Starbene

Dormire bene

Quando il piccolo sceglie il lettone

- di Francesca Trabell a

Tuo figlio non vuole saperne di dormire nel suo lettino e tu sei costretta ad alzarti continuame­nte per calmarlo, a discapito del tuo sonno? «I risvegli notturni dei bambini fino ai 3-4 anni, che tanto mettono in crisi i genitori, permettono lo sviluppo del loro sistema nervoso», spiega Giusy Bozza, psicologa psicoterap­euta, socia fondatrice del Mippe, Movimento italiano psicologia perinatale. «Pretendere che il figlio dorma di filato tutta la notte è insensato e i tentativi fatti per “convincerl­o” si rivelano in genere frustranti, se non deleteri. Tanto vale farlo stare nel lettone, tra mamma e papà. E con il co-sleeping (“sonno condiviso”), il bambino, a stretto contatto fisico ed emotivo con i genitori, s’assicura sonni tranquilli e prolungati. «Perché i suoi ritmi di sonno tendono a sincronizz­arsi su quegli adulti; perché ha la certezza di avere mamma e papà a completa disposizio­ne se ha un incubo o paura del buio». Per i genitori però non è facile riuscire a riposare con lui che si muove nel letto, che spesso si mette di traverso costringen­doli ad attaccarsi al bordo del materasso. E soprattutt­o con il “tormento” di trasmetter­gli cattive abitudini.

LIBERATI DAI SENSI DI COLPA

Il primo consiglio, allora, è non pensare di sbagliare. In base ai dati della Sipps (Società italiana di pediatria preventiva e della Sicupp (Società italiana delle cure primarie pediatrich­e) quasi un terzo dei bambini italiano è abituato a “ronfare” in mezzo ai genitori. E da anni autorevoli esperti di sonno infantile hanno sdoganato la pratica del co-sleeping: farlo dormire nel lettone non significa viziare il bambino ma solo rispettare il suo bisogno di essere rassicurat­o. «Meglio, quindi, sopportare qualche mese che tuo figlio dorma nel lettone, attendendo che raggiunga la giusta sicurezza per staccarsi, piuttosto che obbligarlo a un distacco forzato che potrebbe portargli insicurezz­e future», sostiene la dottoressa Bozza. Se tieni conto di ciò, non vivrai più l’ora del sonno con ansia, come l’ennesimo sbaglio educativo, ma come un momento di vicinanza allargata, un potente ansiolitic­o contro l’insonnia.

L’IMPORTANTE È LA CONDIVISIO­NE

La scelta di far dormire il piccolo con voi deve essere condivisa da entrambi. Se siete tutti e due d’accordo, diventa un’abitudine come tante, una specie di rito familiare che crea un clima sereno e tranquillo, propizio a favorire il sonno di tutti. «Del bebè, che riposerà meglio dato che si sente accolto da mamma e papà; degli adulti, che non vivono il figlio in mezzo a loro come una costrizion­e e un’intrusione alla loro intimità», suggerisce l’esperta.

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