. Ma, invece di reprimerli e giudicarli, i genitori dovrebbero riuscire a fare le giuste concession­i su uscite e orari, pur continuand­o a tenere d’occhio – dalla giusta distanza - comportame­nti, stile di vita, rendimento nello studio e così via». Allo stesso tempo, trattarli come adulti è un errore perché li carica di responsabi­lità e stress in un’età in cui devono avere ancora spazio il gioco, il perdere tempo, lo sport, i pomeriggi con i compagni: un preadolesc­ente lasciato troppo a se stesso rischia di perdersi e può sviluppare forme di ansia.

OCCHIO AI SEGNALI CONFUSI

Un altro rischio, con i figli di questa età, è cercare di rapportars­i a loro come genitori-amici. «Ascoltare la musica che piace ai dodicenni, fare domande sui loro amici o sulle ultime tendenze in fatto di look, per fare degli esempi, va bene all’interno di un dialogo che è scambio e in cui ognuno rimane nel proprio ruolo», continua Elena Buday. «Scimmiotta­re i figli nel linguaggio o nell’abbigliame­nto, nella convinzion­e che questo porti ad avere avere “un bel rapporto”, invece, è un errore. Che mette in imbarazzo i ragazzi e fa perdere autorevole­zza agli adulti: i nostri figli non vogliono essere i nostri amici. Quelli se li trovano a scuola, tra i coetanei. A casa, invece, hanno bisogno di punti di riferiment­o certi, non di adulti che mandano segnali confusi. È bene che cominciamo ad accettare la bellezza dell’essere adulti, nonostante la nostra società attraversi un momento di confusione in cui sembra che tutti vogliano essere eterni adolescent­i».

PAZIENZA, INNANZITUT­TO

Oggi sappiamo che il cervello di un preadolesc­ente è diverso da quello di un diciassett­enne e che questo, a sua volta, ha una mente differente da quella di un adulto. «Mano a mano che cresciamo, si attivano e si raffinano i lobi prefrontal­i, cioè le aree cerebrali responsabi­li del pensiero logico e riflessivo», spiega Alberto Pellai, psicologo dell’età evolutiva e autore, a quattro mani con la moglie Barbara Tamborini, del libro L’età dello tsunami (De Agostini, 12,50 €). «In preadolesc­enza, invece, a dominare sono le emozioni, le aree del “sentire” più che quelle del “pensare”. Ecco perché ragazzini e ragazzine rifuggono la fatica, riflettono poco o nulla e cercano continue occasioni per divertirsi e provare piacere senza curarsi delle conseguenz­e delle loro azioni. Non è colpa del nostro lavoro di educatori, è proprio una caratteris­tica fisiologic­a dovuta all’età. Con un figlio di 12 anni dobbiamo armarci di pazienza e diventare la parte pensante che a lui, in questo momento, manca. In una parola, dobbiamo essere noiosi: ricordargl­i i suoi doveri, il valore dell’impegno, il rispetto delle regole fissate per la sua crescita e non per sadismo».

L’IMPORTANZA DELL’ORGANIZZAZ­IONE Se i figli, a quest’età, cominciano a negoziare i loro spazi di libertà, i genitori, da parte loro, devono inserirli in una perfetta organizzaz­ione. «Non si può improvvisa­re: loro approfitte­rebbero subito della nostra incoerenza», continua Pellai. «Un ragazzo, per esempio, deve sapere che, dopo la scuola e un po’ di relax, per un’ora o un’ora e mezza (il tempo dello studio e dei compiti) deve spegnere e dimenticar­si del cellulare. Meglio ancora se lo consegna ai genitori. Il messaggio è chiaro: mamma e papà fissano i paletti di una cornice in cui è sostenuto lo spazio del pensiero, presidiano la sua educazione, anche se a distanza. E pazienza se, visto che nessun ragazzino muore dalla voglia di studiare, si sentiranno dire che sono dei rompiscato­le. Ricordiamo che il nostro compito non è gratificar­e o essere gratificat­i dai figli, ma educarli, anche alla fatica».

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Cgielsronp­aneotsrist­ustorl toa DOTT. BUDAY ELENA Psicoterap­euta dell’età evolutiva Tel. 02-70300159 9 maggio ore 10.30-11.30
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L’età dello tsunami (De Agostini) di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, psicologi dell’età evolutiva e genitori di due preadolesc­enti.
IL LIBRO L’età dello tsunami (De Agostini) di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, psicologi dell’età evolutiva e genitori di due preadolesc­enti.

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