L’aborto 40 anni dopo
Nel 1978 veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. E il bilancio oggi è positivo: ne hanno bisogno sempre meno donne
A40 anni dall’introduzione della legge 194, gli aborti in Italia sono al minimo storico: nel 2016 (secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della salute) sono stati circa 85mila, meno della metà di quelli registrati nel 1982. «La diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza è in parte merito della norma stessa, che ha previsto l’istituzione dei consultori, centri pubblici di informazione sulla contraccezione», sottolinea la dottoressa Elsa Viora, presidente dell’Aogoi, Associazione ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani. «L’altro grande vantaggio della 194 è di aver determinato un netto calo delle problematiche di salute derivanti dagli interventi clandestini, mortalità compresa»
IL PUNTO SULLA CONTRACCEZIONE «In generale gli aborti sono in discesa perché oggi c’è un maggior ricorso, rispetto a 40 anni fa, a sistemi efficaci di prevenzione delle gravidanze», continua l’esperta. I più utilizzati, secondo i dati Istat, sono il preservativo (42,4%) e la pillola (24,3%), anche se purtroppo il coito interrotto continua a essere diffuso (17,5%). Altri dati dimostrano che la diminuzione delle interruzioni volontarie è correlata anche al successo delle pillole “del giorno dopo” e “dei cinque giorni dopo”, cioè della contraccezione post-coitale che, bisogna chiarire, non è una forma di aborto. «Questi farmaci bloccano o ritardano l’ovulazione agendo sull’ormone luteinizzante. Se la gravidanza è già iniziata, non viene interrotta», assicura Elsa Viora. Tolto l’obbligo di prescrizione medica, nel 2016 il dato di vendita è stato di 53mila confezioni in più rispetto all’anno precedente. «Certamente la possibilità di acquisto della pillola post-coitale senza necessità di ricetta per le donne maggiorenni ha facilitato l’accesso ma rimane il problema delle minorenni che hanno invece bisogno della prescrizione», commenta la dottoressa Viora. «In ogni caso l’informazione capillare e gratuita sulla contraccezione, soprattutto fra i giovani, è il mezzo più efficace e la direzione in cui bisogna lavorare ancora», avverte la dottoressa Viora. Uno studio di Aogoi ha evidenziato come gli aborti ripetuti rappresentino circa il 28% del totale. «La stessa donna, cioè, effettua due o più interruzioni di gravidanza nel corso della vita».
IL PROBLEMA DELL’OBIEZIONE
Oggi circa il 71% per cento dei medici è obiettore di coscienza e si rifiuta di praticare gli interventi o di somministrare la pillola abortiva (la RU486, autorizzata dal 2009). I dati diffusi dal Ministero dimostrano come la possibilità di abortire sia comunque garantita nell’82% dei punti nascita. «In effetti la situazione italiana non è uniforme. Capita che vengano segnalate delle difficoltà in alcune zone», ricorda la dottoressa Viora. «È compito delle Regioni pianificare il servizio in modo che le donne possano accedere nei tempi utili, rispettando il loro diritto ma anche quello dei medici obiettori». A tal proposito il Comitato nazionale per la bioetica ha raccomandato un’organizzazione degli staff medici che preveda forme di mobilità del personale e di reclutamento differenziato, in modo da garantire ovunque l’intervento.