IL VERO PROGRESSO È TENERE TUTTO ASSIEME
Un’otite curata con l’omeopatia. Così hanno titolato i giornali all’indomani della drammatica morte del piccolo Francesco. Riaprendo il fuoco incrociato contro l’utilizzo della medicina naturale, che è forse l’unico argomento medico capace di dividere l’opinione pubblica più dei vaccini. La cronaca di questa morte assurda, però, racconta di un medico più simile a un integralista religioso. Che di fronte allo stato di semi incoscienza del piccolo, si raccomanda con il collega del 118 che in ospedale non gli venga somministrata né tachipirina né antibiotici. Quasi inseguisse una sua “religione” anti medicina tradizionale. Un assolutismo di cui tutti dovremmo imparare a diffidare. Che sia esercitato in una direzione o in quella opposta.
Io non mi sono mai curata con l’omeopatia, ma diffido di chi la criminalizza tanto quanto di chi la assolutizza. La verità, come sempre, è nel mezzo. E infatti oggi non parliamo più di medicina alternativa ma integrata. I farmaci omeopatici sono un supporto valido e riconosciuto nella cura di malattie croniche, che un tempo ci condannavano a intossicarci di pesanti medicinali a vita. E sono efficaci anche nell’attenuare gli effetti collaterali di alcuni farmaci tradizionali particolarmente potenti. Eppure, il sospetto che aleggia intorno ad essi, fa sì che introdurre il loro studio nelle aule universitarie sia ancora un tabù. In questo modo non solo si limita il campo di conoscenza e di strumenti nelle mani dei medici. Ma paradossalmente si favorisce il proliferare dei santoni. Perché l’integralismo richiama integralismo. Nessun omeopata serio nega il valore degli antibiotici. Abbiamo fatto straordinari passi da gigante nel campo della medicina rispetto a quando si moriva per una tonsillite o per una appendicite. E nessuno ha voglia di tornare indietro. Il progresso consiste nel tenere tutto assieme, armoniosamente. Senza negare i progressi fatti in un campo. Anzi, facendone tesoro.