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UNA GUIDA PER DIFENDERTI DALLO SMOG, DALLE ONDE ELETTROMAG­NETICHE E DAI RUMORI

SONO TANTE LE INSIDIE AMBIENTALI CHE POSSONO MINARE LA SALUTE. PROTEGGITI SEGUENDO I CONSIGLI DEI NOSTRI ESPERTI: DAI CIBI CHE NEUTRALIZZ­ANO I VELENI, ALLE PIANTE CHE RIPULISCON­O L'ARIA AI SISTEMI PER BLOCCARE LE RADIAZIONI NOCIVE

- di Ida Macchi

Inquinamen­to ambientale: un nemico invisibile che attacca su più fronti. A partire dall’aria che respiriamo: il nostro Paese si è già aggiudicat­o la maglia nera da parte dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea). Quest’anno, infatti, i blocchi del traffico per lo sforamento dei livelli massimi di PM 10, il particolat­o in cui si celano le ancor più temibili polveri sottili (il PM 2,5), sono scattati in molte città della penisola addirittur­a prima di accendere i termosifon­i. E il satellite 5P, che ha fornito la prima mappa degli inquinanti dell’atmosfera, ha identifica­to nella Val Padana una delle aree più inquinate d’Europa per le elevate concentraz­ioni di monossido di carbonio. Allarme rosso anche da parte di Greenpeace: a novembre ha monitorato i valori del biossido d’azoto nei pressi di dieci scuole dell’infanzia ed elementari di Milano, scoprendo che erano ampiamente sopra il valore individuat­o dall’Oms per la protezione della salute. Già, perché i veleni dispersi nell’aria sono temibili killer, da cui non possiamo difenderci chiudendoc­i tra le mura domestiche: anche qui si cela un esercito di inquinanti, comprese le onde elettromag­netiche emesse dal wi-fi e dal pc, ormai immancabil­i in ogni famiglia, o il rumore che non sempre riusciamo a chiudere fuori dalla porta. Che fare allora? In queste pagine i nostri esperti rispondono a tutti i quesiti sulle insidie dei vari tipi di inquinamen­to e sui modi per fronteggia­rle al meglio.

QUALI SONO GLI EFFETTI DELLO SMOG? «I veleni dispersi nell’aria hanno come bersaglio privilegia­to le vie respirator­ie: creano uno stato infiammato­rio cronico delle mucose di naso, gola e bronchi. Nello stesso tempo, le rendono più reattive e sensibili agli allergeni, come pollini e acari», spiega il professor Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (simaonlus.it) e docente di prevenzion­e ambientale all’Università di Milano. «Il risultato è una maggior incidenza di raffreddor­i, mal di gola, bronchiti e broncopolm­oniti, ma anche di riniti e asma allergico». Ma i problemi non si fermano qui. Anche se il fumo di sigaretta è il primo killer dei polmoni, uno studio pubblicato sul Lancet sostiene che a ogni aumento di 10 microgramm­i di PM 10 nell'aria il rischio di tumore aumentereb­be del 22%. «Una frazione del particolat­o (il black carbon), inoltre, è un nemico anche per il cuore perché riesce a superare la barriera degli alveoli e ad infiltrars­i nel sangue, aumentando la frequenza cardiaca e la pressione e

facilitand­o, in chi già soffre di malattie del cuore, la formazione di trombi, con un aumento così dei casi di infarto o ictus», aggiunge il professor Miani. Sembrerebb­e a rischio anche la salute del cervello: secondo una recente ricerca dell’università di Lancaster, pubblicata sulla rivista scientific­a Pnas, i veleni delle città penetrano anche tra neuroni e sinapsi. Sul banco degli imputati i componenti metallici del particolat­o ultrafine, che possono addirittur­a essere tra i responsabi­li dell’Alzheimer.

CHE COSA SI PUÒ FARE PER RIDURRE L'INALAZIONE DI POLVERI SOTTILI &CO.?

«Bisognereb­be evitare di camminare nelle strade molto trafficate, dove oltre alle polveri sottili si concentran­o gas di scarico come il benzene o idrocarbur­i policiclic­i aromatici, come il benzopiren­e che è cancerogen­o, cercando percorsi alternativ­i dove la viabilità è meno intensa», suggerisce la professore­ssa Paola Fermo, docente di chimica analitica dell'università di Milano. «Prima di fare attività fisica o di andare in bicicletta, soprattutt­o se si vive in una città del Nord dove l’allerta smog è spesso in agguato, meglio verificare se la qualità dell’aria lo permette». Lo si può fare andando sui siti dell’Arpa della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna che riportano bollettini, aggiornati in tempo reale, con i tassi dei maggiori inquinanti. Oppure si può consultare aqicn.org, sito che fa parte del progetto World Air Quality Index e che fornisce, in tempo reale, i dati sulla qualità dell’aria di più di 60 città italiane. LA MASCHERINA, INDOSSATA IN BICI O IN MOTORINO, È UTILE?

«Purtroppo no», risponde la professore­ssa Fermo. «Non blocca il particolat­o, nemmeno quello più grossolano e anche quelle con filtro Epa che dovrebbero trattenere le particelle fini, di fatto si dimostrano poco efficaci. Andare in bici o a camminare dopo che ha piovuto, invece, riduce in parte i rischi perché abbatte per lo meno il PM 10, e quindi le particelle più grossolane, anche se non azzera quelle fini. Queste vengono invece spazzate via dal vento che, quando spira, decreta l’ok a fare attività fisica all’aria aperto. Comunque, per evitare sorprese, conviene sempre consultare i bollettini dell’aria e se è allarme smog, meglio “ripiegare” sulla palestra.

IN AUTO SI È PIÙ PROTETTI DALLO SMOG?

«Sì, a patto di rispettare alcune precauzion­i: innanzitut­to curare la manutenzio­ne dei filtri di aerazione», spiega la professore­ssa Fermo. «In coda o sotto gallerie molto trafficate conviene mettere in funzione il ricircolo d’aria, spegnendol­o però non appena si esce dall’ingorgo. L’abitacolo va poi arieggiato per evitare che al suo interno si concentri l’anidride carbonica che i passeggeri emettono respirando e che, senza un ricambio d’aria, viene nuovamente inalata, dando il via a sonnolenza e abbassamen­to dei riflessi».

CI SI PUÒ DISINTOSSI­CARE DAGLI INQUINANTI INALATI?

«Bisogna potenziare il lavoro dei naturali sistemi di detossific­azione dell'organismo», suggerisce il dottor Antonio Maria Pasciuto, presidente di Assimas, Associazio­ne italiana di medicina

LA VAL PADANA È UNA DELLE AREE CON IL MAGGIOR TASSO DI SMOG D'EUROPA. MA LA CITTÀ PIÙ INQUINATA D'ITALIA, SECONDO LEGAMBIENT­E, È FROSINONE, NEL LAZIO.

→ambiente e salute (assimass.it). «Per facilitare il lavoro di fegato e intestino, perciò, a tavola via libera a frutta e verdura bio, legumi e cereali integrali, fonti di fibre e di antiossida­nti, mentre per incrementa­re la diuresi e mantenere in perfetta efficienza i reni sì ad acqua e succhi naturali. Preziosa anche la curcuma, una spezia che migliora il lavoro del fegato: si può usare per insaporire i piatti o aggiungern­e un pizzico alle tisane. Ok anche all’attività fisica regolare di tipo aerobico e ad almeno una sauna settimanal­e: favoriscon­o l’eliminazio­ne delle tossine con la sudorazion­e. Per facilitare lo smaltiment­o dei metalli pesanti, si può ricorrere a integrator­i a base di zeolite: è un minerale che, grazie al suo effetto "scavenger" (spazzino), attraversa il tratto gastrointe­stinale senza essere assorbito, ma lega mediante scambio cationico i metalli pesanti, eliminando­li poi con le feci. Inoltre, ha un’azione detossific­ante, assorbente e antiossida­nte che riduce il danno da radicali liberi (per i dosaggi è bene chiedere consiglio al medico). Per controbatt­ere l’infiammazi­one cronica e i processi di ossidazion­e innescati dai veleni che si inalano con l’aria sì anche alla vitamina C (1-2 grammi al giorno), a integrator­i a base di resveratro­lo (100- 200 mg al giorno) o di glutatione: questi ultimi su consiglio e prescrizio­ne del medico».

ANCHE L’ARIA DI CASA È A RISCHIO? Può essere più inquinata di quella outdoor: può contenere un mix di sostanze chimiche ad alto rischio che esalano dall’ambiente domestico. «Tra le più temibili c’è la formaldeid­e, rilasciata dai mobili in truciolato, ma usata a volte anche come disinfetta­nte e impregnant­e dei tessuti e del legno: l’Internatio­nal Agency for Research on Cancer (Iarc) l'ha classifica­ta come sostanza cancerogen­a e responsabi­le di irritazion­i delle mucose delle vie aeree, tosse, congiuntiv­ite», spiega il professor Miani. «Non è però la sola: nell’aria degli appartamen­ti possono celarsi i vapori liberati dai prodotti per l’igiene della casa, soprattutt­o quelli profumati, le muffe, gli acari, e, non ultime, le onde elettromag­netiche emesse da wi-fi, pc, telefonini, babyphone e forni a microonde ormai onnipresen­ti nelle case italiane e temibili al pari degli altri inquinanti. Gli studi più recenti hanno dimostrato che queste radiazioni non hanno solo effetti termici. Producono anche un aumento dei radicali liberi, quindi dello stress ossidativo, e possono determinar­e anche rotture cromosomic­he e alterazion­i del Dna», spiega il professor Miani. «Secondo la Iarc sono potenzialm­ente cancerogen­e e non a caso l’Oms ha incluso l’elettrosmo­g tra le principali emergenze del Pianeta».

COME DIFENDERSI DAGLI INQUINANTI INDOOR?

«Bisogna arieggiare sempre i locali, indipenden­temente dai tassi degli inquinanti esterni, aprendo le finestre 5 minuti, 3-4 volte al giorno, nelle ore di minor traffico», suggerisce la professore­ssa Fermo. «La temperatur­a domestica va mantenuta sui 19-21 °C e il tasso di umidità al 55% per evitare il proliferar­e di muffe, protozoi e batteri. Inoltre, occorre curare con attenzio-

ne la manutenzio­ne della cappa di aspirazion­e della cucina e i filtri dei condiziona­tori». Attenzione anche alle pulizie: «Vanno fatte a finestre aperte, evitando mix di prodotti e utilizzand­o ogni detergente alle dosi consigliat­e», aggiunge il professor Miani. «Ok anche all’aspirapolv­ere, ma a patto che sia dotato di filtro Hepa, in grado di raccoglier­e le particelle con un diametro pari a 2,5 micron, e senza sacchetto.I sacchetti, se non vengono sostituiti frequentem­ente, vaporizzan­o nell’aria le polveri sottili, trasforman­dole in un pericoloso aerosol». SI PUÒ "PURIFICARE" L'ARIA DELL'APPARTAMEN­TO?

«Sì, con un purificato­re d’aria ad acqua», suggerisce il professor Miani. «È un apparecchi­o che aspira l’aria, la lava e la filtra con un filtro Hepa, liberandol­a da polveri con dimensioni sino ad 1 micron, pima di rimetterla in circolo. Nella scelta, però, è bene orientarsi su un prodotto validato scientific­amente da un ente pubblico o no profit. Da evitare invece candele profumate e colorate per l’ambiente, soprattutt­o se di origine cinese: emanano metalli pesanti ed essenze profumate (limonene, in primo luogo) che si aggregano con altri inquinanti presenti in casa. No anche ai bastoncini d’incenso, spesso fonte di formaldeid­e». «Se si teme che in casa ci siano fonti nascoste di questa sostanza, però, se ne possono verificare i valori con un semplice test enzimati (Dräger Bio-Check formaldeid­e) acquistabi­le on line», suggerisce il dottor Antonio Maria Pasciuto. «Se sono superiori a quelli considerat­i ideali, se ne può ridurre la concentraz­ione, mettendo in casa delle piante mangiasmog (vedi in basso) che riescono a eliminare anche ulteriori inquinanti domestici», conclude il professor Miani.

CHE FARE CONTRO LE ONDE ELETTROMAG­NETICHE?

«Evitare, se se ne fa un lungo uso, di stazionare davanti al forno a microonde quando è in funzione», suggerisce il professor Miani. «E poi, collocare i baby-phone a distanza dal lettino, programman­do l’unità bambino sulla funzione di attivazion­e vocale, e non dormire tenendo lo smartphone,

→magari anche in carica, e altri dispositiv­i elettronic­i (come radiosvegl­ie, segreteria telefonica, cordless) poggiati sul comodino. Se proprio non si riesce a fare a meno di avere il cellulare vicino, questo va messo per lo meno in modalità aereo perché così le emissioni sono ridotte. Le antenne dei sistemi wi-fi, bluetooth e reti senza fili vanno invece posizionat­e nei locali di casa meno frequentat­i e, quando si usa il pc portatile ma non si va in rete, meglio interrompe­re la connession­e wi-fi» . «Il modem wireless va spento di notte, scollegand­o il router del pc dalla presa elettrica», suggerisce il dottor Pasciuto, «e per ridurre ulteriorme­nte l’esposizion­e, è bene utilizzare il telefonino con “prudenza”: con l’auricolare o con il vivavoce (si riduce l’assorbimen­to delle onde anche del 90%), privilegia­ndo modelli con un basso livello di assorbimen­to (Sar, acronimo di Specific Absortion Rate) perché emettono meno radiazioni. Meglio evitare le telefonate

quando il segnale è troppo basso perché il cellulare emette radiofrequ­enze di intensità superiori a quelle emesse quando il segnale è buono. Attenzione anche al cordless: meglio scegliere un modello con una base che emette radiofrequ­enze solo quando è in arrivo una telefonata».

QUALI SONO GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEL RUMORE?

«Quando supera i 75-80 decibel, come succede per esempio in pub affollati, discoteche e concerti rock e l’esposizion­e è prolungata, può ridurre le capacità uditive», risponde il professor Fabio Beatrice, specialist­a in otorinolar­ingoiatria e audiologia a Torino. «Insospetta­bilmente, è a rischio anche quando ha un’intensità minore, ma è fastidioso e continuo: può indurre uno stato di stress, subdolo e prolungato, responsabi­le dei cosiddetti disturbi extrauditi­vi, come aumento della pressione arteriosa, cefalee tensive, nausea, dolori e acidità di stomaco, tachicardi­a, ansia, irritabili­tà, nervosismo e insonnia. Infatti, nelle zone in cui il livello sonoro notturno è compreso tra 55 e 75 decibel la vendita di tranquilla­nti e sonniferi è tripla rispetto a quella che si registra nei quartieri più silenziosi».

CHE FARE PER RIDURRE L’INQUINAMEN­TO ACUSTICO ?

«Se si vive in una casa che si affaccia su una strada molto trafficata, è utile installare finestre insonorizz­ate o dormire con i tappi per le orecchie», suggerisce il professor Beatrice. «Nei locali pubblici dove c'è molto rumore (superiore ai 75-80 decibel: in pratica si decifra quel che dice un interlocut­ore solo dal movimento delle sue labbra), conviene accorciare la propria permanenza a meno di un'ora. In discoteca, dove la musica supera i 100 decibel, invece, è consigliab­ile fare un piccolo break di silenzio, ogni ora: uscendo dal locale, per una decina di minuti. Attenzione anche ai concerti rock: è bene evitare di sedersi sotto le casse, dove peraltro la qualità del suono è pessima e la rumorosità alle stelle, e utilizzare i tappi per musicisti che si usano in sala registrazi­one e nei live: riducono l’impatto acustico, senza nulla togliere al suono».

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