FAI IL TUO PSICO CURRICULUM
Per trovare lavoro, il nuovo trend è raccontare non solo quello che sai fare, ma anche come lo fai
Che cosa serve al tuo curriculum? Un po’ di personalità. La tua. Un elenco piatto di titoli di studio ed esperienze di lavoro ormai non funziona più e non è sufficiente per diventare una candidata appetibile agli occhi di un potenziale datore di lavoro. Il nuovo trend è dunque raccontare non solo quello che sai fare, ma anche in che modo lo fai. Perché il tuo stile è ciò che ti rende diversa da tutti gli altri candidati. «Si chiamano soft skills», spiega Nicola Giaconi, psicologo esperto di ricollocamento e autore di vari libri sulla ricerca del lavoro. «Sono l’insieme delle attitudini, delle qualità e delle motivazioni che ci spingono verso una certa scelta professionale. Tutti elementi importanti quando si va a descrivere le proprie competenze perché permettono ai nostri interlocutori di capire se e come possiamo interfacciarci con il clima aziendale e con le persone, superiori e colleghi, con le quali ci proponiamo di collaborare». Facciamo qualche esempio. Se ti proponi come consulente aziendale, potresti scrivere che svolgi questo compito con passione, in maniera dinamica e che sei capace di risolvere situazioni potenzialmente conflittuali in modo pratico e inclusivo. Se hai esperienze di lavoro a contatto con il pubblico, potresti evidenziare il fatto che sei empatica e sai gestire lo stress.
TRE REGOLE DA NON DIMENTICARE Scrivere uno psico curriculum, tuttavia, non è affatto semplice. Ecco i consigli del nostro esperto per farlo al meglio.
«Il paragrafo che dovrà contenere lo stile del candidato è quello iniziale. Si chiama personal statement ed è una sorta di breve presentazione: chi siamo, che cosa sappiamo fare e perché ci stiamo Il curriculum deve essere breve, leggibile e scritto bene. proponendo», spiega Giaconi. «Il tutto in poche righe, con un massimo di tre o quattro aggettivi». Semplice, ma non semplicistica.
La descrizione del nostro stile non deve scadere nella banalità. Per scegliere con accuratezza gli aggettivi che descrivono il tuo modo di lavorare occorre fare un vero e proprio inventario di te stessa. «Suggerisco di analizzarsi attraverso un elenco delle nostre migliori qualità abbinate alle competenze professionali», prosegue il dottor Giaconi. Chiediti come definiresti il tuo modo di fare? Rapido, diretto, creativo? Sei disciplinata, curiosa, responsabile? Risolvi i problemi con determinazione, crei relazioni tra le persone cercando di eliminare le barriere? Condividi con passione gli obiettivi da raggiungere, sai ascoltare? Hai una grande capacità di concentrazione e prendi decisioni ponderate? A parità di capacità professionali, le persone possono lavorare in modo molto diverso perché hanno personalità uniche e irripetibili.
Evita le confessioni.
«Il personal statement deve descrivere le nostre attitudini ma non sfociare in toni troppo colloquiali o personali», avverte Giaconi. «Per questo è meglio evitare di confessare gli aspetti negativi o inserire elementi relativi alla sfera familiare o privata che danno la sensazione di voler attirare l’attenzione su di sé e non sui comportamenti lavorativi».