In fase sperimentale: la cura dell’angina
L’utilizzo delle cellule staminali per curare le malattie cardiache è ancora in fase sperimentale. In Italia, un polo di ricerca d’eccellenza è il Centro Cardiologico Monzino di Milano, dove è in corso una sperimentazione per curare l’angina pectoris, refrattaria sia alla terapia farmacologica sia al trattamento chirurgico con by-pass o angioplastica. «Si tratta di una patologia che provoca fitte dolorose al petto, spesso accompagnate da senso di affanno, dovute a un’ischemia (insufficiente irrorazione) del muscolo cardiaco», spiega il professor Giulio Pompilio, cardiochirugo e vicedirettore scientifico del Centro cardiologico Monzino. «L’intervento di medicina rigenerativa consiste nel prelevare del sangue midollare dalla cresta iliaca del paziente e lavorarlo con un sofisticato apparecchio in modo da selezionare particolari cellule staminali chiamate CD133. In un secondo intervento, queste vengono inoculate nelle aree del cuore maggiormente colpite da ischemia tramite un piccolo catetere inserito per via percutanea e fatto scorrere nell’arteria femorale, come avviene per la coronarografia». Le cellule staminali CD133 liberano fattori di crescita vascolare che, nell’arco di sei mesi, riescono a dar vita a nuovi, piccoli vasi pronti a migliorare l’irrorazione del miocardio». I pazienti trattati finora, hanno registrato un netto miglioramento dei sintomi e una riduzione delle zone ischemiche, apprezzabile con la scintigrafia. «Risultati promettenti stanno dando anche altre sperimentazioni in corso nelle università americane ed europee per curare con le cellule staminali l’insufficienza cardiaca grave», aggiunge il professor Pompilio.