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Fitoterapi­a: istruzioni per l’uso

Una miniguida per orientarti meglio nella scelta dei rimedi “green”

- di Rossana Cavaglieri

Dall’umile camomilla, che nelle case non manca mai, all’esotico zenzero; dall’aloe con il suo gel lenitivo alla moringa, ultima arrivata e già celebre per le proprietà antiage e antinfiamm­atorie, le piante sono ormai protagonis­te del nostro benessere quotidiano. Il segreto della loro efficacia? Tutto sta nel fitocomple­sso, cioè il particolar­e cocktail di sostanze diverse messo a punto da Madre natura, per ogni singola pianta sulla Terra. In questo mix spiccano i principi attivi più efficaci (per esempio i gingeroli dello zenzero o la silimarina del cardo mariano), che in genere sono riportati in etichetta assieme alla titolazion­e, cioè l’effettiva percentual­e della sostanza attiva nel prodotto. Ma siamo sicuri di saper usare i rimedi “green” nel modo migliore? E, tra le varie formulazio­ni, tisane, compresse, tinture madri o gemmoderiv­ati, qual è meglio scegliere per la nostra salute? «Ciascuno di questi fitoprepar­ati ha caratteris­tiche e ambiti di impiego ben precisi», osserva Bruno Brigo, medico fitoterape­uta, autore di molti libri di medicina naturale.

LA DIFFERENZA TRA INFUSO E DECOTTO «La tisana è la formula più semplice e collaudata per assumere una pianta, ma non per questo meno valida. Con l’acqua calda le cellule vegetali liberano i principi attivi, però occorre distinguer­e tra infusi e decotti. I primi sono riservati alle parti più delicate della pianta come fiori e foglie. Si aggiunge acqua bollente, in genere una tazza per un

Il 58% degli italiani che ricorrono alle cure dolci fa uso di piante medicinali

paio di cucchiaini di erbe essiccate, e si lascia riposare per 5-10 minuti per poi filtrare. I secondi si utilizzano per parti dure come radici, scorze, semi. Si mettono in acqua fredda e si fanno bollire dai 5 ai 20 minuti a fuoco lento, poi si filtra». È semplice, ma rispettare i tempi della preparazio­ne di questi rimedi è importante per assicurars­i la presenza dei giusti principi attivi e poter godere così dei loro benefici. «Le tisane hanno un ruolo molto importante in fitoterapi­a», ribadisce il nostro esperto. «Vanno preferite nei disturbi di lieve entità, per facilitare la digestione (erbe come finocchio, menta, melissa), conciliare il sonno (fiori di tiglio) e riequilibr­are l’umore (passiflora). La cura: 2-3 tazze al giorno per periodi di 20 giorni, più 10 di pausa, ripetendo per diversi mesi. Adatte a bambini e donne incinte non hanno in genere controindi­cazioni. Persino il modo di assumerle, rilassando­si e prendendos­i il tempo di assaporarl­e, è importante perché aiuta a mettersi in sintonia con i ritmi di recupero del nostro corpo».

QUANDO È MEGLIO LA COMPRESSA Non sempre però è possibile e pratico ricorrere a una tisana. Per fortuna, come sottolinea il nostro esperto, nella sua lunga storia la fitoterapi­a ha sempre cercato le preparazio­ni più adatte, non solo a esaltare le proprietà delle piante, ma anche ad adeguarsi agli stili di vita. Così oggi possiamo anche contare su compresse e capsule comode da usare. I principi attivi si trovano sotto forma di estratto secco, più concentrat­o e potente, quindi da usare con attenzione e tempi precisi, meglio se con il consiglio del farmacista o del medico. Moltissime piante, esotiche e di casa nostra, sono oggi disponibil­i in questa forma, anche in composti messi a punto dalle aziende per specifici problemi. Ma quando puntare sulle pillole piuttosto della tisana? «Facciamo un esempio. La stessa pianta, il cardo mariano, validissim­o sotto forma di decotto di frutti per cure disintossi­canti del fegato, può essere usato in compresse quando occorre intervenir­e con un effetto similfarma­cologico su disturbi più seri, come epatiti, steatosi epatica o forme virali. L’efficacia della pianta in questi casi è dimostrata anche scientific­amente, ma occorre studiare con il medico il dosaggio più corretto e la durata della terapia», sottolinea il dottor Bruno Brigo.

COME AGISCE LA TINTURA MADRE

Un discorso a parte meritano le tinture madri, ottenute con una lunga macerazion­e della pianta fresca in acqua e alcol. Più concentrat­e delle tisane ma meno degli estratti secchi, vanno scelte a ragion veduta con il consiglio del medico o del farmacista. «Una stessa pianta, per esempio l’equiseto, ha impieghi diversi a seconda che sia in compresse o in tintura madre», spiega l’esperto. «Nel primo caso l’estratto secco concentra i minerali della pianta, rendendola utile per deminerali­zzazioni e osteoporos­i, nel secondo si privilegia­no altri componenti utili per le infezioni delle vie urinarie. Attenzione, nelle tinture madri, alla componente alcolica, che rende questi preparati controindi­cati per i bambini e chi ha problemi al fegato». Di solito si prendono 30 gocce, 2-3 volte al giorno, diluite in un po’ d’acqua, sempre in cure di almeno 2 mesi.

I PIÙ SOFT: I GEMMODERIV­ATI

Ma il mondo della fitoterapi­a è vasto e in continua evoluzione. Negli anni Cinquanta, grazie alle ricerche del medico belga Pol Henry sono nati i gemmoderiv­ati, che aiutano a curare problemi del secolo come le allergie e i disturbi da stress. «Si tratta di macerati di gemme e parti embrionali di alberi in acqua, alcol e glicerina», spiega Brigo. «Questa particolar­e preparazio­ne estrae i fattori di crescita, gli ormoni vegetali e le vitamine che non si ritroveran­no più nella pianta adulta. I gemmoderiv­ati sono molto attivi ma intervengo­no in modo dolce sull’organismo, regolarizz­andone le funzioni, e aiutando così ad affrontare disturbi come le allergie (ribes nero) e lo stress che prende lo stomaco (fico), ma anche le inappetenz­e dei bambini (abete)». Di solito, si assumono 30 gocce di tintura madre 2-3 volte al dì, diluite in un po’ d’acqua, per almeno 2 mesi. Una recente novità sono poi le fiale di oligoelmen­ti (minerali traccia presenti anche nell’organismo) con l’aggiunta di estratti di piante, che ne potenziano l’efficacia. Per esempio con erba medica in caso di stanchezza fisica e mentale, fiori d’arancio per la depression­e o rafano nero per disintossi­care il fegato. Bastano 2-3 fiale alla settimana per un paio di mesi.

LE AZIENDE PIÙ ALL’AVANGUARDI­A UTILIZZANO PIANTE DA COLTIVAZIO­NE BIOLOGICA E INVESTONO IN RICERCA, AVVALENDOS­I DELLA COLLABORAZ­IONE

CON LE UNIVERSITÀ.

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