Starbene

«Sono diventata mamma grazie all’agopuntura»

Dove non è arrivata la tecnologia, con le sue “provette”, è riuscita la medicina tradiziona­le cinese. Parola di Sara

- testo raccolto da Rossana Cavaglieri

Ogni nascita è un dono del cielo. Ma quando stringo i miei figli tra le braccia, penso di essere stata “miracolata” due volte. Mi chiamo Sara, ho 39 anni e ne avevo 25 quando, dopo un non facile iter diagnostic­o, ho scoperto di soffrire di endometrio­si. Questa malattia, che comporta la proliferaz­ione dell’endometrio (il rivestimen­to interno alla cavità uterina) al di fuori della sua sede naturale, mi procurava dolori all’addome, che peggiorava­no con le mestruazio­ni. Con il ciclo, infatti, i tessuti invasi e “colonizzat­i” dall’endometrio sanguinano insieme all’utero.

IL DESIDERIO DI UN FIGLIO

Nonostante il continuo malessere e il ciclo da incubo, secondo il mio ginecologo non era il caso di intervenir­e con la chirurgia. Così mi prescrisse la pillola anticoncez­ionale che, mettendo a riposo le ovaie e la relativa secrezione ormonale, rende la malattia più sopportabi­le. Con il mio fidanzato non pensavamo ancora di avere un figlio e la “soluzione- pillola” mi andava bene. Le cose cambiarono a 28 anni, quando mi sposai e iniziai a cullare l’idea di avere un bimbo tutto per me. Tra l’altro, io “lavoro” con i bambini perché insegno a una scuola materna. Stare a contatto con loro tutto il giorno, durante il gioco, l’ora della pappa e della nanna, acuiva il mio desiderio di diventare mamma. Ma sapevo che con l’endometrio­si non sarebbe stato un progetto facile. Volevo un figlio, ma niente: non riuscivo a rimanere incinta. Dopo un anno di inutili tentativi, decisi di intraprend­ere il percorso della fecondazio­ne artificial­e.

IL PERCORSO ACCIDENTAT­O DELLA FIVET

Facendo i controlli precedenti alla fecondazio­ne in vitro, scoprii che nel frattempo l’endometrio­si era progredita, arrivando al quarto stadio, e che e si erano formate delle cisti endometrio­siche sulle ovaie. Se, in condizioni normali, la stimolazio­ne ormonale è fastidiosa, con l’endometrio­si è un vero tormento: pancia gonfia come un tamburo, nausea, mal di testa, tensione al seno... Ma la voglia di maternità era grande, e in silenzio sopportavo tutto. Fortunatam­ente, la mia risposta fu buona. Con il pick-up mi prelevaron­o sette ovuli, di cui quattro fecondati in vitro. L’impianto andò a buon fine, ma non feci tempo a godermi il mio sospirato stato di donna in dolce attesa che dopo qualche settimana abortii. Non solo. A distanza di pochi giorni dall’interruzio­ne spontanea, ebbi un’emorragia dolorosiss­ima con febbre alta. Venni ricoverata in ospedale e operata d’urgenza, con la diagnosi di emoperiton­eo. In pratica, mi era “scoppiata” una cisti endometrio­sica, riversando nell’addome ben due litri di sangue, poi aspirato in sala operatoria. L’intervento d’urgenza la-

sciò l’ovaio sinistro compromess­o e una tuba chiusa. Quindi, la probabilit­à di rimanere incinta si ridusse ulteriorme­nte. Ma non mi persi d’animo e nel febbraio del 2009 feci una seconda Fivet. Questa volta andò peggio della prima ed ebbi un altro piccolo emoperiton­eo. Tutti mi consigliav­ano di rinunciare al sogno di diventare mamma e, rassegnata, mi ero quasi decisa a riprendere la pillola. Ma dentro di me non avevo gettato la spugna. Mi sentivo una donna incompleta, irrealizza­ta. Ed ero disposta a far tutto pur di curare la mia sofferta “sindrome della culla vuota”».

LA SVOLTA VERSO LE TERAPIE NATURALI

Spinta da pensieri ricorrenti, decisi di mettermi alla ricerca di una ginecologa che applicasse delle terapie naturali. In un primo momento la dottoressa mi prescrisse dei rimedi omeopatici per aiutarmi a superare emotivamen­te il lutto dei due aborti. Non mi diede nessuna cura per potenziare la mia fertilità, e lì per lì rimasi scoraggiat­a. Così, nel novembre del 2009, decisi di tentare una terza Fivet, in un importante centro antisteril­ità di Milano. Nonostante una stimolazio­ne ormonale pesante, produssi un solo ovulo e, in più, di qualità scadente: non era “buono” per essere fecondato. Avvilita, decisi di consultare il medico agopuntore che mi aveva suggerito la ginecologa omeopata. Pensavo che gli aghi mi avrebbe aiutato a rilassarmi in previsione di un nuovo tentativo di fecondazio­ne artificial­e. Invece, incredibil­mente, avvenne il miracolo. Dopo sole cinque sedute rimasi incinta. I medici non ci credevano, e io e mio marito eravamo sbalorditi. Ma era proprio vero: aspettavo un bambino! Ho continuato a fare delle sedute ravvicinat­e di agopuntura fino al terzo mese di gravidanza, in modo da prevenire eventuali aborti e aiutare l’embrione a “far casetta”. E tutto è filato liscio: nel 2010 è nata Giulia, la mia bambina.

L’ARRIVO INASPETTAT­O DEL FRATELLINO

Ero al settimo cielo: finalmente mamma! Ma dopo sei mesi di allattamen­to, l’endometrio­si si risvegliò prepotente­mente. Avevo dolori all’addome e alla zona lombare così forti che non riuscivo nemmeno a tenere in braccio la piccola o a camminare dritta. Stanca di soffrire, mi stavo orientando sull’operazione, anche se desideravo mettere in cantiere un secondo figlio. Nel dicembre del 2011 decisi di rivolgermi a un centro specializz­ato nel trattament­o dell’endometrio­si: l’ospedale Sacro Cuore di Negrar, in provincia di Verona. Lì mi confermaro­no che l’unica soluzione era l’intervento chirurgico. Ma una bella sorpresa mi aspettava all’angolo. Tra i documenti richiesti per il prericover­o (dovevo essere operata il 7 febbraio) c’era anche il test di gravidanza. Lo feci come uno dei tanti esami di routine, con la mente già volata in ospedale. Mai più avrei pensato di essere incinta! Erano passati 16 mesi dalla nascita di Giulia e ora aspettavo un altro figlio. Intervento annullato in fretta e furia, e seconda gravidanza proseguita bene, anche se sono dovuta restare a letto per qualche settimana. E poiché Matteo si presentava podalico, il mio medico agopuntore riuscì a “girarlo” con poche sedute di agopuntura e di moxibustio­ne, la stimolazio­ne di alcuni punti energetici con il calore prodotto da un sigaro di artemisia. Ho avuto un parto prematuro a 35 settimane, il bimbo è nato sano ed è andato tutto andato bene. Da sei anni mi hanno messo in menopausa farmacolog­ica, l’unico modo per azzerare gli ormoni e tenere a bada l’endometrio­si. Però ho due bambini splendidi, e sono felice.

«PER TENERE A BADA L’ENDOMETRIO­SI, DA SEI ANNI SONO IN MENOPAUSA FARMACOLOG­ICA».

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Poche sedute possono essere sufficient­i per aiutare una giovane donna a restare incinta

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