IL DATORE DI LAVORO NON MI TUTELA CONTRO IL FUMO
Il tuo datore di lavoro non ha rispettato le norme che gli impongono di prevenire ogni rischio da fumo passivo per i dipendenti e di adottare le misure generali di prevenzione primaria. Inoltre, immagino che nei locali dove lavori sia esposto il cartello con l’indicazione “Vietato fumare”, divieto sfacciatamente non rispettato. Come noto, nei luoghi di lavoro in cui sono presenti i lavoratori sussiste il divieto assoluto di fumare, mentre nelle salette riservate ai fumatori non possono essere svolte attività lavorative da personale dipendente, anche se saltuarie. In caso di trasgressione, il responsabile della struttura è tenuto a richiamare chi non rispetta il divieto e a far sì che le infrazioni siano segnalate ai pubblici ufficiali e agli agenti competenti. Inoltre, proprio per tutelare i lavoratori dai danni causati dal fumo passivo, al datore di lavoro è attribuito un potere disciplinare nei confronti di chi non rispetta il divieto: le relative sanzioni a volte sono espressamente indicate nel contratto collettivo nazionale o nei regolamenti aziendali. Nel tuo caso, perciò, il mancato rispetto delle disposizioni di legge da parte del datore di lavoro legittima la richiesta di risarcimento dei danni alla salute per peggioramento dei problemi respiratori, richiesta che potrà essere formulata anche contro i colleghi trasgressori. Ti consiglio però di rivolgerti a un medico del lavoro per poter accertare la riconducibilità del tuo peggioramento al fumo passivo inalato in ufficio.
Ho problemi respiratori cronici e nella mia azienda alcuni colleghi fumano. Il mio stato di salute è ulteriormente peggiorato: posso chiedere i danni?
Manuela , Potenza