Editoriale
Vademecum in cui la direzione del personale spiega ai dipendenti come e quando è ammesso chiedere un appuntamento a un/ una collega. Vicini di scrivania che si guardano bene dal salutarsi con un abbraccio: ormai sono concesse solo le strette di mano. Siti di bon ton che spiegano come e chi deve porgere quella mano e per quanto tempo può durare il contatto... Succede negli Stati Uniti del dopo Weinstein. Lo scandalo che a ottobre ha coinvolto, e travolto, il produttore cinematografico accusato di molestie e violenze sessuali plurime ha lasciato molti strascichi nelle aziende d’oltreoceano, da subito impegnate a regolare minuziosamente i rapporti tra i sessi, per proteggere se stesse e i propri dipendenti. Anche l’Italia è stata percorsa dall’eco della vicenda hollywoodiana, ha sentito forte la risonanza del movimento di denuncia #metoo ed è stata scossa negli stessi giorni da uno scandalo che ha toccato il cinema nostrano. Eppure siamo ben lontani persino dall’immaginare simili codici di comportamento nelle nostre aziende. Per fortuna lo siamo. Sarebbero inutili complicanze nelle già complicate relazioni umane (ne parliamo a pagina 20). Sono d’accordo con Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, quando dice: «Sul piano del corteggiamento, ogni uomo sa benissimo, dentro di sé, qual è il limite. Anche se è impercettibile lo sente, lo percepisce dallo sguardo, dalla tensione, dal comportamento non verbale». Non c’è bisogno di regole scritte. Non servono paletti codificati. Ogni uomo sa quando sta andando oltre la seduzione e deve fermarsi per non cadere nella molestia. E lo impara anche dalle donne. Da quelle che, trovando la forza di dire no, gli forniscono la misura di ciò che è permesso e ciò che non lo è, e da colei che prima degli altri lo educa ai
sentimenti: sua madre. Per questo spetta a noi mamme di figli maschi il compito di crescere uomini che prima di desiderare sappiano rispettare.