Starbene

«Così mio figlio è uscito dal silenzio»

Agostino è uno dei tanti bimbi con deficit psicosenso­riali, motori e cognitivi seguiti dalla Lega del Filo d’Oro. Samuela, la mamma, ci racconta i problemi, i progressi e il modo, tenerissim­o, di comunicare del suo bambino

- di Rossella Briganti

Appena nato Agostino fu intubato. Aveva le coane (i “tubicini” del naso) chiuse, una rara malformazi­one congenita che impediva al piccolo di respirare. Ma i problemi non finivano lì. Trasferito in terapia intensiva all’Ospedale Salesi di Ancona, gli diagnostic­arono una coartazion­e aortica. Ovvero un restringim­ento dell’aorta del cuore che impediva al muscolo cardiaco di pompare il sangue correttame­nte. Inoltre, scoprirono che i suoi occhietti soffrivano di coloboma (“forellini” nel nervo ottico) e che il sinistro era affetto da microftalm­ia, la piccolezza congenita del bulbo oculare.

UN INTERVENTO DIETRO L’ALTRO Collegando queste malformazi­oni, i medici gli diagnostic­arono la sindrome di Charge, una rara malattia genetica. E così Agostino, piccolissi­mo, è stato sottoposto a una serie di interventi chirurgici tesi a correggere le malformazi­oni anatomiche. A 20 giorni è stato operato al cuore presso un distaccame­nto del Policlinic­o Umberto I di Roma, che ha sede ad Ancona, a due mesi ha subìto un intervento alle coane all’ospedale Meyer di Firenze, e poi ancora alla laringe perché soffriva di stenosi sottoglott­ica, un’altra malformazi­one che gli impediva di respirare bene e di nutrirsi come tutti i neonati del mondo. Niente seno materno né biberon. Ancora oggi, a sei anni e mezzo, Agostino non conosce i sapori dei cibi. Non ha mai mangiato la pizza o le patatine fritte. Viene nutrito attraverso la Peg (gastrostom­ia endoscopic­a percutanea), un tubicino che arriva direttamen­te allo stomaco portandogl­i tutto quello di cui ha bisogno per crescere.

I PRIMI CONTATTI

Ma noi siamo una famiglia unita e non ci siamo mai arresi. A otto mesi, Agostino non solo non gattonava, non riusciva nemmeno a stare seduto. Con i vari interventi i problemi “anatomici” erano stati risolti ma, non udendo, vedendo da un occhio solo e con un deficit cognitivo, il mio bambino era confinato in una bolla di silenzio. Lo portai alla Lega del Filo d’Oro che, fortunatam­ente, ha la sede dove abitiamo, a Osimo. E da quel giorno lo hanno preso in carico con amore e grande attenzione ai suoi bisogni. Subito gli hanno fatto dei test cognitivi, visivi, uditivi, psicomotor­i e altre prove per inquadrare il problema. E hanno cercato di entrare in contatto con lui. In che modo? Con tutti i mezzi di comunicazi­one possibili, perché non

«IL PERCORSO EDUCATIVO DI OGNI BAMBINO VIENE STUDIATO DA UN’ÉQUIPE MULTIDISCI­PLINARE».

esiste solo la parola. C’è la musica, la pittografi­a, la fotografia, i gesti del corpo. Piccolissi­mo, Agostino veniva sdraiato sul pianoforte della musicotera­pia e restava in ascolto delle vibrazioni provenient­i dalla tastiera. Ancora oggi il piano è il suo strumento preferito: schiaccia i tasti e si diverte un sacco. E grazie alla fisioterap­ista ha imparato a camminare. Non è stato facile per lui perché i problemi all’orecchio riguardano non solo la coclea ma anche i canali semicircol­ari, sede dell’equilibrio. Da piccolo, cercava di alzarsi in piedi e poi cadeva. Ma da due anni cammina da solo, grazie alle tecniche di riabilitaz­ione dispensate dalla fisioterap­ista del Filo d’Oro, che collabora insieme alla psicologa, alla logopedist­a, alla musicotera­pista e alle altre educatrici specializz­ate. Un team davvero molto affiatato e preparato.

TANTE FOTO PER AMICHE

Per mio figlio è importante essere accolto da un gruppo educativo che lavora in armonia, segnando i suoi progressi passo dopo passo. Gli esperti arrivano dove i genitori, con tutto il loro amore, non riescono ad arrivare. Loro mi hanno insegnato a comunicare con lui, attraverso la Lis (la lingua italiana dei segni) e un tabellone pieno di foto che Agostino prende e mostra per far capire i suoi bisogni. Vuole andare in bagno? Ecco qui la foto della toilette. Vuole sfogliare insieme un libro? Basta puntare il dito sulla fotografia corrispond­ente. È importante imparare ad usare tutti gli ausili possibili nella comunicazi­one quotidiana, noi con lui. Nelle orecchie Agostino ha delle protesi acustiche ma, benché dai test audiometri­ci risulti che qualche suono dovrebbe arrivargli, non sembra rispondere agli stimoli uditivi. Qualche volta, chiamandol­o forte per nome, si gira. Ma è raro. Eppure Agostino ha trovato un modo tutto suo di bypassare il vuoto dei sensi. Come tutti i bambini del mondo, gioca con la palla, impila cubi di plastica per costruire i castelli e fa un mare di coccole a suo fratello Tommaso di tredici anni. Se non c’è lo cerca… come? Dandosi un pizzocotto sulla guancia. Il gesto affettuoso che suo fratello gli faceva da piccolo e che è diventato il suo “segno-nome”. Il suo modo per chiamarlo a sé.

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Sfogliare i libri imparando a classifica­re oggetti e colori. Incasellar­e o impilare cubi e mattoncini: sono alcuni dei momenti ricreativi e formativi alla Lega del Filo d’Oro.
GIOCANDO S’IMPARA Sfogliare i libri imparando a classifica­re oggetti e colori. Incasellar­e o impilare cubi e mattoncini: sono alcuni dei momenti ricreativi e formativi alla Lega del Filo d’Oro.
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 ??  ?? IN FAMIGLIA In alto, Agostino insieme a mamma Samuela, papà Stefano e al fratello Tommaso. A sinistra, il piccolo di casa si fa fare le coccole in braccio a papà.
IN FAMIGLIA In alto, Agostino insieme a mamma Samuela, papà Stefano e al fratello Tommaso. A sinistra, il piccolo di casa si fa fare le coccole in braccio a papà.
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