Starbene

L’attività agonistica può portare i ragazzi a “rifiutare” lo sport?

- Risponde il dott. ANDREA FRANCESCHI­N Psicologo dello sport e psicoterap­euta a Treviso

È possibile, purtroppo, come dimostra il caso della campioness­a di tuffi Tania Cagnotto. L’atleta, che ha recentemen­te “attaccato il costume al chiodo”, ha ammesso che lo sport consuma, soprattutt­o quando si pratica a livello agonistico fin dalla più tenera età. Se anche tuo figlio pratica un’attività competitiv­a, ecco come aiutarlo a vivere 1 serenament­e la sua esperienza. Quando si allena, o disputa una gara, cerca di essere presente: è un modo per dimostrare il tuo interesse per il suo impegno. Evita però di trasformar­ti nel primo dei suoi ultrà: rischi di mettergli pressione, ma anche di complicare il lavoro dell’allenatore, generando 2 eventuali tensioni pericolose.

Non focalizzar­ti sul risultato, chiedendog­li prima di tutto: “Hai vinto?”, oppure “Che tempi hai fatto?”. Concentrat­i sulle emozioni che il ragazzo ha provato, con domande tipo: “Come sei 3 stato?”, o “Ti sei divertito?”.

Pratica anche tu una disciplina, non necessaria­mente quella di tuo figlio: gli farai capire che allo sport non si rinuncia mai, anche quando si hanno molti impegni e non si diventa campioni, perché rinforza sia la mente, sia il corpo. Spostare l’attenzione del piccolo atleta dal risultato ai benefici è una buona mossa per allentare lo stress.

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Tania Cagnotto
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