Starbene

La dieta che riduce il colesterol­o

Olio extravergi­ne d’oliva, avena, frutta secca, pesce ricco di grassi Omega 3. Con i cibi giusti tieni pulite le arterie e proteggi cuore e cervello

- di Francesca Soccorsi

IL 35% DEGLI ITALIANI PRENDE FARMACI PER “SPAZZARE” I VASI SANGUIGNI, MA SPESSO BASTA CAMBIARE ABITUDINI A TAVOLA PER TUTELARE LA SALUTE.

L’ipercolest­erolemia è in aumento: dati dell’Osservator­io epidemiolo­gico cardiovasc­olare/Health Examinatio­n Survey dimostrano che dalla fine degli anni Novanta il valore medio di questo grasso, che può intasare le arterie, è cresciuto sia negli uomini (da 205 a 211 mg/dl di sangue) sia nelle donne (da 207 a 217). Molte persone, per tenerlo sotto controllo, scelgono la scorciatoi­a dei farmaci. «Ma basterebbe mangiare correttame­nte e adottare altre abitudini di vita sane per non avere problemi e difendere la salute del cuore e del cervello», afferma la dottoressa Giulia Sturabotti, medico esperto in nutrizione, igiene e medicina preventiva a Roma. La dieta (alle pagine seguenti trovi quella messa a punto dalla dottoressa Cinzia Longobucco, biologa nutrizioni­sta a Bari) è un valido supporto nella lotta al colesterol­o elevato, con indiscutib­ili vantaggi per la salute. Basta inserire nel menu i cibi giusti, che contribuis­cono a innalzare quello “buono” (Hdl) e ad abbassare quello “cattivo” (Ldl), limitando o eliminando quelli che hanno l’effetto opposto.

DI QUANTO VA ABBASSATO

«Il gruppo di studio internazio­nale Cholestero­l Treatment Trialists, che annovera alcuni fra i più autorevoli esperti di ipercolest­erolemia al mondo, ha dimostrato che basta una riduzione di 40 mg/dl di Ldl, indipenden­temente dai valori di partenza, per abbassare del 20% la mortalità per cause cardiovasc­olari, del 23% il rischio di eventi coronarici maggiori e del 17% quello di ictus», afferma la dottoressa Sturabotti. Il pericolo infatti è dato sia dalla quota totale di questo grasso presente nel sangue, sia dalla frazione “cattiva”. I limiti da non superare? «Le linee guida internazio­nali consideran­o normale un colesterol­o “cattivo” compreso tra 100 e 129 mg/dl, normale-alto se tra 130 e 159, moderato quando si attesta tra 160 e 189 e severo se maggiore o uguale a 190. Quanto a quello totale, che è dato dalla somma di Ldl, Hdl e trigliceri­di, è ok se inferiore a 200 mg/dl, normale-alto fra 200 e 239 e severo se uguale o maggiore di 240», puntualizz­a la nostra esperta.

QUELLO BUONO È ALTO? OK, MA...

Attenta, poi: per sentirti al sicuro non basta avere alti valori di colesterol­o buono Hdl (cioè superiori a 40 mg/dl nell’uomo e a 50 mg/dl nella donna). «Uno studio della University of Pennsylvan­ia Perelman School of Medicine, pubblicato su Science, ha chiarito che uno dei meccanismi attraverso cui l’Hdl protegge dalla malattia coronarica consiste nella sua capacità di prelevare colesterol­o dalle placche ateroscler­otiche e di riportarlo al fegato, che lo scioglie nella bile. Per farlo, utilizza un recettore chiamato Sr-Bi. Ma non tutti lo abbiamo e, se manca, il colesterol­o “buono” si accumula nel plasma e impedisce l’eliminazio­ne delle placche», spiega la dottoressa Sturabotti. Quindi, per essere sicura di difendere il tuo benessere, devi fare un test (complesso) sul sangue per scoprire se hai il prezioso recettore o, molto più sempliceme­nte, metterti a dieta anche se hai l’Hdl alto.

COSA PREFERIRE NEL MENU

Uno studio dell’Harokopio University di Atene ha dimostrato che i nutrienti forniti da una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi,

pesce e olio d’oliva (come quella Mediterran­ea) è in grado di ridurre del 47% la probabilit­à di avere un problema cardiovasc­olare, indipenden­temente dall’età, dal sesso e dalle condizioni generali di salute. «Tra i nutrienti amici spiccano gli acidi grassi polinsatur­i del pesce e della frutta secca (in particolar­e delle noci): regolano il metabolism­o lipidico e hanno proprietà antinfiamm­atorie che contribuis­cono a mantenere elastiche le pareti delle arterie», puntualizz­a Cinzia Longobucco. «I grassi monoinsatu­ri dell’olio extravergi­ne d’oliva agiscono invece dando un taglio all’Ldl. Le fibre dei cereali integrali, soprattutt­o i betaglucan­i dell’avena e dell’orzo, diminuisco­no l’assorbi-

mento del colesterol­o a livello intestinal­e. Infine, i composti solforati dell’aglio (tra cui l’allicina) ostacolano la sintesi di questo grasso da parte del fegato. Fra i cibi ok c’è poi anche la soia. Non è ancora chiaro se il merito vada attribuito ai fitoestrog­eni o ad altri componenti, come la lecitina, ma è certo che è in grado di ridurre il colesterol­o totale, quello Ldl e i trigliceri­di in chi li ha troppo alti», precisa la dottoressa Longobucco.

QUESTI SONO INVECE DA LIMITARE

Ecco invece gli alimenti dei quali devi limitare le dosi: innanzitut­to i prodotti pronti, che spesso hanno tanti grassi di qualità scadente; poi i cibi che contengono zuccheri, perché sostanze come il saccarosio e il glucosio producono picchi di insulina, ormone che stimola il fegato a produrre colesterol­o; quindi quelli ricchi di lipidi di origine animale, quali la carne, i salumi, l’insospetta­bile bresaola, il burro e alcuni formaggi; infine, i frutti di mare, i crostacei e le uova. «Limitali a tavola e vedrai che i valori migliorera­nno: perché se è vero che la maggior parte del colesterol­o è endogena (cioè viene prodotta dal nostro fegato) e che quello introdotto con i cibi rappresent­a una piccola percentual­e di quello che finisce nel sangue, la dieta rimane la prima soluzione da attuare», conclude la biologa nutrizioni­sta.

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