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Perché tutti parlano di microbiota

Dal diabete al cancro: i batteri e i virus che popolano l’intestino giocano un ruolo cruciale nel tenere lontano (o nel favorire) moltissime malattie

- di Francesca Soccorsi

Uon solo batteri, ma anche virus, funghi e parassiti: è questa l’eterogenea popolazion­e che compone il microbiota intestinal­e. Un mondo sempre più spesso al centro di studi e ricerche. La ragione? Dalla pacifica convivenza dei microrgani­smi intestinal­i, senza che qualche famiglia di “cattivi” prenda il sopravvent­o, dipendono la nostra salute e il nostro benessere. Se ne è discusso anche nei giorni scorsi a Roma, al settimo convegno mondiale Gut Microbiota for Health World Summit e nell’incontro “satellite” organizzat­o da Danone.

LA CONDIZIONE IDEALE: L’EQUILIBRIO «Quando il microbiota è in equilibrio si parla di eubiosi: in queste condizioni modula la risposta immunitari­a, assicura il metabolism­o dei nutrienti, contribuis­ce alla produzione di energia, tiene sotto controllo le infiammazi­oni e regola l’appetito», spiega il dottor Gianluca Ianiro, gastroente­rologo della Fondazione Policlinic­o universita­rio Gemelli di Roma. Alcuni fattori possono però alterarlo: «L’età, la dieta, lo stile di vita, ma anche infezioni, interventi chirurgici e uso di farmaci, per esempio gli antibiotic­i. Quando la varietà dei microrgani­smi diminuisce, si passa a uno stato di squilibrio definito disbiosi, che spiana la strada a patologie quali diabete, allergie, malattie immunitari­e, patologie cardiovasc­olari e perfino alcune neoplasie», aggiunge. Ecco perché i ricercator­i e gli specialist­i di più branche della medicina, dalla gastroente­rologia all’oncologia, stanno conducendo studi sui preziosi microrgani­smi intestinal­i.

COME COLTIVARE I BATTERI BUONI Cosa possiamo fare per prevenire o risolvere la disbiosi? «Non molti sanno che comportame­nti virtuosi come praticare sport, controllar­e lo stress e non fumare influenzan­o positivame­nte il microbiota. Ma prima di tutto occorre mangiare in modo sano e variato, stando alla larga dalle diete di esclusione, oggi tanto di moda, se non ce n’è davvero bisogno. Anche un eccessivo consumo di proteine derivanti dalla carne rossa e di zuccheri può mettere a rischio l’eubiosi. Giocano invece a favore i grassi polinsatur­i, in particolar­e gli Omega 3 del pesce e della frutta secca e le fibre

indigeribi­li prebiotich­e, come l’inulina o i galatto-oligosacca­ridi contenuti in certi vegetali, per esempio i carciofi, i porri, la cicoria e i legumi», chiarisce il dottor Michele Sculati, medico chirurgo e specialist­a in scienza dell’alimentazi­one. Non meno importanti sono gli alimenti ricchi di probiotici, quali i latti fermentati, il kefir e il miso: «Questi microbi “buoni” colonizzan­o l’intestino, ci proteggono da batteri e virus patogeni e producono sostanze utili all’organismo, tra cui vitamine e acidi grassi», spiega Lorenzo Morelli, docente di Biologia dei microrgani­smi all’Università Cattolica di Piacenza.

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UN PATRIMONIO VARIABILEO­gni individuo ha specie batteriche differenti, che variano in base a etnia, dieta, età, stile di vita.

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