Ricerca su cavie umane: in Italia è lecita?
La cronaca recente ha riferito dell’impiego di persone in Germania per testare la dannosità dei gas di scarico dei motori diesel. Questa pratica è vietata in tutta Europa, Italia compresa. È infatti ammessa la sperimentazione sull’uomo e sugli animali solo per i farmaci e i prodotti alimentari destinati al commercio. In Italia il decreto legislativo 211/2003 impone che, nel caso degli esseri umani, i rischi siano bilanciati da un vantaggio: è quanto accade, per esempio, quando si testano farmaci su persone affette da una malattia. Oltre che da questa legge, la materia è disciplinata dal Codice italiano di deontologia medica 2014, secondo il quale la sperimentazione può essere fatta solo con il consenso informato del paziente, che può ritirarsi in ogni momento. Per chi si offre come volontario ai laboratori farmaceutici, in Italia è previsto un rimborso di circa 200 € al giorno. Per i cosmetici le sperimentazioni avvengono totalmente “in vitro” come richiede il regolamento CE n. 1223/2009. Le linee guida dello stesso regolamento affermano che non è lecito effettuare sull’uomo studi di tossicologia di una sostanza che sarà contenuta in un prodotto cosmetico; si possono però usare i dati di trial clinici provenienti da altri settori come quelli alimentare e farmaceutico. È possibile invece effettuare studi di compatibilità su volontari, ma che servano solo a confermare le quantità sicure. E sono ammessi i test sulle persone per valutare l’efficacia dei prodotti beauty già autorizzati alla vendita.