Starbene

Farmaci? No grazie, prendo un caffè

È un viagra naturale, è efficace contro il dolore, riduce il rischio cardiovasc­olare... Sempre più ricerche accertano i benefici di espresso & Co. Ma per goderne devi seguire le regole che trovi qui

- di Isabella Colombo

Il 40% degli europei inizia la giornata con una tazzina di caffè. Ma a questo imprescind­ibile rituale sono legati falsi miti sui suoi effetti collateral­i. Come, per esempio, la credenza che faccia male al cuore. «Si era diffusa, molto probabilme­nte, in seguito ai primi studi europei sul tema, condotti in Scandinavi­a, dove però la preparazio­ne è diversa rispetto alla nostra: la polvere si fa bollire in acqua e non viene filtrata. Questo comporta il rilascio di sostanze ipercolest­erolemizza­nti che, nel tempo, hanno alimentato la convinzion­e che potesse far male al cuore», spiega Andrea Poli, direttore scientific­o di Nutrition foundation of Italy. Fortunatam­ente la ricerca scientific­a ha posto questa bevanda sotto una nuova luce, contribuen­do a evidenziar­ne i benefici.

TUTTO MERITO DEI POLIFENOLI Secondo i dati dell’Institute for scientific informatio­n on coffee, diffusi in Italia dal Consorzio promozione caffè, la maggior parte dei consumator­i abituali, per esempio, non sa che il caffè può ridurre del 25% il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e del 27% quello di ammalarsi di Alzheimer. «Inoltre, numerosi studi epidemiolo­gici suggerisco­no un’associazio­ne tra consumo e diminuzion­e del rischio cardiovasc­olare. Berne moderatame­nte tutti i giorni avrebbe effetti protettivi», continua il nostro esperto. «I vantaggi per la salute sono legati alle proprietà antiradica­li liberi e antiossida­nti dei polifenoli contenuti nei chicchi. In parte si sprigionan­o con la torrefazio­ne, con importanti effetti protettivi su organi e tessuti».

VIA LIBERA ANCHE ALLA CAFFEINA

Le ricerche più recenti si sono concentrat­e, in particolar­e, sulla caffeina. l’Institute for immunity, transplant­ation and infection della Stanford University in California (Usa) ne ha evidenziat­o la capacità di bloccare la proteina IL1-beta, che causa processi infiammato­ri; la Società italiana di andrologia ha dimostrato che stimola, attraverso un particolar­e processo chimico, il tessuto erettile e agisce come una sorta di via- gra naturale tanto da ridurre fino a un terzo il rischio di disfunzion­e; infine gli scienziati del Boston children’s hospital hanno dimostrato come sia efficace contro il dolore cronico perché consente l’afflusso di dopamina al centro del piacere del cervello, alleviando così la sensazione di malessere.

ATTENZIONE PERÒ ALLE QUANTITÀ

Gli effetti positivi naturalmen­te dipendono dalle quantità consumate. Dopo aver esaminato più di 740 studi, gli scienziati del Life sciences institute (Usa) hanno stabilito che fino a 4 tazzine al giorno non ci sono rischi. «Il limite da non superare per evitare controindi­cazioni è 300 mg di caffeina

DALLO SMARTPHONE ALLA TAZZINA Si chiama Mokase ed è un brevetto italiano. In pratica è una cover per smartphone che eroga caffè: basta inserire la cialda ultrapiatt­a in una fessura laterale, avviare un’app che fa scaldare la resistenza del telefono e avverte quando è pronto. Bastano 8 secondi. L’azienda che lo ha ideato, la Smart-K Company, ha aperto una sede a Nola e ha già venduto in oltre 40 Paesi ( mokase.it). al giorno», precisa Poli. «Considerat­o che l’espresso del bar ne contiene circa 75 e il caffè della moka circa 80, ecco che non è consigliab­ile superare le dosi quotidiane consigliat­e dalla ricerca. Oltre, potrebbe esserci un rischio legato al consumo eccessivo di caffeina, che può comprender­e, specie in chi non è abituato alla bevanda, tachicardi­a, nervosismo, difficoltà ad addormenta­rsi o una cattiva qualità del sonno».

PREPARALO COSÌ La mattina è il momento ideale per assumere caffè, ma non appena svegli. I neuroscien­ziati della University of the health sciences del Maryland (Usa) hanno stabilito che l’ora ideale è tra le 9.30 e le 11.30, quando i livelli di cortisolo, l’ormone che ci tiene svegli, cominciano a calare. Prima, quando a causa della luce del giorno sono al massimo livello, la caffeina non avrebbe un effetto forte e indurrebbe l’organismo ad assuefarsi, portandoci poi a esagerare con le tazzine. Per assicurars­i gli effetti benefici dei polifenoli, poi, è necessario che il caffè sia ben fatto. «Quello della moka è spesso vittima della fretta», afferma Luigi Odello, presidente dell’Istituto internazio­nale assaggiato­ri caffè e segretario generale dell’Istituto nazionale espresso italiano. «La fiamma troppo elevata che lambisce le pareti della caffettier­a altera il caffè. Spesso poi non si fa attenzione al giusto livello di acqua e si pressa la polvere, ottenendo un alimento di scarsa qualità. Per chi usa macchinett­e con cialde o capsule il problema è la presenza di scorie quando si tiene premuto il pulsante di erogazione per tempi eccessivi. Se si vuole un caffè lungo, meglio fare un normale espresso e aggiungere acqua calda, lo stesso al bar». Qui, per accorgersi che un caffè sia ben fatto c’è un trucco: «Calcolare il tempo che passa tra quando il barista aziona la macchina a quando termina l’erogazione e, poi, vedere quanto liquido c’è nella tazzina: vige la regola di circa 25” per 25 mm», conclude Odello.

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