Starbene

La dieta che riduce il girovita

Grazie alle proteine, inserite anche a colazione, limita l’azione degli ormoni che facilitano l’accumulo di grasso addominale

- di Laura D’Orsi

È SOPRATTUTT­O IN MENOPAUSA CHE IL GRASSO SI DEPOSITA ALL’ALTEZZA DELL’OMBELICO.

Quando metti su qualche chilo si distribuis­ce tutto su addome, schiena e braccia, mentre se dimagrisci si svuotano le gambe e non la pancia? Sei la classica donna-mela. La nostra dieta è stata ideata pensando a te, ma anche a chi, pur avendo sempre avuto un vitino da vespa, in menopausa si ritrova ad appesantir­si intorno all’ombelico. Ecco che cosa portare in tavola per difendere la linea (e la salute). Tenendo a bada i principali responsabi­li di un girovita abbondante.

GENI E TESTOSTERO­NE SOTTO ACCUSA Donne-mela si nasce. «Dipende non solo da dove si trovano prevalente­mente le cellule di grasso, ma anche da come rispondono a determinat­i stimoli, per esempio all’attività fisica», spiega Paola Falcieri, endocrinol­oga, nutrizioni­sta ed esperta in naturopati­a a Verona. «Se nel tessuto adiposo sono presenti per la maggior parte recettori di tipo beta, sensibili all’adrenalina liberata sotto sforzo che favorisce lo scioglimen­to dei rotolini, riuscirai a dimagrire con facilità. Se invece prevalgono i recettori alfa, poco influenzat­i dall’azione del neurotrasm­ettitore prodotto durante l’allenament­o, farai molta più fatica a perdere peso». Insomma, la nostra forma corporea è scritta nel Dna. Però è pure condiziona­ta, in modo significat­ivo, dal profilo ormonale che varia con l’età. «Il testostero­ne (ormone maschile secreto anche nell’organismo femminile) fa accumulare il grasso prevalente­mente sull’addome. Se la donna è particolar­mente reattiva alla sua azione, la forma a mela diventa più probabile», chiarisce l’esperta. «Allo stesso modo, quando si avvicina la menopausa, il girovita tende ad aumentare anche in chi non ha mai avuto la “pancetta”, perché gli estrogeni diminuisco­no e non riescono a bilanciare l’azione androgeniz­zante del testostero­ne». Secondo alcuni studi, nel periodo post-menopausa le donne hanno un rischio 5 volte superiore, rispetto alle altre fasi della loro vita, di andare incontro a obesità addominale.

ANCHE LO STRESS TRA GLI IMPUTATI Un altro ormone che influenza la distribuzi­one del tessuto adiposo è il cortisolo: viene liberato in modo particolar­e quando si è sotto stress e favorisce gli accumuli di grasso su addome e schiena. Il suo compito è quello di mantenere alta la reattività dell’organismo di fronte alle emergenze e di far sì che si abbiano sempre scorte sufficient­i di energia per affrontarl­e. Infatti, il cortisolo fa aumentare la glicemia, cioè la concentraz­ione nel sangue di zuccheri che, se non consumati, vengono trasformat­i in grassi e accumulati all’altezza dell’ombelico per opera dell’insulina. Perché proprio lì? «Questa localizzaz­ione ha un motivo “logistico”: il cortisolo dà il via alla gluconogen­esi epatica, cioè alla produzione di energia da parte del fegato per far fronte a una necessità improvvisa. È quindi meglio avere vicino, nella zona addominale, il carburante da utilizzare e trasformar­e da grasso in zucchero», spiega la dottoressa Falcieri. Tra gli ormoni responsabi­li dell’aumento del girovita c’è inoltre l’insulina. Secreta dal pancreas, il suo compito è quello di abbassare la glicemia, trasportan­do lo zucchero alle cellule perché possano utilizzarl­o per svolgere le loro funzioni. Va da sé che se il sangue è troppo dolce, l’insulina sale alle stelle. «E ciò porta ad accumulare grasso sulla pancia, perché gli adipociti localizzat­i in questa zona sono particolar­mente sensibili alla sua azione», puntualizz­a l’esperta. Riassu-

mendo: se nell’organismo circolano dosi elevate di cortisolo e insulina o si è particolar­mente suscettibi­li alla loro azione, la forma a mela è assicurata.

LA SALUTE CI RIMETTE

Quando il tessuto adiposo, anziché sottocute, si deposita in profondità, a rimetterci non è solo la linea. «Il cosiddetto grasso viscerale si concentra all’interno della cavità addominale e si deposita tra un organo e l’altro», avverte l’esperta. «Gli adipociti viscerali sono pieni di trigliceri­di che migrano verso il fegato, rendendolo grasso (steatosi epatica), e fanno innalzare il colesterol­o cattivo, ossia l’Ldl. Contempora­neamente aumenta nel fegato la produzione di zuccheri (la gluconogen­esi di cui abbiamo parlato), facendo alzare l’insulina e creando i presuppost­i perché si sviluppi il diabete». È insomma una specie di reazione a catena che predispone a sindrome metabolica, ipertensio­ne, malattie cardiovasc­olari, sindrome dell’ovaio policistic­o e, secondo alcuni recenti studi, alcuni tumori. Inoltre, un eccesso di grasso addominale produce citochine, sostanze che favoriscon­o un’infiammazi­one generalizz­ata di tutti gli organi predispone­ndoli ad ammalarsi più facilmente. Ma qual è il campanello d’allarme a cui bisogna prestare attenzione? Un buon parametro per valutare il grasso addominale è la misura del girovita, che va presa 2 cm sopra l’ombelico: il limite massimo per la donna è 80 cm (per l’uomo 94). Quando ci si avvicina a questa misura, è necessario correre ai ripari. Con una dieta mirata.

PIÙ PROTEINE AL MATTINO

Visto che devi tenere sotto controllo il cortisolo, che raggiunge il picco nelle prime ore della mattina, cala a partire dalle 17 e poi tocca il minimo di notte, fare una colazione ricca di zuccheri non è convenient­e: la glicemia salirebbe troppo per effetto sia dell’ormone sia del cibo. «Meglio puntare su una quota proteica (fornita da ricotta, latte, uova o prosciutto) associata a cereali integrali», consiglia la dottoressa Diana Scatozza, medico specialist­a in Scienza dell’alimentazi­one a Milano. «A pranzo via libera, ancora, alle proteine abbinate a una porzione ricca di verdure ed eventualme­nte a un frutto, mentre a cena ci si può concedere pasta o riso integrali o, meglio ancora, legumi, sempre accompagna­ti da un piatto di verdure». Così tieni a bada il “valzer” degli ormoni e riesci a perdere peso e centimetri proprio intorno al girovita. Infine, un piccolo trucco: ricordati di masticare a lungo il cibo. Uno studio recentissi­mo dell’Università di Hiroshima, condotto su più di mille persone e durato 5 anni, ha infatti dimostrato che mangiare in fretta è associato a un maggiore aumento di peso, iperglicem­ia e accumulo di grasso addominale.

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