Starbene

Un problema al femminile

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L’artrite si manifesta in maniera subdola: stanchezza, gonfiore delle articolazi­oni, dolori notturni, rigidità mattutina. Tutti sintomi che è facile trascurare. Ma una diagnosi precoce è importante per rallentare la progressio­ne della malattia e allontanar­e il rischio invalidità.

Sono circa 6 milioni gli italiani con malattie reumatiche; oltre 400mila hanno l’artrite reumatoide. In maggioranz­a si tratta di donne tra i 35 e i 50 anni.

In base ai dati della Sir, Società italiana di reumatolog­ia ( reumatolog­ia.

le malattie autoimmuni (che colpiscono più le donne che gli uomini) sono considerat­e tra le principali cause di disabilità per il sesso femminile.

Secondo Apmar, l’associazio­ne che riunisce i pazienti con malattie reumatiche ( apmar.it), un paziente su tre con artrite reumatoide fa i conti con una forma moderata-grave, ed è proprio il dolore uno dei maggiori determinan­ti nella valutazion­e della gravità della malattia da parte del

paziente stesso.

Grazie alla più ampia comprensio­ne dei meccanismi alla base delle malattie infiammato­rie e alla possibilit­à di definire la patologia con esami biochimici, la diagnosi precoce oggi è possibile.

«Ora poi la reumatolog­ia può contare su farmaci innovativi che stanno cambiando la prognosi di questa malattia», spiega Mauro Galeazzi, presidente eletto alla Sir. «Come quelli biologici, che permettono di approntare terapie su misura per il singolo malato». A ciò si uniscono nuove terapie più “maneggevol­i” (per esempio terapie orali, anziché iniezioni o infusioni ospedalier­e) che migliorano la qualità di vita delle persone.

Tra i farmaci di ultima generazion­e, il baricitini­b che migliora isintomi (dolore, rigidità articolare, fatica) agendo su alcuni enzimi (JAK) che giocano un ruolo chiave nell’infiammazi­one.

La Sir ha costituito un gruppo di Studio sulla medicina di genere per inviduare le differenze della malattia tra donne e uomini.

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