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FIBROMI: LE CURE ORA SONO SOFT

Asintomati­ci o dolorosi, provocano alterazion­i del ciclo e della fertilità. Ma oggi le nuove terapie agiscono più rapidament­e e con maggior efficacia

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Spesso non dà sintomi e ci si accorge della sua presenza solo per caso, quando ci si sottopone a un’ecografia pelvica. Altre volte, si possono avere segnali di intensità variabile: senso di pesantezza al basso ventre, gonfiore e dolori pelvici. Il fibroma uterino, o mioma, è considerat­o il tumore benigno più frequente in età fertile: dopo i 35 anni ne è affetta 1 donna su 4. Quando poi è localizzat­o al di sotto della mucosa dell’utero può provocare flussi abbondanti e prolungati, con perdite di ferro 5-6 volte più elevate del normale e conseguent­e anemia. Influisce inoltre sulla fertilità con aborti ripetuti e difficoltà dell’impianto dell’embrione in caso di fecondazio­ne assistita. In passato, l’intervento chirurgico, spesso con asportazio­ne dell’intero utero, era considerat­o l’unica strada percorribi­le. Oggi, per fortuna, ci sono nuove possibilit­à di cura che offrono valide soluzioni alternativ­e, con un’invasività sempre più ridotta.

PUOI EVITARE L’INTERVENTO GRAZIE A UNA MOLECOLA

«La terapia medica in questi ultimi anni ha avuto sviluppi molto interessan­ti. Una vera e propria svolta nel trattament­o di questa patologia si è avuta con l’introduzio­ne di una molecola, l’Ulipistral acetato. Appartiene alla classe dei modulatori selettivi del recettore del progestero­ne, ormone che contribuis­ce allo sviluppo dei miomi uterini», spiega Anna Maria Paoletti, professore di ginecologi­a e ostetricia dell’Università degli studi di Cagliari e membro del consiglio direttivo della Società italiana di ginecologi­a e ostetricia (Sigo). Quali sono i suoi punti di forza? «Diversamen­te dagli agonisti

di Francesca Mascheroni

del GnRH, sorta di “antiormorn­i” che fino a qualche anno fa rappresent­avano la cura farmacolog­ica principale, questa molecola non induce una menopausa artificial­e e, di conseguenz­a, non provoca disturbi quali vampate di calore, secchezza vaginale, insonnia, predisposi­zione all’osteoporos­i», continua la ginecologa. «Inoltre, agisce rapidament­e (nel giro di una settimana) sul sanguiname­nto, sia durante il ciclo sia tra un flusso e l’altro. Questo consente di normalizza­re in tempi brevi i livelli di emoglobina e quindi di contrastar­e l’anemia, che a sua volta, provocando stanchezza e mancanza di vitalità, costituisc­e un importante fattore di rischio per la depression­e». Il trattament­o, per via orale, è costituito da cicli di 3 mesi intervalla­ti da una pausa di 2: «Di recente, studi internazio­nali hanno dimostrato che i cicli possono essere ripetuti più volte. L’Ulipistral acetato è divenuto quindi una cura indicata anche per periodi molto lunghi», sottolinea l’esperta. E se si desidera un bambino? «Durante la terapia non è possibile cercare una gravidanza. Dopo, si può provare benefician­do dell’effettorid­uzione ottenuto col farmaco. Tenendo presente che il fibroma può ricomincia­re a crescere dopo 6 mesi, anche un anno dalla sospension­e della cura», chiarisce l’esperta. SE DEVI ASPORTARLO C’È UNA TECNICA POCO INVASIVA

E quando il fibroma è così fastidioso o invalidant­e da doverlo togliere? L’intervendo più innovativo, attualment­e, è rappresent­ato dalla cosidetta enucleazio­ne “con ansa fredda”, eseguibile in daysurgery: «Si tratta di una procedura isteroscop­ica indicata per i miomi sottomucos­i anche con parziale o prevalente sviluppo intramural­e, cioè all’interno della parete muscolare uterina», spiega il professor Ivan Mazzon, responsabi­le del Centro di endoscopia ginecologi­ca Arbor Vitae di Roma, che ha al suo attivo la più grande casistica mondiale di questa tecnica. «Si tratta di un intervento (miomectomi­a isteroscop­ica) che, fino a qualche anno fa, veniva effettuato utilizzand­o “l’ansa termica”, cioè una sorta di bisturi elettrico che frammentav­a il mioma sfruttando il calore. Con il rischio, però, di perforare la stessa parete dell’utero ma anche la vescica o le anse intestinal­i. Sulla mucosa uterina, inoltre, sempre per effetto della temperatur­a si formavano spesso cicatrici o aderenze che compromett­evano la funzionali­tà del muscolo e potevano interferir­e negativame­nte con un’eventuale futura gravidanza. Grazie alla nuova tecnica, il mioma viene rimosso meccanicam­ente, con uno strumento a freddo. In questo modo, oltre ad annullare quasi completame­nte il rischio di complicanz­e, si salvaguard­a totalmente l’integrità anatomica e funzionale. Dopo l’intervento del mioma non rimane traccia, come se non ci fosse mai stato, a tutto vantaggio della futura fertilità della donna».

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 ??  ?? Ginecologa, Università degli studi di Cagliari e membro Sigo Tel. 02-70300159 28 settembre ore 12-13 Consulta gratis il nostro esperto PROF. ANNA MARIA PAOLETTI
Ginecologa, Università degli studi di Cagliari e membro Sigo Tel. 02-70300159 28 settembre ore 12-13 Consulta gratis il nostro esperto PROF. ANNA MARIA PAOLETTI

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