CON LA TERAPIA CELLULARE RIGENERI CAPELLI E TESSUTI
Basta prelevare un quadratino di pelle per combattere calvizie, vitiligine, ulcere e danni da ustioni
Rappresenta l’ultima frontiera della medicina rigenerativa, che utilizza sostanze autologhe (cioé prelevate dal paziente stesso) per stimolare in modo fisiologico, senza farmaci e senza innesti estranei all’organismo, i meccanismi di riparazione preposti da madre natura. Protagoniste della rigenerazione tissutale non sono le piastrine del sangue, come nella ormai nota Prp (plasma rich platelet), ma le cellule epidermiche estratte con procedure rapide e mininvasive. Vuoi saperne di più? Ecco in quali casi è indicata e come agisce la terapia cellulare.
PER AVERE CHIOME PIÙ FOLTE E DENSE «Si preleva uno strato di cute, di uno spessore variabile da 0,1 a 0,3 mm, grande quanto un francobollo (3 x 2 cm). L’intervento non lascia cicatrici e non richiede punti di sutura. In pratica è simile a un graffio o all’escoriazione riportata quando, cadendo dalla bici, ci si sbuccia il ginocchio» spiega il dottor Fabio Rinaldi, dermatologo a Milano e presidente dell’IHRF ( International Hair Research Foundation). «Nel giro di mezz’ora si prepara la sospensione cellulare, diluendo in soluzione fisiologica cheratinociti, cellule staminali e fattori di crescita e unendoli poi al plasma estratto da una piccola quantità di sangue del paziente». A questo punto, con delle microsiringhe si inietta la sospensione liquida così ottenuta sulle aree del cuoio capelluto affette da alopecia areata (malattia autoimmune scatenata dallo stress) o da alopecia androgenetica (dovuta all’eccesso di ormoni maschili). «La terapia cellulare funziona per entrambe le forme di calvizie, con una percentuale di successo intorno all’88%», commenta il dottor Rinaldi. «Anche se sembra macchinosa, tutta la procedura di prelievo, preparazione della sospensione e autoinnesto nel cuoio capelluto dura meno di un’ora e i risultati si manifestano dopo 6-8 settimane quando i capelli, sotto lo stimolo biologico indotto dal cocktail cellulare, cominciano a ricrescere». Con una sola seduta (che costa circa 1700 €), nell’arco di quattro mesi, è possibile ripopolare di capelli un’area calva di almeno 30 cm2, corrispondente a tutta la nuca e alla sommità del capo, oppure alla zona frontale, temporale e del vertice, là dove c’era una “piazza”.
PER PIGMENTARE LE MACCHIE DELLA VITILIGINE In questo caso sono i melanociti dello strato basale dell’epidermide (responsabili della produzione di melanina) i protagonisti della rigenerazione. «L’importante è selezionare attentamente i candidati, poiché la terapia cellulare è indicata soltanto per due forme di vitiligine: quella segmentaria, che
colpisce solo un lato del corpo e che risponde poco alle comuni terapie con Uvb a banda stretta, e quella volgare (bilaterale) che sia stabilizzata da un anno e mezzo», premette il dottor Giovanni Leone, dermatologo e direttore dell’ambulatorio di terapia cellulare della vitiligine dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. «A differenza del trattamento anticalvizie, in questo caso si prepara il “letto” in cui la sospensione cellulare verrà applicata con una seduta di dermoabrasione ad opera del laser C02. Serve a esfoliare la cute affetta dalle macchie bianche così da renderla più ricettiva al bagno cellulare». L’innesto autologo non è doloroso e si conclude con una medicazione occlusiva da portare per 10 giorni durante i quali i melanociti attecchiti cominciano a produrre melanina. «Possono essere trattate tutte le aree depigmentate (volto e collo, inguine e genitali, schiena, mani, gambe, piedi e braccia) per un’area grande all’incirca come un foglio A4», precisa il dottor Leone. «L’importante è che, rimossa la medicazione, il paziente si sottoponga a un ciclo di sedute (2 volte alla settimana per tre mesi) di fototerapia con Uvb a banda stretta o con il laser a eccimeri per stimolare al meglio l’attività dei melanociti trapiantati». I risultati sono positivi nel 95% dei casi e la procedura è convezionata con il Ssn. E se invece si ha una forma in evoluzione, con formazione di nuove macchie o la continua espansione delle preesistenti? Per “stabilizzarla” e poter procedere con il trattamento si prescrivono alte dosi di antiossidanti, a cicli di 3 mesi: curcuma, tè verde, resveratrolo, Q10, betacarotene, vitamine D e E.
PER CURARE LE ULCERE CUTANEE
La sospensione liquida di cheratinociti, melanociti e fibroblasti autologhi viene applicata con una siringa senza ago sulla pelle affetta da ulcerazioni cutanee: piaghe da decubito, ulcere diabetiche o escoriazioni profonde da trauma, ferita o incidente che hanno portato a una “perdita di sostanza” della pelle (in pratica, si formano degli antiestetici buchi e avvallamenti). «Per favorire l’attecchimento di queste cellule si copre la parte con un cerotto a base di collagene e acido ialuronico, che viene tenuto per cinque giorni», spiega la dottoressa Emilia Migliano, dermatologa presso la chirurgia plastica a indirizzo dermato oncologico e rigenerativo dell’Istituto San Gallicano di Roma. «Nell’arco di 15 giorni si assiste all’iniziale formazione di uno strato di pelle nuova, rosea, fresca e “giovane”». Anche in questo caso la terapia cellulare è totalmente a carico del Ssn.