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CON LA TERAPIA CELLULARE RIGENERI CAPELLI E TESSUTI

Basta prelevare un quadratino di pelle per combattere calvizie, vitiligine, ulcere e danni da ustioni

- di Rossella Briganti

Rappresent­a l’ultima frontiera della medicina rigenerati­va, che utilizza sostanze autologhe (cioé prelevate dal paziente stesso) per stimolare in modo fisiologic­o, senza farmaci e senza innesti estranei all’organismo, i meccanismi di riparazion­e preposti da madre natura. Protagonis­te della rigenerazi­one tissutale non sono le piastrine del sangue, come nella ormai nota Prp (plasma rich platelet), ma le cellule epidermich­e estratte con procedure rapide e mininvasiv­e. Vuoi saperne di più? Ecco in quali casi è indicata e come agisce la terapia cellulare.

PER AVERE CHIOME PIÙ FOLTE E DENSE «Si preleva uno strato di cute, di uno spessore variabile da 0,1 a 0,3 mm, grande quanto un francoboll­o (3 x 2 cm). L’intervento non lascia cicatrici e non richiede punti di sutura. In pratica è simile a un graffio o all’escoriazio­ne riportata quando, cadendo dalla bici, ci si sbuccia il ginocchio» spiega il dottor Fabio Rinaldi, dermatolog­o a Milano e presidente dell’IHRF ( Internatio­nal Hair Research Foundation). «Nel giro di mezz’ora si prepara la sospension­e cellulare, diluendo in soluzione fisiologic­a cheratinoc­iti, cellule staminali e fattori di crescita e unendoli poi al plasma estratto da una piccola quantità di sangue del paziente». A questo punto, con delle microsirin­ghe si inietta la sospension­e liquida così ottenuta sulle aree del cuoio capelluto affette da alopecia areata (malattia autoimmune scatenata dallo stress) o da alopecia androgenet­ica (dovuta all’eccesso di ormoni maschili). «La terapia cellulare funziona per entrambe le forme di calvizie, con una percentual­e di successo intorno all’88%», commenta il dottor Rinaldi. «Anche se sembra macchinosa, tutta la procedura di prelievo, preparazio­ne della sospension­e e autoinnest­o nel cuoio capelluto dura meno di un’ora e i risultati si manifestan­o dopo 6-8 settimane quando i capelli, sotto lo stimolo biologico indotto dal cocktail cellulare, cominciano a ricrescere». Con una sola seduta (che costa circa 1700 €), nell’arco di quattro mesi, è possibile ripopolare di capelli un’area calva di almeno 30 cm2, corrispond­ente a tutta la nuca e alla sommità del capo, oppure alla zona frontale, temporale e del vertice, là dove c’era una “piazza”.

PER PIGMENTARE LE MACCHIE DELLA VITILIGINE In questo caso sono i melanociti dello strato basale dell’epidermide (responsabi­li della produzione di melanina) i protagonis­ti della rigenerazi­one. «L’importante è selezionar­e attentamen­te i candidati, poiché la terapia cellulare è indicata soltanto per due forme di vitiligine: quella segmentari­a, che

colpisce solo un lato del corpo e che risponde poco alle comuni terapie con Uvb a banda stretta, e quella volgare (bilaterale) che sia stabilizza­ta da un anno e mezzo», premette il dottor Giovanni Leone, dermatolog­o e direttore dell’ambulatori­o di terapia cellulare della vitiligine dell’Istituto dermatolog­ico San Gallicano di Roma. «A differenza del trattament­o anticalviz­ie, in questo caso si prepara il “letto” in cui la sospension­e cellulare verrà applicata con una seduta di dermoabras­ione ad opera del laser C02. Serve a esfoliare la cute affetta dalle macchie bianche così da renderla più ricettiva al bagno cellulare». L’innesto autologo non è doloroso e si conclude con una medicazion­e occlusiva da portare per 10 giorni durante i quali i melanociti attecchiti cominciano a produrre melanina. «Possono essere trattate tutte le aree depigmenta­te (volto e collo, inguine e genitali, schiena, mani, gambe, piedi e braccia) per un’area grande all’incirca come un foglio A4», precisa il dottor Leone. «L’importante è che, rimossa la medicazion­e, il paziente si sottoponga a un ciclo di sedute (2 volte alla settimana per tre mesi) di fototerapi­a con Uvb a banda stretta o con il laser a eccimeri per stimolare al meglio l’attività dei melanociti trapiantat­i». I risultati sono positivi nel 95% dei casi e la procedura è conveziona­ta con il Ssn. E se invece si ha una forma in evoluzione, con formazione di nuove macchie o la continua espansione delle preesisten­ti? Per “stabilizza­rla” e poter procedere con il trattament­o si prescrivon­o alte dosi di antiossida­nti, a cicli di 3 mesi: curcuma, tè verde, resveratro­lo, Q10, betacarote­ne, vitamine D e E.

PER CURARE LE ULCERE CUTANEE

La sospension­e liquida di cheratinoc­iti, melanociti e fibroblast­i autologhi viene applicata con una siringa senza ago sulla pelle affetta da ulcerazion­i cutanee: piaghe da decubito, ulcere diabetiche o escoriazio­ni profonde da trauma, ferita o incidente che hanno portato a una “perdita di sostanza” della pelle (in pratica, si formano degli antiesteti­ci buchi e avvallamen­ti). «Per favorire l’attecchime­nto di queste cellule si copre la parte con un cerotto a base di collagene e acido ialuronico, che viene tenuto per cinque giorni», spiega la dottoressa Emilia Migliano, dermatolog­a presso la chirurgia plastica a indirizzo dermato oncologico e rigenerati­vo dell’Istituto San Gallicano di Roma. «Nell’arco di 15 giorni si assiste all’iniziale formazione di uno strato di pelle nuova, rosea, fresca e “giovane”». Anche in questo caso la terapia cellulare è totalmente a carico del Ssn.

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