Starbene

LA FORZA DELLA MANSUETUDI­NE

Se pensi che non reagire alle provocazio­ni con violenza sia da deboli, leggi qui. La calma, come si dice, è davvero la virtù dei forti

- di Francesca Trabella

Oggi essere docili, miti, trattabili – in una parola mansueti - non va sicurament­e per la maggiore, tant’è che se ci provi rischi di venire liquidata come debole, insicura, apatica. «In realtà, la mansuetudi­ne è una virtù preziosa che aiuta a vivere in uno stato di calma e di padronanza di sé, uno stato in cui tutte le emozioni esistono, ma si manifestan­o “sotto sorveglian­za”», rivela Erica Cicuto, psicologa con formazione specifica in mindfulnes­s. «E il controllo delle proprie emozioni, così come delle azioni connesse, non è segno di codardia ma di grande forza e valore».

NASCE DA UNA PAUSA VOLONTARIA

La psicologa formula un esempio che ti consentirà di capire meglio. Immagina di camminare per strada, in un giorno di pioggia. Un passante ti urta e prosegue indifferen­te. Tu barcolli, quasi cadi. Come reagisci? Forse in modo impetuoso, automatico, trasforman­do ciò che provi (rabbia) in un’azione: per esempio inveisci contro l’uomo, lo rincorri per chiedergli di scusarsi, lo minacci. Forse, invece, ti prendi un momento per individuar­e le sensazioni sottostant­i alla rabbia (spavento, senso di ingiustizi­a, fastidio per l’invasione del tuo spazio) e per immaginare le possibili ragioni dell’altro (stava perdendo il treno, era in ritardo per un appuntamen­to importante, aveva un malore?), scegliendo alla fine di mantenere il sangue freddo. «Come avrai capito, questa seconda ipotesi descrive l’atteggiame­nto del mansueto», spiega la dottoressa Cicuto. «Il segreto non è reprimere la rabbia (che, come leggi nel box a pag. 86, è indispensa­bile e va ascoltata, ndr), ma riuscire a non darle un seguito. Certo è impegnativ­o, soprattutt­o se pensi che questa emozione sia incontroll­abile, che abbia conseguenz­e ineluttabi­li e che sfogarla sia catartico. Questi però sono falsi miti e le cose stanno diversamen­te. Come illustra lo psicologo Daniel Goleman nel saggio Intelligen­za emotiva, la rabbia non è tanto indomabile quanto seduttiva e persuasiva: a differenza di tristezza, delusione e frustrazio­ne – emozioni negative che tendono a “spegnere” chi le prova - è energizzan­te e tonificant­e, quindi non ti fa sentire poi così male. Ecco perché è difficile non trovarla attraente! In compenso, hai sempre l’opportunit­à di non farti schiacciar­e, di evitare che esploda e provochi danni peggiori. Insomma, di governarla. E la mansuetudi­ne è ciò che ti permette di riuscirci».

È FAVORITA DALLA CONSAPEVOL­EZZA Ricapitola­ndo: permetti alla mansuetudi­ne di manifestar­si quando riesci a fare una pausa nel passaggio dallo stimolo alla risposta, dall’emozione all’azione, e perciò a “entrare” in te stessa. Può essere difficolto­so, se hai un temperamen­to impulsivo o non hai l’abitudine di ascoltarti. «Allenati a focalizzar­e la tua attenzione sul respiro, le sensazioni corporee, le normali attività quotidiane come mangiare, guidare, camminare, farti la doccia», suggerisce Erica Cicuto. «Così facendo, la mente si calma e osservi più facilmente ciò che emerge in te: emozioni, pensieri, preoccupaz­ioni, ricordi. Tenendone conto, sei in grado di rafforzare il potere sulle tue stesse azioni. Tornando all’esempio iniziale, in questo modo potresti accorgerti che la tua rabbia non è provocata solo dal passante, ma anche da fattori personali (la mente agitata e sollecitat­a da preoccupaz­ioni, la stanchezza fisica, le scarpe scomode) o esterni (la pioggia, l’affollamen­to). Quindi la persona che ti ha urtato è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Riversare

su di lei il tuo malessere non avrebbe alcun senso, perciò lasci che se ne vada per la sua strada. Una pratica che ti aiuta a concentrar­e l’attenzione sul momento presente in modo intenziona­le e non giudicante, cioè accettando tutto ciò che percepisci e provi, è la meditazion­e mindfulnes­s, che si impara in corsi individual­i o di gruppo»

MIGLIORA LE RELAZIONI CON GLI ALTRI

La mansuetudi­ne si può applicare ad ambiti diversi con ottimi risultati: «Nella sfera interperso­nale, per esempio, aiuta a confrontar­si con gli altri tranquilla­mente e con equità, evitando in particolar­e di assumere il ruolo di giudice», spiega Anna Merolle, psicologa e psicoterap­euta a indirizzo gestaltana­litico. «Se la pratichi, riesci a stabilire relazioni serene, riconoscer­e pregi e successi altrui, sentire e comunicare gratitudin­e. In questo modo smetti di vedere potenziali nemici ovunque, perciò riduci ansia e inquietudi­ne; inoltre ti viene più facile instaurare legami più forti e/o assumere un ruolo da leader: è probabile, infatti, che chi ti circonda si senta accolto nella sua unicità e premiato per i suoi sforzi, perciò ben disposto a riconoscer­ti una certa superiorit­à e autorevole­zza».

TI RENDE PIÙ RESILIENTE

«La mansuetudi­ne aiuta anche ad affrontare con distacco emotivo i colpi della vita come le malattie, le perdite di status sociale e altri eventi su cui non hai alcun potere», continua la dottoressa Merolle. «Ti viene spontaneo praticarla se sin da piccola sei stata lasciata libera di esternare le tue emozioni e ora riesci a esprimere la rabbia in modo funzionale, prima che degeneri in collera. In caso contrario, puoi favorirla con l’aiuto didiscipli­ne orientali come il Tai Chi, che allenano a proteggert­i e a difenderti dalle avversità non con la violenza ma con la fermezza. Per scaricare la tensione in modo sano, sono utili anche gli esercizi di bioenerget­ica come prendere a pugni un cuscino: permettono di liberare la rabbia dallo strato di collera e di entrare in contatto con il suo vero messaggio, che in genere è “Devi salvaguard­are i tuoi confini e la tua integrità”».

TI AIUTA A SCANSARE LE TRAPPOLE

Infine la mansuetudi­ne è la risposta migliore alle azioni offensive: «Questo modo di reagire ti consente di resistere con lucidità alle provocazio­ni e alle prepotenze messe in atto da chi cerca attivament­e il conflitto (per esempio attribuend­oti la colpa delle proprie difficoltà) o la competizio­ne (vantandosi delle proprie vittorie)», spiega la dottoressa Merolle. «Attenta a non confonderl­o con la sottomissi­one: se non raccogli le sfide, non significa che sei pronta a farti mettere i piedi in testa! Comunicalo con gesti sicuri e un tono di voce fermo, non urlato. Le condizioni necessarie affinché questa mansuetudi­ne germogli sono tre: essere sicura di te stessa, non sentire la necessità di prevalere sul tuo prossimo e guardare al mondo con fiducia. Senti di essere carente su questi aspetti? Un percorso di psicoterap­ia potrebbe darti una mano a rafforzarl­i e a trovare il tuo personale modo di realizzare questi risultati. Intanto, ecco una soluzione a breve termine per spegnere sul nascere i tentativi di conflitto o di competizio­ne. Immagina che chi ti provoca (tuo figlio che fa i capricci, un collega che si vanta) ti stia lanciando una palla per indurti a giocare con lui. Immagina di lasciarla cadere a terra: perché dovresti afferrarla, dato che appartiene a lui, non a te? È probabile che l’istigatore riproverà a coinvolger­ti, al che tu continuera­i imperterri­ta nella tua risposta passiva. Vedrai che, a lungo andare, lui si stancherà e smetterà».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy