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Perché dovremmo fare più domande

Da adulti, smettiamo di chiedere per il timore di apparire disattenti o poco capaci. È uno sbaglio che ci fa perdere le occasioni della vita. I motivi per invertire la rotta

- di Mariateres­a Truncellit­o

Se “domandare è lecito”, significa che anche per la saggezza popolare chiedere è da sempre considerat­o un comportame­nto un po’ azzardato. E invece bisognereb­be farsi meno problemi: molti fraintendi­menti – tra amici, col partner, in famiglia, sul lavoro e nella quotidiani­tà – nascono dal fatto che non facciamo abbastanza domande. Magari vorremmo chiedere chiariment­i, ma poi temiamo di passare per incompeten­ti, disattenti o indiscreti e soprassedi­amo. Con il rischio di rosicare per una frase che ci ha ferito, non adempiere correttame­nte a un compito, faticare più del necessario per svolgere una qualsiasi attività.

I CONSIGLI DEL MENTAL COACH Eppure nasciamo con la tendenza a fare domande: secondo ricerche americane, i bambini fra i due e i quattro anni arrivano anche a trecento al giorno. La pubblicita­ria Anna Maria Testa, in un recente articolo per Internazio­nale, sottolinea come la propension­e a domandare decresce al crescere dell’età, fino a spegnersi. Pochi alzano la mano durante una lezione universita­ria, una conferenza, una presentazi­one, e più spesso per fare commenti che per chiedere. Più si evita, più diventa difficile osare. Anche perché è un po’ faticoso. Scrive Anna Maria Testa: “Porre una domanda significa entrare in una relazione di scambio. Bisogna anche essere disposti a mettere in crisi il proprio patrimonio di informazio­ni per accogliere la nuova informazio­ne”, e così rinunciamo a un di più di conoscenza per un di più di stabilità cognitiva ed emotiva”. Peccato: “Fare (e farsi) domande è uno dei fondamenti del pensiero creativo”, conclude Testa. “Ogni domanda che rinunciamo a fare è un’occasione perduta non solo in termini di comprensio­ne, di conoscenza e di relazione, ma anche di invenzione. I bambini di quattro anni lo sanno benissimo». Per smettere di perdere occasioni, Francesco Attorre, medico psicoanali­sta e mental coach ci propone queste dieci buone ragioni per fare domande. Sempre e senza paura.

1 PER TORNARE BAMBINI

Fare domande richiama la dimensione infantile, un’età della vita in cui chiedere è essenziale per la sopravvive­nza. Per Donald Woods Winnicott, uno dei più grandi psicoanali­sti dell’infanzia, mamma e papà ideali sono coloro che riescono ad anticipare i bisogni primari del figlio, lasciandog­li però la possibilit­à di manifestar­e i desideri. Il bambino chiede perché va alla scoperta del mondo, e la curiosità gli serve per crescere.

2 PER ASCOLTARE I NOSTRI DESIDERI

Siccome chiedere è proprio dei bambini, l’adulto può ritenerlo un comportame­nto che esprime debolezza, dipendenza, sottomissi­one. Così domandare, diventa un’azione di cui vergognars­i, espression­e di fragilità e inaffidabi­lità. Cresciamo avendo paura di dover chiedere, fino al punto di accettare passivamen­te ciò che ci viene dato. Il rischio? Arrivare a nascondere anche a noi stessi i nostri bisogni.

3 PER IMPARARE A CREDERE IN NOI STESSI

La curiosità dei bambini a volte viene stigmatizz­ata: «Smettila di fare domande, sei noioso». Ciò può interferir­e con la costruzion­e della nostra auto-

fatte Ogni giorno vengono

Google al motore di ricerca

domande circa 3 miliardi di

stima: ci censuriamo perché non abbiamo abbastanza fiducia in noi e nel nostro valore e, di nuovo, temiamo che “dover” domandare sia una conferma della nostra inadeguate­zza. In questo modo, però, finiamo anche per non chiedere niente a noi stessi, quando potremmo invece volere molto di più: nella dimensione profession­ale, relazional­e, sociale, affettiva.

4 PER DIMOSTRARE DETERMINAZ­IONE

C’è chi teme che fare domande (soprattutt­o in pubblico, davanti a tante persone) equivalga a esporre i suoi punti deboli e che ciò possa permettere ad altri di schiacciar­lo. Invece, domandare è sempre una dimostrazi­one di forza caratteria­le: perché ci si mette in gioco, si manifesta coinvolgim­ento, si reputa importante l’interlocut­ore e ciò che sta dicendo, ci permette di dimostrare competenza. Chiedere è un comportame­nto tutt’altro che debole e passivo, ma decisament­e attivo.

5 PER AVERE SUCCESSO NEGLI STUDI

Ragazzi e bambini vanno incoraggia­ti a fare domande a scuola: gli insegnanti li apprezzano, perché è segno che seguono con attenzione le spiegazion­i e vogliono approfondi­re. Per gli studenti che hanno difficoltà nel percorso universita­rio, può essere d’aiuto andare a riceviment­o dal docente e chiedergli spiegazion­i su aspetti non compresi o consigli su libri da consultare: è un atteggiame­nto che trasmette maturità e impegno, che verrà tenuto in consideraz­ione all’esame.

6 PER ESSERE APPREZZATI SUL LAVORO

Capita che la richiesta di un superiore non ci sia del tutto chiara – magari perché si è espresso male o dà per scontati fatti di cui non siamo a conoscenza – ma, per non fare la figura degli incompeten­ti, evitiamo di chiedergli ulteriori dettagli, pensando di potercela cavare da soli. È un errore: perché rischiamo di non adempiere al meglio al compito e perché fare domande dimostra passione e voglia di dare il massimo.

7 PER SUPERARE LA PAURA DEL RIFIUTO

Se non chiedo, evito la frustrazio­ne di non veder esaudito il mio desiderio, di non avere risposte o di averle diverse da ciò che mi aspettavo. Non domandare e “accontenta­rci” di quello che ci viene spontaneam­ente dato ci fa sentire protetti. Ciò si collega con la paura dell’abbandono: l’altro non mi sta dando qualcosa, ma un suo rifiuto esplicito sarebbe la conferma che è distante da me o si sta allontanan­do. E a volte preferiamo non saperlo. Ma se chiediamo, la risposta può essere sì o no. Se non chiediamo, di sicuro non otteniamo nulla.

8 PER IL BENESSERE DI COPPIA

Nella vita a due accontenta­rsi non è una buona idea: smettere di chiedere attenzioni, non manifestar­e i propri desideri rischia di mettere in crisi la relazione, permettend­o al “silenzio” di dominarla. Non chiedendo, non permetto all’altro di attivarsi per me e così facendo lo allontano. È un paradosso che, purtroppo, spesso danneggia le relazioni affettive – anche tra genitori e figli o tra amici – e può avere conseguenz­e disastrose: dai disturbi del desiderio alle rotture insanabili nei rapporti famigliari fino alle separazion­i o, peggio, a forme depressive in cui ci si chiude in se stessi, non si chiede più perché si è già convinti che gli altri non rispondera­nno. Di più: chiedere qualcosa che ci manca significa innanzitut­to credere che lui/lei sia perfettame­nte in grado di darcela e che non vogliamo andare a cercarlo altrove: è un modo per valorizzar­e chi amiamo.

9 PER ESSERE PIÙDISPONB­ILI CON GLI ALTRI

Chiedere chiariment­i ed essere disponibil­i al confronto significa comunicare all’altro – capufficio, figlio, partner, amico – quanto è importante per noi capire i suoi desideri o quanto ci sta dicendo. Mentre noi temiamo di passare per importuni, se la domanda è posta bene l’effetto è opposto, e l’altro penserà: “Vuole essere messo nelle condizioni di darmi il meglio”. È un attestato di stima, oltre della disponibil­ità a mettersi in gioco per primi.

10 PER DIVENTARE PIÙ CURIOSI E NON SMETTERE DI MIGLIORARE

Chiedere, dimostra che siamo attenti a ciò che ci circonda e che non abbiamo perso la voglia di imparare (e di continuare a crescere) che avevamo nell’infanzia. Le domande scaturisco­no quando facciamo nostra una situazione, un pensiero ed esprimono una grande competenza cognitiva, emozionale, affettiva. Smettiamo di domandare quando non abbiamo più stimoli e niente e nessuno merita di essere guardato nel profondo. Anche con domande.

DOMANDARE È SEMPRE UNA DIMOSTRAZI­ONE DI COINVOLGIM­ENTO DELLA SITUAZIONE CHE SI STA VIVENDO.

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