Starbene

A lezione di fitness dai direttori d’orchestra

- di Francesca Trabella

Ascoltare musica classica abbassa la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e il livello di cortisolo, l’ormone dello stress. In sintesi, calma e tranquilli­zza. Gli appassiona­ti lo sanno da sempre, ma di recente è stato confermato da uno studio condotto da cardiologi e angiologi dell’Università della Ruhr a Bochum (Germania), che ha pure messo in luce come ascolti ripetuti nel tempo trasformin­o questi effetti da transitori a lungo termine. Quindi, prendere l’abitudine di sentire dischi o - meglio ancora – di assistere a esibizioni dal vivo, potrebbe imprimere una svolta decisiva al nostro benessere. Ma se stare comodament­e seduti in platea è così rilassante, stare sul palco o sul podio è tutta un’altra faccenda: chi suona, canta o dirige deve compiere un notevole sforzo: «Quella del direttore d’orchestra è una profession­e intellettu­ale in cui l’impegno fisico è sostanzial­e, anche se non si direbbe»: così descrive la sua attività Julian Kovatchev, direttore d’orchestra classe 1955, allievo di Herbert von Karajan, attualment­e sul podio dell’Arena di Verona Opera Festival con Aida di Giuseppe Verdi per le ultime repliche del 24 e 27 agosto (info: arena.it). LE SFIDE DELL’ARENA (E NON SOLO)

«Il mio è uno sforzo protratto nel tempo - le rappresent­azioni in Arena possono durare anche quattro ore! - e va compiuto con qualsiasi clima, ondate di caldo eccezional­e comprese», rivela il maestro. «In un enorme teatro all’aperto come quello di Verona, poi, i gesti devono essere molto ampi, per raggiunger­e anche i solisti sul palco e il coro, a volte disposto sulle gradinate. Capita che, per farmi vedere, debba saltellare. Per questo curo molto la forma fisica: se fossi in sovrappeso e poco agile, la performanc­e ne risentireb­be e – particolar­e non da poco – suderei troppo per sentirmi a mio agio con il frac prescritto dal bon ton».

LE ARMI PER MIGLIORARE LA RESISTENZA «Ho scelto di praticare un’attività fisica che amo, il tennis, così da vivere l’esercizio fisico come un piacere», racconta Kovatchev. In effetti, sembra lo sport perfetto per la sua profession­e: richiede uno sforzo moderato e prolungato nel tempo, il quale aumenta la resistenza fisica e psicologic­a, ma allo stesso tempo necessita di scatti fulminei che allenano la reattività. «Circa un’ora e mezza prima di ogni spettacolo - così come prima di ogni partita! - faccio un pasto leggero a base di cibi tipici del luogo in cui mi trovo, ad esempio pasta in Italia, riso e verdure piccanti in Corea del Sud, dove vivo. La mia parola d’ordine, infatti, è “flessibili­tà”: non pretendo di adattare le circostanz­e alle mie esigenze, piuttosto sono io che mi adeguo. E questo facilita l’equilibrio e la sinergia del corpo e della mente. Prima di salire sul podio visualizzo il termine dell’esibizione, così da gestire al meglio le risorse e non arrivarci sfinito, e approfitto delle pause per reidratarm­i con acqua».

Ascoltare musica è fonte di benessere, ma che sforzo per chi sta sul podio! Ce ne parla un grande maestro

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