Ho imparato ad andare in bici a più di 40 anni
Aveva un gran paura. Poi, hanno aperto una ciclabile sotto casa sua, e si è fatta coraggio. Ora, delle due ruote, Miria non sa più fare a meno
Saper pedalare pare scontato, un po’ per tutti. Per me, però, non era così. Da piccola avevo anche quasi imparato, in pratica avevo provato con le rotelline e poi mi ero lanciata in qualche ardimentosa pedalata da sola. Ma riuscivo a malapena ad andare dritta, mi sentivo insicura, impacciata, timorosa. Così avevo lasciato perdere, anche se il desiderio di andare in bicicletta era sempre rimasto. D’estate, quando andavo al mare, i miei amici si spostavano in bici e io dovevo chiedere un passaggio. Quando si andava a giocare al parco saltavo sul portapacchi di qualcuno. Poi, appena ho avuto l’età giusta, ho preso la patente e ho iniziato a muovermi in automobile. Le due ruote non mi interessavano proprio più. Finché all’incirca due anni fa, sui viali bolognesi, sotto casa mia, è apparsa la Tangenziale delle Bici, una splendida pista ciclabile, circondata dal verde, protetta, al centro della carreggiata e, soprattutto, tutta dritta. Mi avrebbe portata, in 15 minuti circa, al lavoro. E avrei potuto evitare il fastidio di prendere ogni giorno l’automobile, di incolonnarmi, di stressarmi in mezzo a clacson e gente che si manda a quel paese dal finestrino. Era un’occasione più che ghiotta. Ma io non sapevo andare in bici
LE PRIME PROVE AL PARCO
L’ho studiata, ho visto che era spesso poco frequentata, mentre sulla strada il traffico era sempre più congestionato. Non mi potevo dare per vinta, non potevo rinunciare solo perché temevo di cadere, dovevo assolutamente darmi da fare per rimediare, da sola. Così un anno e mezzo fa circa, mi sono fatta prestare la bici dal mio fidanzato e sono andata, spingendola, sino ai Giardini Margherita: è un grande parco con tanti vialetti e mi pareva potesse essere il terreno ideale per riprendere confidenza con la bicicletta. Trovata una zona poco frequentata, lontana da sguardi indiscreti, ho provato a salire in sella e a pedalare. Era come me lo ricordavo: terrorizzante. Avevo poco controllo, temevo di finire a terra o di andare a sbattere contro qualcuno e qualcosa. Però non volevo mollare, anche se mi vergognavo per la mia imbranataggine. Ho provato e riprovato, sempre sui vialetti del parco. Mi sentivo leggermente più sicura ma ancora molto molto in difficoltà. Finché ho contattato Sara. È una mia amica dai tempi dell’università (e ora anche il mio punto di riferimento per tutto ciò che riguarda il ciclismo). Si muove quasi esclusivamente in bici, va in vacanza in bici, va sul treno portandosi dietro la bici. Era senza dubbio la persona giusta per aiutarmi. Ci siamo trovate ai Giardini Margherita e lì Sara è stata messa davanti alla realtà: nonostante avessi già fatto qualche allenamento da sola continuavo a essere impacciata, troppo impacciata. Ma Sara non si è fatta intimorire. Senza forzarmi, e con grande pazienza, mi ha regalato
un paio di settimane per farmi da trainer. Ha organizzato le uscite in modo da farmi sentire a mio agio: pedalavo sempre su tratti dritti e per lo più pianeggianti e facevo soprattutto esercizi di equilibrio, procedendo magari senza una mano o schivando piccoli ostacoli.
IL PRIMO VIAGGIO SULLA “TANGENZIALE” Finché , lo scorso anno, l’8 maggio, mi ha invitato al Bike Pride Bologna, la festa dei ciclisti urbani, un evento che propone decine di iniziative tra cui la parata, in bici. Sara mi ha proposto di partecipare insieme, in tandem, ed è stata un’esperienza magnifica perché ho lasciato a lei l’onere della guida mentre io mi godevo l’evento, la gioia di chi ci stava intorno, la sua compagnia. E poi pedalavo, veloce, in mezzo a tanti altri ciclisti. Era entusiasmante. Da lì a poco è arrivato il giorno del mio primo viaggio sulla Tangenziale delle Bici, da casa al lavoro. Era il 7 giugno dell’anno scorso e ovviamente c’era anche Sara. Abbiamo pedalato insieme, ridendo e scherzando. Ero così contenta di poter essere in bici, lontano dal caos della strada. Ero così orgogliosa di aver realizzato il mio sogno. Non ero ancora una vera ciclista urbana, certo. Però avevo iniziato il mio percorso, raggiungendo il primo obiettivo. In 20 minuti di pedalata, facile e rilassante, ero arrivata al lavoro. Senza stress. Anzi, regalandomi un inizio di giornata energizzante. E concedendomi poi, per il rientro a casa, un viaggio altrettanto piacevole, anche perché dopo ore alla scrivania, un po’ di bici è l’ideale. E poi c’è l’aspetto sociale. Ho pedalato con Sara, con un collega e poi ho iniziato a conoscere gli altri frequentatori della ciclabile. In auto sei chiusa nel tuo mondo, mentre in bici c’è sempre spazio per un sorriso un “come stai?”. Insomma, a livello sociale è un bel passo avanti. E anche sul piano della salute. Da quando pedalo mi sento meno stanca, più tonica, in forma e anche più rilassata. E poi, pedalata dopo pedalata, sono meno timorosa. Se prima non avevo il coraggio di uscire dalla mia ciclabile, ora vado anche in strada e approfitto della bici per fare la spesa o piccole commissioni.
LA PROSSIMA META
Ora l’obiettivo è regalarmi dei week end in sella, con il gruppo di ciclisti urbani che frequenta Sara. Ho già fatto un paio di prove, ma non ho ancora l’allenamento necessario per le uscite più lunghe. Conto di farcela, presto, però. Perché ho tanta voglia di portare la mia bici in giro per l’Italia. E poi ho già una probabile allieva. Una signora che conosco, dopo aver saputo che ho imparato a pedalare da adulta e che ora mi muovo tanto in bici, ha deciso di provare anche lei. È un effetto domino positivo, che non può che farmi piacere. E che spero possa coinvolgere tante altre persone. Anche perché ora c’è un suv in meno in giro ogni giorno per le strade di Bologna, il mio.