I piccoli hanno diritto alla psicoterapia
Uno psichiatra lancia l’sos: genitori e insegnanti, molto attenti ai disturbi dell’apprendimento, spesso trascurano le emozioni dei bambini. E non si accorgono quando serve un sostegno psicologico
Si chiamano Diego, Pamela, Michele, Hillary, hanno tra i 3 e i 9 anni e potrebbero essere bimbi come tanti, impegnati a giocare e a scoprire il mondo con lo stupore delle prime volte. Invece stanno imparando sulla loro pelle il dolore e la paura. Questi piccoli sono protagonisti di Ascoltare i bambini (Raffaello Cortina), un saggio che fa riflettere, scritto dallo psichiatra e psicoterapeuta Luigi Cancrini. «I casi che racconto sono estremi, ma dimostrano che dobbiamo tornare a dar voce ai nostri figli», spiega l’autore, fondatore del Centro studi di terapia familiare e relazionale, una fra le più importanti scuole italiane di psicoterapia.
NON SI DEVONO CURARE SOLO I DISTURBI Il boom di separazioni e divorzi, genitori sotto pressione per colpa della crisi e bambini sempre più fragili. «Sono situazioni molto diffuse», nota Cancrini. «Si tende a medicalizzare, a curare un disagio psicologico con i farmaci o a concentrarsi solo sulle capacità cognitive e sui disturbi dell’apprendimento, ma un ragazzino è fatto di affetti, sentimenti, emozioni». Che, spesso, rimangono inascoltati per troppo tempo. «Non bisogna sottovalutare campanelli d’allarme come inquietudine, incapacità di concentrarsi, rabbia eccessiva, rifiuto di mangiare: sono modi in cui un figlio ci dice che qualcosa non va». Spesso si tratta di problemi passeggeri, di fasi della crescita, ma se non si risolvono è meglio intervenire. Anche con la psicoterapia che, a differenza di quanto comunemente si crede, può essere una soluzione valida pure per i più piccoli. «La psicoterapia è un aiuto importante già a 3-4 anni», spiega l’esperto. «I bimbi si adattano al contesto, al dolore, ma poi, come reazione, innescano comportamenti sbagliati, distorti, che col tempo è difficile correggere e quindi rimangono come pesanti fardelli da portare nella vita da adulti. Allora diventa utile un percorso terapeutico, anche breve, da fare insieme ai genitori per ricreare serenità e fiducia nel figlio».
DISEGNI E GIOCHI PARLANO DI LORO Ma cosa significa i fare psicoterapia per i più piccoli? «Si usano i loro strumenti comunicativi, ovvero il gioco e i disegni», dice la psicoterapeuta Patrizia Fiori, responsabile del Centro di psicologia per la famiglia “Il nido e il volo” a Roma. «Da questi si può capire cosa prova il bambino, come vede gli adulti e com’è il rapporto con gli altri, quali paure lo assillano. Seduta dopo seduta, si cerca di rassicurarlo e di offrirgli soluzioni. In contemporanea si lavora anche con mamma e papà per renderli consapevoli del disagio e per spiegare come comportarsi nella quotidianità. I disturbi più diffusi? Ansia, fobia scolare e difficoltà di relazione. La durata del percorso varia: a volte bastano una decina di sedute, altre si prosegue per un anno. E i risultati sono sempre evidenti».