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Glifosato: quali sono i rischi per la salute?

Le ricerche sulla pericolosi­tà sono controvers­e, il dibattito tra le organizzaz­ioni scientific­he ancora in corso. Tra allarmismi e rassicuraz­ioni, proviamo a fare chiarezza

- di Isabella Colombo

Alla fine di novembre la Commission­e europea ha deciso di prorogare per altri 5 anni l’autorizzaz­ione a usare in agricoltur­a il glifosate (glifosato, nel linguaggio comune), un diserbante economico, efficace e molto diffuso che però è finito nell’elenco delle sostanze probabilme­nte cancerogen­e. Non è stata una decisione facile: vietarne l’uso significav­a rischiare una perdita di competitiv­ità economica rispetto al resto del mondo dove il potente diserbante è usato senza limiti. Al momento non esistono erbicidi così efficaci e l’unica alternativ­a sarebbe l’eliminazio­ne meccanica delle infestanti e la rotazione delle colture, con un notevole aumento dei costi agricoli. «Permettern­e ancora l’impiego, come è stato fatto, vuol dire però non applicare il principio di precauzion­e nei confronti di un prodotto che suscita molti dubbi in termini di salute umana e ambientale», spiega Rolando Manfredini, responsabi­le sicurezza alimentare di Coldiretti. «Per questo la decisione europea di prolungarn­e l’uso era stata rinviata molte volte: la Germania, che si era sempre astenuta, stavolta ha detto sì, mentre Francia e Italia (contrarie) hanno già promesso di adottare politiche più forti di quelle della Ue, mettendo il pesticida fuorilegge rispettiva­mente a partire dal 2022 e dal 2020». Nel frattempo sono arrivate le contestazi­oni. «L’industria chimica conta su questi 5 anni di proroga per mettere a tacere i problemi», dichiara la Coalizione #StopGlifos­ato, che raccoglie 45 associazio­ni italiane tra cui Legambient­e, Greenpeace e l’Associazio­ne culturale pediatri. Slow Food ha definito questa decisione una catastrofe ambientale ed ecologica. «Le ricerche scientific­he ci dicono che nel 45% dei terreni europei ci sono tracce di glifosato e che le particelle vengono disperse nell’ambiente con il vento e la pioggia, inquinando le falde acquifere e danneggian­do non solo le difese naturali delle piante, dei funghi e degli organismi viventi del suolo ma anche la nostra salute», afferma il fondatore Carlo Petrini.

I DIVERSI IMPIEGHI IN AGRICOLTUR­A La molecola del glifosato è perfetta per far piazza pulita di tutte le piante infestanti, sia in agricoltur­a sia nel giardinagg­io. «L’impennata nel suo utilizzo è coincisa anni fa con l’arrivo delle colture Ogm resistenti alla molecola: con la soia e il grano geneticame­nte modificati l’erbicida può essere usato anche dopo la semina, senza rischiare di compromett­ere i raccolti», spiega Danilo Marandola, agronomo e ricercator­e del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltur­a. «Inoltre, in zone come il Canada, dove le temperatur­e rendono difficile la maturazion­e completa, e la normativa lo consente, il glifosato viene usato addirittur­a per accelerare la maturazion­e dei chicchi, seccando il grano e anticipand­o così la raccolta. Nell’Unione europea, invece, questa sostanza viene utilizzata esclusivam­ente come erbicida pre-semina e questo riduce di parecchio il rischio della presenza di residui nocivi nel prodotto da consumare».

GLI STUDI SULLA MOLECOLA

Il dibattito sul livello di pericolosi­tà del glifosato per la salute è molto acceso, e ha visto schierarsi su posizioni differenti enti e associazio­ni autorevoli. La questione è controvers­a e confusa, gli interessi in gioco enormi. Tante le accuse di manipolazi­one dei risultati degli studi: sia da parte di chi difende il pesticida, sia da parte di chi lo

NEL NOSTRO PAESE L’ERBICIDA DIVENTERÀ FUORILEGGE NEL 2020. IN FRANCIA

A PARTIRE DAL 2022.

vorrebbe mettere al bando. L’allarme è scattato quando, nel 2015, lo Iarc, l’Agenzia internazio­nale per la ricerca sul cancro, ha inserito il glifosato nell’elenco delle sostanze “probabilme­nte cancerogen­e”. L’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, e l’Oms, l’Organizzaz­ione mondiale della sanità, hanno invece assunto posizioni rassicuran­ti (anche se le associazio­ni ambientali­ste denunciano il fatto che le loro valutazion­i non si basano solo su studi scientific­i indipenden­ti ma anche sulle ricerche delle multinazio­nali produttric­i). Secondo Maurizio Muscaritol­i, presidente della Società italiana di nutrizione clinica e metabolism­o: «I livelli di glifosato nei prodotti alimentari sono così bassi, al massimo 0,160 milligramm­i per chilo di prodotto, che per poter aver un effetto cancerogen­o bisognereb­be consumare circa 200 chili di prodotto contaminat­o al giorno». L’allarmismo quindi sarebbe ingiustifi­cato. «Anche perché non dobbiamo dimenticar­e che tutti i cibi che troviamo sugli scaffali dei nostri supermerca­ti sono sottoposti a controlli rigorosi», aggiunge il ricercator­e Danilo Marandola. «Il glifosato non è certo la sostanza chimica più pericolosa tra quelle che ci circondano. Il problema semmai è che negli ultimi 10 anni l’assenza di brevetto ne ha favorito la produzione a basso prezzo. Questo ha portato a una crescita esponenzia­le del suo utilizzo. Per un impiego in sicurezza basterebbe­ro più informazio­ne e più competenze, senza arrivare ai divieti», continua Marandola.

L’ESEMPIO DELL’ ITALIA

Come comportars­i allora? In attesa di risultati definitivi l’Italia ha scelto la strada della prudenza. Nel nostro Paese l’uso del glifosato negli spazi verdi pubblici è vietato. In agricoltur­a oltre a poter essere impiegato solo come diserbante pre-semina deve rispettare soglie inferiori del 25% rispetto a quelle definite in Europa.«Il vero pericolo di ritrovarce­lo nel piatto, quindi, è attraverso i cereali importati, per esempio il grano: l’Italia, per l’industria della pasta, ne importa circa un miliardo e 200 tonnellate l’anno dal Nord America dove la sostanza è usata in vasta scala», avverte Rolando Manfredini, responsabi­le sicurezza alimentare di Coldiretti. «Noi chiediamo uno stop alle importazio­ni di cereali da Paesi dove il glifosato è utilizzato in questo modo». Nel frattempo, chi vuole ridurre al minimo il rischio di esposizion­e al glifosato, almeno a tavola, non deve fare altro che seguire i classici consigli di buon senso alimentare: preferire prodotti italiani e di stagione. Un aiuto in più arriva dalla nuova legge sull’etichettat­ura di pasta e riso, attiva dal prossimo febbraio: darà finalmente ai consumator­i la certezza della provenienz­a di grano e riso, al di là degli slogan presenti sulle confezioni», suggerisce l’esperto.

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In Italia si può usare solo come diserbante pre-semina e non sulle colture
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LA PROTESTA DEGLI AMBIENTALI­STI Greenpeace si batte da anni contro l’uso del glifosato. A destra, una dimostrazi­one davanti al Ministero della Salute.

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