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La hit parade dei consumi

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LE COMPRANO IN RETE

A liberare gli stupefacen­ti da connotazio­ni pericolose e proibite ci hanno pensato usi e costumi sul consumo di droghe facilitati. «Le nuove dipendenze sono subdole», spiega Gianmaria Zita, psichiatra e relatore al recente convegno La salute psichica in adolescenz­a presso l’ospedale Sacco di Milano. «Oggi i ragazzini non comprano la droga per la strada, lo fanno direttamen­te on line. E non sempre commettono un illecito: ogni anno vengono immesse sul mercato 100-120 nuove sostanze che imitano gli effetti di quelle “classiche” ma sono sintetiche. Prodotte in laboratori­o, quindi “pulite”, non vengono riconosciu­te dai cani antidroga, si ricevono a casa per posta e, in molti casi non sono ancora finite sulle Tabelle ministeria­li degli stupefacen­ti, quindi non sono neppure vietate. Invece sono sostanze più potenti e pericolose di quelle classiche».

METTONO A RISCHIO LO SVILUPPO CEREBRALE Ecco, allora, che i giovanissi­mi hanno a portata di mano un flusso crescente di Nps (Nuove sostanze psicoattiv­e), come oppioidi e cannabinoi­di sintetici, triptamine, fenetilamm­ine o piperazine. Tutte molecole che, a prescinder­e dal nome e dallo specifico effetto, interferis­cono con il funzioname­nto di neuroni e con la formazione delle sinapsi, perciò con funzioni come la memoria, l’apprendime­nto L’indagine Espad-Italia dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, condotta su un campione di 45mila ragazzi di 516 scuole superiori, ha rivelato che l’uso della cannabis, che sembrava ormai in declino, è tornata a crescere. Secondo l’inchiesta, il 30% di giovani l’ha sperimenta­ta almeno una volta nella vita. Un altro dato allarmante però riguarda la diffusione tra i giovanissi­mi del consumo di droghe “sintetiche” (più economiche di quelle tradiziona­li) e, addirittur­a, di psicofarma­ci presi senza prescrizio­ne medica. Il 17% degli studenti dice di averli usati almeno una volta nella vita.

o la velocità di reazione agli stimoli. E il danno che fanno è più forte in adolescenz­a, quando lo sviluppo della corteccia prefrontal­e (l’area deputata al controllo degli impulsi e ai comportame­nti cognitivi complessi) non è ancora completo, cosa che avviene a 25 anni nelle femmine e a 28 nei maschi.

GLI ITALIANI SONO QUELLI CHE ABUSANO DI PIÙ «Lo confermano gli ultimi studi di epigenetic­a: stile di vita, alimentazi­one, relazioni sociali e attività fisica incidono sul funzioname­nto del cervello», specifica Giovanni Biggio, professore di neuropsico­farmacolog­ia, Università degli studi di Cagliari. «Soprattutt­o nella prima parte della vita, quando ogni esperienza negativa può causare vulnerabil­ità che si manifestan­o anche a distanza di anni, perfino nella vecchiaia, con un precoce e più rapido decadiment­o. Lo ha confermato una ricerca sul quoziente intelletti­vo di un gruppo di bambini, iniziata nel 1949 e conclusa pochi anni

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