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A scuola di rispetto

Un corso con psicologi, ma anche esperti di autodifesa, per portare tra i banchi il tema della violenza contro le donne

- di Silvia Calvi

Secondo l’Istat, sono almeno 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che, nella loro vita, hanno subito violenza da parte di un uomo: nel 31,5% dei casi fisica, nel 26,4% psicologic­a mentre, nel 16,1% dei casi si parla di stalker. Un problema, quest’ultimo, che tocca 3 milioni e 466 mila donne. Che, in 8 casi su 10, non sporgono denuncia. Per invertire la rotta, Equilibra, azienda leader di integrator­i, ha portato nelle scuole medie e superiori di 5 regioni (Piemonte, Lazio, Toscana, Campania e Calabria) il progetto “A scuola di rispetto”. Vediamo insieme di cosa si tratta.

IN COSA CONSISTE IL PROGETTO

«È un’idea nata all’interno di Essere Donna, il settore di Equilibra per i progetti sociali», spiega l’ideatrice Maria Zuccarelli. «E si è concretizz­ata in un corso di 14 ore, completame­nte gratuito. C’è la parte teorica, con psicologi e psicoterap­euti dell’età evolutiva e lezioni di diritto, e quella pratica, con laboratori di autodifesa tenuti da trainer esperti in MGA, il metodo globale di autodifesa. Ragazzi e ragazze imparano così le tecniche utili a tenere le distanze, schivare i colpi o difendersi sui mezzi pubblici, per la strada, a casa. Perché la consapevol­ezza e la cultura sono importanti ma se la situazione si fa pericolosa occorre sapersela cavare nell’emergenza: con un’adeguata preparazio­ne, infatti, si sarebbero potute evitare molte aggression­i».

A COSA SERVE

Il progetto anti-violenza nasce dalla consapevol­ezza che è giusto (anzi, doveroso) parlare ai ragazzini di problemi che riguardano i più grandi. «Perché “violenti o vittime” non si nasce», spie- ga la psicologa Silvia Bassi, coordinatr­ice degli esperti che hanno lavorato nelle classi. «Quindi ci siamo chiesti: com’erano da ragazzi questi uomini violenti? E le vittime, che bambine erano? Come mai sono diventate donne che subiscono? Probabilme­nte sono cresciuti in famiglie in cui la sopraffazi­one uomo-donna era normale, e cresciuti, hanno ripetuto lo schema. E, allora, meglio giocare d’anticipo e cominciare presto a parlarne».

DOVE SI TIENE

Scopo di questo progetto, che a settembre ripartirà in tante altre scuole (sono aperte le candidatur­e, vedi box a sinistra) è combattere la violenza non “sul nascere” ma addirittur­a prima, bonificare il terreno di coltura che la favorisce. «E condurre i ragazzi a comprender­e l’importanza del rispetto, a cui non si deve mai derogare», continua la dottoressa Bassi. «I risultati di questa prima edizione ci danno ragione a continuare in quest’opera di prevenzion­e ed educazione: se opportunam­ente stimolati e ascoltati con attenzione, gli adolescent­i mostrano grande interesse e sensibilit­à. E hanno una gran voglia di aprirsi e parlare».

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