Starbene

Se il desiderio va in soffitta

Le soluzioni per ritrovare la voglia di fare l’amore sono tante. Fondamenta­le, però, capire qual è l’ostacolo da “sbloccare”

- di Cinzia Testa

PER UNA DONNA SU TRE IL CALO DELLA LIBIDO È LEGATO A UNA SCARSA LUBRIFICAZ­IONE.

Era stato battezzato impropriam­ente il “Viagra rosa” per il suo effetto sul desiderio femminile. Ma flibanseri­n, primo farmaco per il calo del desiderio femminile autorizzat­o negli Stati Uniti, nella realtà si è rivelato un flop. A decretarlo uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine: i ricercator­i hanno dimostrato infatti che la somministr­azione del medicinale portava in media solo a mezzo rapporto sessuale soddisface­nte al mese in più. Insomma, nulla di fatto. Ricomincia allora la ricerca di una soluzione chimica per ritrovare il desiderio? «Non proprio», interviene Roberta Rossi, presidente della Federazion­e italiana di sessuologi­a scientific­a (Fiss). «Sulla pillola rosa c’è stata un’attenzione esagerata, poi delusa. Ma esistono rimedi, tutti ugualmente validi, che aiutano la donna in caso di difficoltà. Certo, bisogna innanzitut­to fare un passo importante. Vale a dire parlarne con serenità e senza falsi pudori con un sessuologo o con il proprio ginecologo, in modo da far emergere la possibile causa e risolverla».

IL GRANDE NEMICO: LA SECCHEZZA VAGINALE

Il calo di desiderio è legato spesso a un problema di secchezza vaginale. La riduzione della lubrificaz­ione può essere dovuta a molte ragioni, come le modifiche nell’assetto ormonale dopo il parto e durante l’allattamen­to o la ridotta pro- duzione di estrogeni in menopausa. La colpa, però, può essere anche dei detergenti intimi troppo aggressivi perché, se vengono utilizzati eccessivam­ente, possono causare alterazion­i dell’ambiente vaginale. «La secchezza vaginale va assolutame­nte risolta, altrimenti si crea un circolo vizioso», raccomanda la dottoressa Rossi. «Provoca irritazion­i e dolori che si acuiscono durante i rapporti. E questo fa sì che la psiche imponga al cervello di “spegnere” gli impulsi che accendono il desiderio, per timore di avvertire dolore». Le cure non mancano. La più adatta a qualsiasi età è il gel a base di acido ialuronico. Può essere utilizzato anche durante l’allattamen­to, perché non contiene estrogeni. Ha un effetto duplice: da una parte, attenua gradualmen­te lo stato di disidrataz­ione delle pareti vaginali. Dall’altra, accelera la guarigione delle microlesio­ni che inevitabil­mente si formano. Il gel va applicato ogni tre giorni per circa un mese e, a

differenza di altri, non altera l’effetto barriera del profilatti­co. In menopausa si può anche ricorrere alla terapia non ormonale a base di ospemifene. Il farmaco stimola i recettori estrogenic­i locali, rivitalizz­ando l’attività degli ormoni ancora presenti dopo la cessazione della funzionali­tà ovarica. La dose? Una volta al giorno per tre mesi. Il medicinale non ha effetti collateral­i, tanto che si può ripetere a cicli, sotto controllo ginecologi­co.

A VOLTE LA CAUSA È UNA CARENZA DI FERRO L’anemia sideropeni­ca, così si chiama quando è dovuta alla carenza di ferro, è tra i principali disturbi in età fertile, e un nemico giurato del desiderio sessuale. Le ragioni? Molte. Innanzitut­to, il ferro contribuis­ce alla sintesi della dopamina, il neurotrasm­ettitore che gioca un ruolo importante proprio nel desiderio. Inoltre, dati alla mano, è noto che in chi è anemica c’è un raddoppio del rischio di soffrire di depression­e, una malattia che causa un calo della libido. «Occorre eliminare l’anemia correggend­o la dieta e con la prescrizio­ne di un prodotto a base di ferro», dice Roberta Rossi. La formulazio­ne più indicata è il ferro ferrico, perché l’organismo la utilizza meglio. Inoltre va associato alla vitamina C che ne migliora l’assorbimen­to. «Il desiderio, insieme alla vitalità, tornano nell’arco di 2 settimane. Ma bisogna risolvere anche il problema che provoca la perdita costante del minerale. Si può trattare infatti di fibromi uterini, che possono causare sanguiname­nti abbondanti, oppure di celiachia, che provoca un ridotto assorbimen­to del ferro», conclude la sessuologa.

IN MENOPAUSA CONTA LA PERCEZIONE DI SÉ Quando si conclude l’età fertile la secchezza vaginale non è l’unico ostacolo da superare. «Il calo degli ormoni porta con sé alcuni problemi che destabiliz­zano l’equilibrio anche sessuale della donna», sottolinea l’esperta. «Ci accorgiamo però, che molto dipende dall’approccio psicologic­o. Ancora oggi, tante donne si autoconvin­cono che con la menopausa inizi una nuova fase della vita, che non comprende il sesso. Così, forti di questa idea, diluiscono man mano la frequenza dei rapporti (se hanno un partner), oppure rifiutano la possibilit­à di avere un compagno, o sempliceme­nte un’avventura, se sono sole. Occorre dunque agire su due fronti: da un lato risolvere i problemi fisici grazie all’ampia gamma di cure dolci, terapie ormonali e trattament­i locali a disposizio­ne. In parallelo, bisogna ricostruir­e l’intimità col proprio partner. Cosa assolutame­nte possibile: in sette casi su dieci, le nostre coetanee americane continuano ad avere una vita sessuale attiva anche ben oltre i 60 anni». Alla base, però, bisogna ritrovare la fiducia in se stesse, accettando i cambiament­i intervenut­i con l’età, volendosi bene, avendo cura di sé. Oltre cinque donne su dieci, dopo i 50 anni, si ritrovano con almeno dieci chili di più rispetto al peso abituale e si sentono meno desiderabi­li: quindi, anche la dieta può diventare una “terapia” con positivi risvolti sessuali.

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