I SEGRETI CHE È GIUSTO PROTEGGERE
Pare che ciascuno di noi abbia mediamente 13 segreti, di cui 5 mai rivelati a nessuno. Lo dice Micheal Slepian, studioso di psicologia della segretezza. Se 13 è una quantità di segreti verosimile, possederne 5 noti solo a me stessa mi sembra impossibile. I segreti per me esistono solo in quanto mi offrono l’opportunità di avere un confidente. Ossia di costruire uno spazio privato con una persona cara in cui si parla di argomenti che conosciamo solo noi. Una stanza intima e inaccessibile al resto del mondo. I segreti che porto in questo luogo sono spesso inutili, interessano solo i presenti oppure sono segrete interpretazioni della realtà. Nulla che non mi faccia dormire la notte o che mi faccia arrovellare il cervello attorno a ipotesi stralunate, nulla che mi provochi sensi di colpa o che mi appesantisca la giornata: tutti effetti collaterali del possedere segreti, come spiegano gli studiosi a pag. 88. Qualche volta, invece, mi è capitato di essere ammessa nella stanza privata di un amico, alla presenza di un segreto ingombrante come un macigno. Di quelli che ti permettono solo di girarci attorno, senza possibilità di addolcire la loro presenza. Sono i segreti relativi a preferenze sessuali ritenute inconfessabili, oppure debolezze lavorative che si cerca di mascherare, o ancora gesti e parole di cui si vergogna. Convivere con questi segreti non è vivere. Neppure per chi è chiamato nel ruolo di confidente. Si finisce per allontanare tutti, piuttosto che abbandonarsi a un liberatorio coming out. Con i segreti dovremmo tornare ad avere il rapporto che avevamo da bambini. Confessare, lasciar andare i più grossi e custodire gelosamente quelli che ci sembrano bottini per la nostra cassaforte. Gemme preziose che spariscono nel momento in cui le riveli. Il segreto, quando si è piccoli, è il primo passo verso l’indipendenza dai grandi e verso la fratellanza o sorellanza con gli amici.