Perché dovremmo fare più domande
Da adulti, smettiamo di chiedere per il timore di apparire disattenti o poco capaci. È uno sbaglio che ci fa perdere le occasioni della vita. I motivi per invertire la rotta
Se “domandare è lecito”, significa che anche per la saggezza popolare chiedere è da sempre considerato un comportamento un po’ azzardato. E invece bisognerebbe farsi meno problemi: molti fraintendimenti – tra amici, col partner, in famiglia, sul lavoro e nella quotidianità – nascono dal fatto che non facciamo abbastanza domande. Magari vorremmo chiedere chiarimenti, ma poi temiamo di passare per incompetenti, disattenti o indiscreti e soprassediamo. Con il rischio di rosicare per una frase che ci ha ferito, non adempiere correttamente a un compito, faticare più del necessario per svolgere una qualsiasi attività.
I CONSIGLI DEL MENTAL COACH Eppure nasciamo con la tendenza a fare domande: secondo ricerche americane, i bambini fra i due e i quattro anni arrivano anche a trecento al giorno. La pubblicitaria Anna Maria Testa, in un recente articolo per Internazionale, sottolinea come la propensione a domandare decresce al crescere dell’età, fino a spegnersi. Pochi alzano la mano durante una lezione universitaria, una conferenza, una presentazione, e più spesso per fare commenti che per chiedere. Più si evita, più diventa difficile osare. Anche perché è un po’ faticoso. Scrive Anna Maria Testa: “Porre una domanda significa entrare in una relazione di scambio. Bisogna anche essere disposti a mettere in crisi il proprio patrimonio di informazioni per accogliere la nuova informazione”, e così rinunciamo a un di più di conoscenza per un di più di stabilità cognitiva ed emotiva”. Peccato: “Fare (e farsi) domande è uno dei fondamenti del pensiero creativo”, conclude Testa. “Ogni domanda che rinunciamo a fare è un’occasione perduta non solo in termini di comprensione, di conoscenza e di relazione, ma anche di invenzione. I bambini di quattro anni lo sanno benissimo». Per smettere di perdere occasioni, Francesco Attorre, medico psicoanalista e mental coach ci propone queste dieci buone ragioni per fare domande. Sempre e senza paura.
1 PER TORNARE BAMBINI
Fare domande richiama la dimensione infantile, un’età della vita in cui chiedere è essenziale per la sopravvivenza. Per Donald Woods Winnicott, uno dei più grandi psicoanalisti dell’infanzia, mamma e papà ideali sono coloro che riescono ad anticipare i bisogni primari del figlio, lasciandogli però la possibilità di manifestare i desideri. Il bambino chiede perché va alla scoperta del mondo, e la curiosità gli serve per crescere.
2 PER ASCOLTARE I NOSTRI DESIDERI
Siccome chiedere è proprio dei bambini, l’adulto può ritenerlo un comportamento che esprime debolezza, dipendenza, sottomissione. Così domandare, diventa un’azione di cui vergognarsi, espressione di fragilità e inaffidabilità. Cresciamo avendo paura di dover chiedere, fino al punto di accettare passivamente ciò che ci viene dato. Il rischio? Arrivare a nascondere anche a noi stessi i nostri bisogni.
3 PER IMPARARE A CREDERE IN NOI STESSI
La curiosità dei bambini a volte viene stigmatizzata: «Smettila di fare domande, sei noioso». Ciò può interferire con la costruzione della nostra auto-
fatte Ogni giorno vengono
Google al motore di ricerca
domande circa 3 miliardi di
stima: ci censuriamo perché non abbiamo abbastanza fiducia in noi e nel nostro valore e, di nuovo, temiamo che “dover” domandare sia una conferma della nostra inadeguatezza. In questo modo, però, finiamo anche per non chiedere niente a noi stessi, quando potremmo invece volere molto di più: nella dimensione professionale, relazionale, sociale, affettiva.
4 PER DIMOSTRARE DETERMINAZIONE
C’è chi teme che fare domande (soprattutto in pubblico, davanti a tante persone) equivalga a esporre i suoi punti deboli e che ciò possa permettere ad altri di schiacciarlo. Invece, domandare è sempre una dimostrazione di forza caratteriale: perché ci si mette in gioco, si manifesta coinvolgimento, si reputa importante l’interlocutore e ciò che sta dicendo, ci permette di dimostrare competenza. Chiedere è un comportamento tutt’altro che debole e passivo, ma decisamente attivo.
5 PER AVERE SUCCESSO NEGLI STUDI
Ragazzi e bambini vanno incoraggiati a fare domande a scuola: gli insegnanti li apprezzano, perché è segno che seguono con attenzione le spiegazioni e vogliono approfondire. Per gli studenti che hanno difficoltà nel percorso universitario, può essere d’aiuto andare a ricevimento dal docente e chiedergli spiegazioni su aspetti non compresi o consigli su libri da consultare: è un atteggiamento che trasmette maturità e impegno, che verrà tenuto in considerazione all’esame.
6 PER ESSERE APPREZZATI SUL LAVORO
Capita che la richiesta di un superiore non ci sia del tutto chiara – magari perché si è espresso male o dà per scontati fatti di cui non siamo a conoscenza – ma, per non fare la figura degli incompetenti, evitiamo di chiedergli ulteriori dettagli, pensando di potercela cavare da soli. È un errore: perché rischiamo di non adempiere al meglio al compito e perché fare domande dimostra passione e voglia di dare il massimo.
7 PER SUPERARE LA PAURA DEL RIFIUTO
Se non chiedo, evito la frustrazione di non veder esaudito il mio desiderio, di non avere risposte o di averle diverse da ciò che mi aspettavo. Non domandare e “accontentarci” di quello che ci viene spontaneamente dato ci fa sentire protetti. Ciò si collega con la paura dell’abbandono: l’altro non mi sta dando qualcosa, ma un suo rifiuto esplicito sarebbe la conferma che è distante da me o si sta allontanando. E a volte preferiamo non saperlo. Ma se chiediamo, la risposta può essere sì o no. Se non chiediamo, di sicuro non otteniamo nulla.
8 PER IL BENESSERE DI COPPIA
Nella vita a due accontentarsi non è una buona idea: smettere di chiedere attenzioni, non manifestare i propri desideri rischia di mettere in crisi la relazione, permettendo al “silenzio” di dominarla. Non chiedendo, non permetto all’altro di attivarsi per me e così facendo lo allontano. È un paradosso che, purtroppo, spesso danneggia le relazioni affettive – anche tra genitori e figli o tra amici – e può avere conseguenze disastrose: dai disturbi del desiderio alle rotture insanabili nei rapporti famigliari fino alle separazioni o, peggio, a forme depressive in cui ci si chiude in se stessi, non si chiede più perché si è già convinti che gli altri non risponderanno. Di più: chiedere qualcosa che ci manca significa innanzitutto credere che lui/lei sia perfettamente in grado di darcela e che non vogliamo andare a cercarlo altrove: è un modo per valorizzare chi amiamo.
9 PER ESSERE PIÙDISPONBILI CON GLI ALTRI
Chiedere chiarimenti ed essere disponibili al confronto significa comunicare all’altro – capufficio, figlio, partner, amico – quanto è importante per noi capire i suoi desideri o quanto ci sta dicendo. Mentre noi temiamo di passare per importuni, se la domanda è posta bene l’effetto è opposto, e l’altro penserà: “Vuole essere messo nelle condizioni di darmi il meglio”. È un attestato di stima, oltre della disponibilità a mettersi in gioco per primi.
10 PER DIVENTARE PIÙ CURIOSI E NON SMETTERE DI MIGLIORARE
Chiedere, dimostra che siamo attenti a ciò che ci circonda e che non abbiamo perso la voglia di imparare (e di continuare a crescere) che avevamo nell’infanzia. Le domande scaturiscono quando facciamo nostra una situazione, un pensiero ed esprimono una grande competenza cognitiva, emozionale, affettiva. Smettiamo di domandare quando non abbiamo più stimoli e niente e nessuno merita di essere guardato nel profondo. Anche con domande.
DOMANDARE È SEMPRE UNA DIMOSTRAZIONE DI COINVOLGIMENTO DELLA SITUAZIONE CHE SI STA VIVENDO.