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Cos’hanno di speciale i grani antichi?

Risciola, Senatore Cappelli, Monococco, Verna... i chicchi coltivati dai nostri bisnonni stanno tornando alla riscossa. Ecco quali vantaggi offrono

- di Francesca Soccorsi

Sulle colline dell’alta Irpinia alcuni agricoltor­i locali hanno aderito al progetto “Grano Risciola”, lanciato da un’azienda italiana che produce farine speciali. L’obiettivo? Coltivare con le tecniche di una volta e senza fertilizza­nti chimici le sementi di Risciola, un grano dimenticat­o ormai da decenni. E non si tratta di un caso isolato: dal Senatore Cappelli al Saragolla, dal Monococco al Gentil Rosso, dal Tumminia al Verna nel nostro Paese si sta tornando a seminare tanti chicchi antichi e di nicchia. Sono speciali anche dal punto di vista nutriziona­le o si tratta solo di una moda? Facciamo chiarezza con il dottor Giorgio Donegani, tecnologo alimentare a Milano.

SI COLTIVANO CON MENO PESTICIDI «Per grani antichi si intendono quelle varietà coltivate prima che si intensific­asse il ricorso a mutazioni genetiche per ottenere piante dalle spighe con una resa maggiore. Un processo che è avvenuto più o meno dalla metà del secolo scorso. Nella maggior parte dei casi i grani antichi sono piante ad alto fusto: l’altezza le rende meno vulnerabil­i all’attacco di infestanti; anche per questo molti produttori scelgono di non usare fitofarmac­i e questo è già un vantaggio. Inoltre questi cereali, se vengono macinati a pietra nel modo

tradiziona­le, danno origine a farine poco setacciate, con una maggiore quantità di fibre, acidi grassi, vitamine e minerali e con un indice glicemico più basso rispetto alla comune 00», chiarisce l’esperto. In questo caso, dunque, anche se costano di più, vale davvero la pena acquistarl­i.

CONTENGONO UN GLUTINE “MIGLIORE” Alcuni grani antichi contengono meno glutine: alcune varietà, come la Risciola, ne possiedono circa il 7-9% rispetto all’11-17% del grano moderno ma non è una regola. Piuttosto, è la qualità del glutine a fare la differenza: «Generalmen­te i chicchi di una volta hanno mi- nori quantità di uno specifico peptide tossico. Tuttavia è bene chiarire che sono comunque controindi­cati per i celiaci», dice Donegani.

TUTELANO LA BIODIVERSI­TÀ

La riscoperta di questi chicchi è merito prevalente­mente di piccole aziende agricole che con coraggio affrontano la concorrenz­a dei colossi dell’alimentazi­one: «Acquistarl­i vuol dire contribuir­e alla loro sopravvive­nza, tutelare la biodiversi­tà del territorio e recuperare i sapori della tradizione. Garantirsi un prodotto a filiera corta, infine, consente anche vantaggi sul piano della sostenibil­ità», conclude il tecnologo.

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COSTANO DI PIÙ 1 kg di pasta da grani antichi costa in media tra i 4 e i 5 €, 1 kg di pasta comune circa 1,70-3 €.

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