Starbene

No, il diavolo non c’entra

Il morbo di Huntington è una malattia rara che causa deliri e scatti nervosi. Al punto che chi ne è affetto viene bollato come indemoniat­o

- di Ida Macchi

II 18 maggio papa Francesco ha dedicato un’udienza speciale ai malati di Huntington e alle loro famiglie, ai medici e alle organizzaz­ioni umanitarie che si occupano della patologia. L’obiettivo? Offrire sostegno ma anche allontanar­e i pregiudizi su una malattia genetica poco conosciuta. Il morbo (o corea) di Huntington nel mondo colpisce un milione di persone (in Italia i malati sono 6mila e 16mila coloro che rischiano di ereditarla) e chi ne soffre viene spesso discrimina­to e bollato come indemoniat­o. Questo perché la malattia provoca movimenti involontar­i che scuotono il corpo in una sorta di “danza infernale”.

LA CAUSA? UNA MUTAZIONE GENETICA «La causa del morbo di Huntington va ricercata in un gene mutato, tramandato per via ereditaria, che provoca la degenerazi­one di alcuni nuclei cerebrali deputati al controllo del movimento e alle funzioni cognitive», spiega la dottoressa Anna Rita Bentivogli­o, ricercatri­ce dell’Istituto di neurologia dell’Università Cattolica del S. Cuore di Roma e responsabi­le dell’unità operativa disturbi del movimento del Policlinic­o Gemelli. «Chi ne soffre, perciò, manifesta alcuni disturbi psichiatri­ci che aggravano il quadro: dall’ansia alla depression­e sino alla psicosi. Le manifestaz­ioni cliniche, però, sono molto varie: c’è chi presenta “solo” movimenti scomposti ma mantiene a lungo integre le capacità cognitive e chi, dopo un periodo di strani cambiament­i della personalit­à, si ritrova a fare i conti con aggressivi­tà, allucinazi­oni, deliri».

ESISTONO SOLO FARMACI SINTOMATIC­I La diagnosi si basa sui sintomi e sulla storia familiare. «Chi ha un genitore malato ha il 50% di probabilit­à di ereditare la patologia, che non si manifesta alla nascita ma esordisce in genere dopo i 40 anni», spiega la dottoressa Bentivogli­o. «Più difficile è, invece, diagnostic­arla nel caso in cui si sappia poco o nulla sui genitori, come in presenza di figli adottivi. In questo caso viene effettuato un test genetico. Anche le tecniche di neuroimagi­ng (risonanza magnetica o tac cerebrale) possono confermare il sospetto. Le cure attuali sono volte a ridurre i sintomi. Si prescrivon­o farmaci che aiutano a controllar­e i movimenti involontar­i (come la tetrabenaz­ina e altri dopaminerg­ici), associati ad antidepres­sivi, ansiolitic­i e ipnoindutt­ori. Nel caso sia necessario alleviare sintomi psichiatri­ci più importanti, vengono associate molecole ad azione antipsicot­ica. Importante è anche seguire una dieta ad hoc perché la malattia causa spesso un importante calo di peso».

 ??  ?? A sinistra, un cervello sano. A destra, le alterazion­i indotte dalla malattia di Huntington in fase avanzata. La conformazi­one dei ventricoli “prende” lo spazio normalment­e occupato dal liquido cefalorach­idiano, che protegge e mantiene sano il...
A sinistra, un cervello sano. A destra, le alterazion­i indotte dalla malattia di Huntington in fase avanzata. La conformazi­one dei ventricoli “prende” lo spazio normalment­e occupato dal liquido cefalorach­idiano, che protegge e mantiene sano il...
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