C’È SEMPRE UNA VIA D’USCITA
«Il messaggio di questo mio intervento è che i buchi neri non sono così neri come vengono dipinti. Non sono prigioni eterne, come un tempo si pensava. Le cose possono uscire da un buco nero in due modi: o tornando all’esterno o ritrovandosi possibilmente in un altro universo. Così, se senti di essere in un buco nero, non arrenderti: c’è sempre una via d’uscita». Sono le parole che Stephen Hawking, il fisico più celebre del mondo, ha pronunciato (attraverso il suono metallico del suo sintetizzatore vocale) al Royal Institute di Londra, a inizio gennaio, il giorno prima di compiere 76 anni. Hawking, malato di Sla (sclerosi laterale amiotrofica) da quando di anni ne aveva 21, è morto il 14 marzo. Ci ha lasciato in eredità non solo le sue importanti scoperte scientifiche sul cosmo, ma l’esempio di una vita straordinaria, raccontata in libri, fumetti, film. Lui, che negli ultimi 20 anni non riusciva più a muovere nulla, neppure quel dito che fino al 1997 gli aveva
permesso di scrivere al computer, era anche capace di dire: «È importante non arrabbiarsi nella mia condizione… Puoi perdere ogni speranza solo se non riesci a ridere di te stesso e della vita in generale». Si resta attoniti davanti a tanta forza. Come può qualcuno condannato all’immobilità e al mutismo avere pensieri d’incoraggiamento per gli altri? In questo numero di Starbene, a pagina 64, raccontiamo una storia per alcuni versi simile a quella di Hawking. Il protagonista è Ivan Cottini, ex modello, colpito sei anni fa dalla sclerosi multipla. Ha sfidato il male per diventare padre. Si sposta su una sedia a rotelle, eppure riesce a ballare, nuotare, giocare a tennis. È uno sforzo enorme, con un corpo che risponde a stento ai comandi. Lo fa per se stesso, per non arrendersi alla malattia, ma anche per infondere
coraggio a chi soffre della stessa patologia. Non c’è veramente altro da aggiungere se non: grazie professor Hawking, grazie Ivan.