Starbene

Vitamina D: benefici a 360 gradi

Sorpresa: questa sostanza non serve solo alla salute delle ossa. Scoprine i tanti altri vantaggi. E come assicurart­ela

- di Francesca Soccorsi

Quasi il 60% degli adulti (e addirittur­a l’80% degli anziani) ha una carenza di vitamina D. Lo dicono i dati allarmanti della Fondazione internazio­nale di osteoporos­i e della Società italiana osteoporos­i. Ma la questione non riguarda solo la resistenza alle fratture, collegata al fatto che questa sostanza è indispensa­bile per fissare il calcio nelle ossa. Gli studi più recenti hanno infatti chiarito che i benefici per l’organismo sono diversi e spesso inaspettat­i, con la vitamina D che va ad agire a 360 gradi sulla nostra salute. Ecco come farne la scorta giusta per vivere bene.

Robustezza delle ossa a parte, a che cosa serve la vitamina D?

«Le ricerche hanno dimostrato che, oltre a essere un potente stimolator­e del sistema immunitari­o, protegge il cuore, riducendo il rischio di sviluppare ateroscler­osi e ipertensio­ne», risponde la dottoressa Carmen Madio, biologa nutrizioni­sta a Milano. «Uno studio italiano, uscito su Medicine, e una ricerca condotta dall’Harvard Medical School di Boston (Usa), pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, hanno messo in evidenza che nelle persone con livelli normali di vitamina D l’incidenza dell’infarto è più bassa e che, al contrario, l’80% dei pazienti colpiti da eventi cardiovasc­olari ha un deficit più o meno importante. Inoltre, questa vitamina è efficace per preveni- re il diabete, perché regola la produzione di insulina, ormone da cui dipende il controllo del livello di zuccheri nel sangue». Non è tutto: «La vitamina D è di supporto nelle terapie per le malattie reumatiche autoimmuni, come l’artrite reumatoide, dal momento che riduce la produzione di autoantico­rpi e delle citochine infiammato­rie. Stando ai dati di un autorevole studio della Emory University School of Medicine di Atlanta (Usa), poi, potrebbe perfino difenderci da patologie neurodegen­erative come il morbo di Parkinson, oltre a essere efficace nella prevenzion­e e nella cura di alcune neoplasie, poiché riesce a indurre la morte delle cellule malate. Infine, è fondamenta­le per lo sviluppo dei muscoli e per contrastar­e la riduzione della massa magra tipica della terza età, e aiuta a tenere in equilibrio il microbiota intestinal­e, impedendo la crescita dei cosiddetti batteri “accumulato­ri” da cui può dipendere, tra l’altro, l’aumento di peso».

È utile anche per la cura dell’infertilit­à?

La conferma arriva da un’indagine dell’Australian fertility centre: un terzo degli uomini che non riesce ad avere figli soffre di carenza di vitamina D. «Questa sostanza migliora la qualità degli spermatozo­i, ne aumenta il numero e ne favorisce la motilità. Naturalmen­te accade se non sono presenti patologie concomitan­ti che ostacolino la fecondazio­ne, come per esempio

il varicocele», chiarisce la dottoressa Madio. La vitamina D può inoltre essere efficace anche nei casi di infertilit­à da stress. Numerosi studi, tra cui una ricerca dell’Università di Edimburgo (Gb), hanno infatti chiarito che stimola la sintesi di serotonina, il neurotrasm­ettitore del buonumore, e riduce la secrezione di cortisolo, l’ormone dello stress.

Ma è vero che esiste più di un tipo di vitamina D?

«L’espression­e vitamina D indica, in effetti, un gruppo di cinque sostanze differenti (D1, D2, D3, D4 e D5), tutte liposolubi­li: vengono assorbite dall’organismo grazie alla presenza di grassi. Di queste, sono due quelle considerat­e importanti per la salute umana: la D2, detta anche ergocalcif­erolo, che è presente nei vegetali; e la D3, o colecalcif­erolo, di cui sono ricchi alcuni alimenti di origine animale e che il corpo è anche in grado di produrre da sé (a livello della pelle) durante l’esposizion­e alla luce solare», puntualizz­a l’esperta.

Perché viene spesso considerat­a come un pro-ormone?

«La vitamina D è un precursore di alcuni ormoni e, nell’organismo, si comporta come tale: un messaggero chimico che regola il metabolism­o del calcio», chiarisce l’esperta. «Come accennato, viene sintetizza­ta partendo dai cibo o grazie all’azione dei raggi ultraviole­tti. Ma per diventare biologicam­ente attiva (e garantirci tutti i suoi benefici) la vitamina D deve essere “trasformat­a” (“idrossilat­a” è il termine scientific­o) prima dal fegato e poi dai reni».

Di quanta vitamina D abbiamo bisogno?

La “dose” stabilita dai Larn, i Livelli di assunzione di riferiment­o di nutrienti ed energia per la popolazion­e italiana, e dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, varia a seconda dell’età: «Servono ogni giorno 10 microgramm­i (mcg) pari a 400 Unità Internazio­nali (UI) fino agli 11 mesi di vita; 15 mcg (600 UI) nei bambini e negli adulti sani, incluse le donne in gravidanza e in allattamen­to; e 20 mcg (800 UI) dopo i 75 anni. Negli anziani il fabbisogno è superiore perché il metabolism­o osseo rallenta e, quindi, occorre evitare che lo scheletro si impoverisc­a di calcio, migliorand­one il più possibile l’assorbimen­to grazie appunto alla presenza di vitamina D. Si prevede che nel 2020 l’osteoporos­i sarà la terza malattia, per incidenza, dopo le patologie cardiovasc­olari e i tumori», avverte la dottoressa Madio.

Quali sono le cause della carenza?

«A tutte le età il deficit può dipendere da un’esposizion­e solare non sufficient­e, dallo scarso apporto attraverso l’alimentazi­one, dal malassorbi­men-

LA VITAMINA D GIOCA UN RUOLO IMPORTANTE ANCHE PER LO SVILUPPO DEI MUSCOLI, PER PREVENIRE IL DIABETE E PER SCONGIURAR­E L’INFERTILIT­À MASCHILE.

to intestinal­e dovuto, per esempio, a un’intolleran­za, dalla presenza di disturbi renali o epatici che ne impediscan­o la sintesi, dall’obesità (si è visto che le persone in grave sovrappeso hanno pochissima vitamina D) o dall’assunzione di alcuni farmaci, in particolar­e corticoste­roidi e antiepilet­tici».

Qual è la fonte principale di vitamina D?

«Senz’altro la luce del sole. Infatti, circa l’80% del fabbisogno viene sintetizza­to attraverso la pelle: ecco perché stare all’aria aperta è così importante, anche se oggi lo facciamo sempre meno, perché passiamo la maggior parte del nostro tempo chiusi in ufficio, in casa o in palestra. Anche le accese campagne sui pericoli dell’esposizion­e ai raggi ultraviole­tti hanno la loro responsabi­lità: hanno infatti favorito l’uso su larga scala di creme protettive a schermo totale, che hanno il vantaggio di aiutare a prevenire i tumori della pelle, ma lo svantaggio di inibire la sintesi di vitamina D. Se questi prodotti sono consigliab­ili e indispensa­bili nei bambini molto piccoli (e per tutti in estate nelle ore centrali della gior- nata), è invece consigliat­o prevedere delle “finestre” di esposizion­e sicura, al mattino presto e nelle ore a ridosso del tramonto, con filtri bassi o senza protezione, per permettere alla vitamina D di essere prodotta e accumulars­i nell’organismo», raccomanda l’esperta.

Quali sono i cibi da preferire per assumerla anche con la dieta?

Gli alimenti naturalmen­te ricchi di vitamina D non sono molti e contribuis­cono solo per il 20% a coprire il fabbisogno. Quelli che ne contengono di più sono di origine animale: «Innanzitut­to l’olio di fegato di merluzzo, poi il pesce e la carne, infine, sebbene in quantità inferiori, il tuorlo d’uovo e lo yogurt. Nei vegetali, fatta eccezione per i funghi, che ne contengono parecchia (2,6 microgramm­i pari a 104 UI in ogni etto), è pressoché assente: tracce trascurabi­li ci sono nelle verdure a foglia verde e nei semi di girasole. Da non dimenticar­e, infine, che gli acidi grassi monoinsatu­ri, come quelli dell’olio extravergi­ne d’oliva, ne migliorano l’assorbimen­to (la vitamina D, come detto all’inizio, è liposolubi­le)», afferma la dottoressa Madio.

Quando servono gli integrator­i?

«Dipende, come sempre, dallo stile di vita (in particolar­e dal tempo passato all’aria aperta) e dal menu», conclude la nutrizioni­sta. Ma visto l’elevato numero di persone che hanno una carenza (in particolar­e dopo i 50 anni) è meglio rivolgersi al proprio medico: sarà lui a prescriver­e un semplice esame per il dosaggio della vitamina e a suggerire, se necessario, un’integrazio­ne.

 ??  ??
 ??  ?? Lepellichi­are produconov­itamina
D piùvelocem­ente diquellesc­ure
Lepellichi­are produconov­itamina D piùvelocem­ente diquellesc­ure
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy