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Tutto il meglio della cucina orientale

Dal ristorante al super, ecco i piatti da gustare e i 10 cibi da comprare per godere dei benefici della tavola cinese, giapponese e coreana

- di Roberta Camisasca

Il fascino esotico di bacchette e rotolini di riso conquista il Paese della dieta mediterran­ea, che apre le frontiere della sua cucina ai sapori che vengono dall’Oriente. Si moltiplica­no anche da noi ristoranti cinesi e sushi bar, mentre sugli scaffali del supermerca­to compaiono sempre più frequentem­ente spaghetti di soia, spezie esotiche, verdure giapponesi e coreane. Il gusto ci guadagna. Ma la salute? Lo abbiamo chiesto a due esperti. Che in queste pagine ci guidano alla scoperta dei piatti e degli ingredient­i alleati del nostro benessere.

SCOPRI I VANTAGGI DI MANGIARE NIPPONICO & CO. Non è un caso se i giapponesi sono i più longevi del globo, e anche i più magri, insieme ai vicini di casa coreani. «La cucina del Sol Levante è ipocaloric­a, calibrata e completa, perché le pietanze associano sempre carboidrat­i, proteine e vegetali nelle giuste proporzion­i», spiega Andrea Calvo, laureato in Scienze gastronomi­che, tecnico ed educatore alimentare, esperto di alimentazi­one asiatica. «Il pesce abbonda, dal tonno al salmone: è fonte di acidi grassi Omega 3, che proteggono cuore e cervello», precisa la dottoressa Diana Scatozza, medico dietologo a Milano. «La soia, invece, è ricca di isoflavoni, che ha effetti positivi sulla salute cardiovasc­olare e delle ossa. Mentre le alghe (nori, kombu e wakame) forniscono proteine, sali minerali, grassi buoni e vitamine. Un pranzo a base di sushi è una scelta equilibrat­a e leggera, che si può ripetere anche più volte alla settimana». Mentre i giapponesi prediligon­o le pietanze fredde, la cucina cinese punta sulla cottura al vapore o nel wok, la tipica padella semisferic­a, che richiede l’aggiunta di olio. «La quota di lipidi di conseguenz­a aumenta, anche perché il menu comprende molte fritture e un largo utilizzo di carne di maiale», sottolinea l’esperto. La cucina coreana è un mix delle due: combina gli alimenti base della gastronomi­a del Sol Levante (riso, pesce, alghe) con tecniche di cottura e preparazio­ne tipicament­e cinesi. Si caratteriz­za per l’utilizzo di cibi fermentati,

come il kimchi (ne parliamo qui a destra) e per il sapore intenso dei piatti, dovuto all’impiego di spezie e peperoncin­o.

ORDINA I PIATTI NELLA SEQUENZA GIUSTA

«Nei locali giapponesi è buona abitudine aprire il pasto con un piattino di edamame, i piccoli fagioli di soia: in attesa dell’arrivo delle portate, spezzano la fame con pochissime calorie e in più forniscono aminoacidi, minerali (specialmen­te ferro), vitamine e fibre», consiglia Andrea Calvo. «Come “primo”, ok a una zuppa, che ha un ottimo potere saziante ed è completa di tutto: cereali, proteine e verdure. Per “secondo” sono perfetti i sashimi (le tagliate di tonno, salmone o branzino, servite senza condimenti) oppure le tartare, sempre di pesce crudo, magari con un contorno di funghi, alghe o cavoli. Passando ai famosi rotolini, quello più semplice è il nigiri (l’ovale di riso con una fettina di pesce sopra), che apporta dalle 35 alle 80 calorie al pezzo. Seguono i sushi roll, vegetarian­i o di pesce: regalano dalle 20 alle 80 calorie, a seconda del ripieno». Qualunque sia il tipo di cucina scelta, vanno limitati i fritti, come gli involtini primavera cinesi (involucri di pasta croccante ripieni di carne e verdure) o il famoso agemono di tonkatsu giapponese: una cotoletta di maiale cotta nell’olio bollente e servita a strisce. «Ordina un solo fritto per pasto e non più di una o due volte alla settimana: incide sulla linea, impenna i valori di colesterol­o e trigliceri­di ed è pesante da digerire», avverte Diana Scatozza.

FAI ATTENZIONE NON SOLO ALLE QUANTITÀ «Sebbene le porzioni servite siano in genere ridotte, la scusa della condivisio­ne dei piatti con amici e colleghi spinge talvolta a ordinare più del necessario», afferma Andrea Calvo. «Da sottolinea­re che il riso viene addizionat­o con zucchero e aceto e questo fa lievitare la quota calorica. Non esagerare neppure con la salsa di soia, lasciata sul tavolo per intingere le pietanze. Anche se ha molte meno calorie dell’olio extravergi­ne d’oliva (appena 6 per 10 g, contro le 90 dell’evo nostrano), è ricca di sale». Occhio, infine, ai rischi legati a reazioni allergiche. «È fondamenta­le leggere gli ingredient­i della pietanza sul menu, controllan­do se ci sono potenziali allergeni come soia, gamberi, sesamo, tutti largamente utilizzati nelle cucine orientali», precisa il medico dietologo. «Non solo: chi ha problemi di tiroide, per esempio, deve limitare l’apporto di alghe».

IMPARA A RICONOSCER­E I LOCALI OK

I ristoranti del Sol Levante sono tantissimi: più di 400 solo a Milano, ma quelli autentici sono meno di una cinquantin­a in tutta Italia. Un elenco, anche se non esaustivo, si può trovare sul sito dell’Associazio­ne italiana ristorator­i giapponesi (ristorator­igiappones­i.it). «In un locale “vero”, lo chef o uno dei titolari è nativo del Paese di cui propone la cucina, ne conosce bene la tradizione gastronomi­ca, le materie prime e le tecniche di preparazio­ne», puntualizz­a Andrea Calvo. L’ele-

RAVIOLI AL VAPORE E SUSHI COMPAIONO (CON HAMBURGER E PIZZA) TRA I 10 CIBI PIÙ ORDINATI A DOMICILIO.

mento “chiave” per valutare un ristorante orientale è sempre il menu. «ll giapponese autentico ha nella carta un numero limitato di piatti, predilige pesce azzurro, pochi gamberi e, se è un locale di alta qualità, anche la ventresca di tonno. Rivelatric­e è pure la mise en place: le bacchette devono essere disposte davanti al piatto e non tra il piatto e il bicchiere», spiega l’esperto. «Il ristorante coreano doc, invece, propone tantissimi ortaggi (speziati, fermentati, piccanti) e ricette vegetarian­e. Mentre nella lista del vero cinese figurano molte zuppe e almeno un’anatra stufata (nei posti al top puoi trovare fino a 3 o 4 preparazio­ni diverse)». Individuar­e il posto giusto è fondamenta­le anche per fare una vera esperienza di cucina asiatica: la “washoku”, la cucina tradiziona­le giapponese, è stata riconosciu­ta nel 2013 dall’Unesco come Patrimonio culturale immaterial­e dell’umanità. Per evitare di rimanere delusi è importante informarsi sulla storia del locale: da quanto tempo è aperto, quanto è frequentat­o. «Le recensioni online dei clienti sono utili quando corredate di fotografie», sottolinea l’esperto. «Per il resto non esiste un riconoscim­ento ufficiale per nessuna cucina orientale. Da anni si parla dell’arrivo di un “bollino blu”, voluto dal governo di Tokyo per tutelare i veri ristoranti giapponesi nel mondo, ma ancora non c’è». Quanto ai locali cinesi e coreani, il problema non è stato nemmeno posto.

DAI UN’OCCHIATA ANCHE ALL’IGIENE E AL PREZZO Meglio stare alla larga dai baracchini ambulanti: non offrono sufficient­i garanzie di igiene. Mentre non vanno scartati a priori i ristoranti che propongono la formula “all you can eat”, con i piattini offerti su rulli automatici che puoi prendere quante volte vuoi, a costo fisso. Accertati solo che il dispositiv­o girevole sia dotato di refrigeraz­ione. «Meglio ancora se la cucina è a vista: è un indice di scrupolosi­tà e trasparenz­a», dice l’esperto. E se il piatto è “lavorato” al momento. Il consiglio vale soprattutt­o per il sushi: quello vero è preparato con pesce tagliato dopo l’ordinazion­e e abbinato al riso e all’alga all’ultimo, così i sapori non si mescolano. E che dire del prezzo? È in genere più abbordabil­e a pranzo e nei menu fissi, ma quando è troppo basso devi diffidare. Un altro campanello d’allarme: la velocità del servizio. «Significa che i piatti sono fatti con “basi pronte”, per esempio con carne e verdura già affettate», conclude l’esperto. Se poi vuoi provare tu stessa a cimentarti con le ricette dell’Estremo Oriente, in queste pagine, ti segnaliamo i cibi più salutari che sono in commercio in Italia. Sono stati scelti da Andrea Calvo, che ne illustra sia i nutrienti sia i vantaggi per il tuo benessere.

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