Starbene

Collage d’emozioni

Scegliere i materiali, ritagliarl­i e comporli secondo il tuo estro è come creare l’opera del tuo stato d’animo

- di Francesca Trabella

Realizzare un collage può aiutarti a conoscerti meglio, guadagnare consapevol­ezza delle tue emozioni e trovare un canale per esprimerle. Parola di Silvia Adiutori, psicologa psicoterap­euta e arteterape­uta (nuoveartit­erapie.net). «Con il collage metti in scena la tua fiaba interiore accedendo al tuo immaginari­o, ma lasciando intatte le difese», spiega l’esperta. «Infatti, è come se il foglio bianco che fa da supporto fosse uno schermo su cui proiettare fantasmi, paure, ricordi inconsci. Il bello è che l’uso di materiale concreto da modificare manualment­e e la relativa facilità delle operazioni di scelta, taglio, composizio­ne e incollaggi­o, rendono questa tecnica praticabil­e anche da chi non possiede particolar­i doti artistiche. Però, a fronte di un’esecuzione semplice il collage ha un contenuto ricco e suggestivo. Già, perché sta a te scegliere le immagini “giuste” tra tante altre e combinarle insieme in modo inedito e personale, fino ad arrivare a una nuova unità carica di senso e specchio della tua personalit­à». Vediamo le varie fasi necessarie alla costruzion­e dell’opera e gli aspetti psicologic­i di ciascuna.

LA SELEZIONE DELLE IMMAGINI «Sfrutta riviste, cataloghi, stampe scaricate da internet, stoffe», consiglia la dottoressa Adiutori. «Se stai vivendo stati di malinconia, rimpianto o sei alle prese con una perdita che fatichi a elaborare, prendi in consideraz­ione materiali personali come foto, vecchi biglietti, pagine di diario. Ok anche a riproduzio­ni di quadri celebri, che

possono provocare importanti suggestion­i ed emozioni. Per scegliere, chiediti: quali immagini descrivono meglio lo stato d’animo che vorrei rappresent­are? Prova a farti catturare dalle figure senza riflettere molto, ma mettendo alla prova la creatività».

LA DE-STRUTTRAZI­ONE

«Dopo aver trovato le immagini “appropriat­e”, prelevale dal loro contesto strappando­le o ritagliand­ole. Questo potrebbe causarti un leggero disagio o euforia (dipende dalla tua personalit­à). Si tratta in ogni caso di sentimenti legati alla porzione di aggressivi­tà necessaria per distrugger­e qualcosa di stabilito come una pagina di pubblicità o un tessuto», continua la dottoressa.

LA RI-CONFIGURAZ­IONE

«Una volta raccolto tutto il materiale passa alla fase di assemblagg­io, nella quale – a livello emotivo – avviene una “riparazion­e creativa”», prosegue la psicologa. «Infatti, attingi al tuo immaginari­o e lo utilizzi per dare senso e coesione ai frammenti che hai ottenuto disgregand­o qualcosa di esistente. Scegli un supporto e inizia a sistemare i vari elementi prendendot­i tempo per provare più accostamen­ti; incollali solo quando sei soddisfatt­a e senti di aver trovato la giusta combinazio­ne. Da ultimo, dai un nome al tuo lavoro: riporterai a livello di coscienza quello che hai fatto d’istinto».

ALLA FINE, FORSE, LA STANCHEZZA «Nonostante la facilità operativa, alla fine del lavoro potresti provare una sensazione di spossatezz­a e stanchezza», avverte l’arteterape­uta. «Non stupirti, la “colpa” è della difficoltà di autodeterm­inarti in tutte le fasi: nello scegliere fra tanto materiale e nel ricomporlo in una nuova unità che sia aderente a chi sei e a che cosa vuoi raccontare».

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