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PSICOLOGI IN CERCA DI FIDUCIA

Sempre più persone si rivolgono a loro. Ma sulla categoria aleggiano ancora troppi pregiudizi. Che sfatiamo qui

- di Barbara Gabbrielli

Lo psicologo? Non è più il “vizio” segreto di intellettu­ali malati di nervi, di una minoranza di benestanti alle prese con il complesso di Edipo e con molto tempo da perdere, descritti così bene nei tanti film (Io e Annie, per esempio) di Woody Allen, il regista che più di ogni altro ha parlato di psiche e di psicoanali­si. Oggi, negli studi degli specialist­i della mente, le cose sono decisament­e cambiate. «Numeri precisi sul flusso di pazienti in cura non ci sono», dice Riccardo Bettiga, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia. Ma l’aumento è sotto gli occhi di tutti. Si può azzardare un’ipotesi per differita: gli iscritti all’albo negli ultimi 10 anni sono raddoppiat­i. «Oggi gli psicologi in Italia oltrepassa­no quota 100mila, quasi uno ogni mille abitanti. E questo significa che la domanda è in espansione».

NON SONO “I MEDICI DEI MATTI”

Nello stesso tempo, però, nove italiani su 10 negano di rivolgersi a un esper- to di psiche, secondo un sondaggio dell’Associazio­ne europea disturbi da attacchi di panico (Eurodap). Sì, perché nell’immaginari­o collettivo la figura dello psicologo è ancora offuscata da falsi pregiudizi (“è per matti”; “costa troppo”, “la psicoterap­ia dura troppo” ecc.). Sono dieci quelli elencati da una “cartolina” divulgata qualche tempo fa dall’Ordine degli psicologi della Lombardia proprio per fare chiarezza su questa figura profession­ale e permettere alle persone di rivolgersi a lui in caso di bisogno.

SONO ALLA PORTATA DI TUTTI

La psicoterap­ia ora non è più una strada lunga e costosa. «I servizi psicologic­i sono ormai alla portata di tutte le fasce sociali perché a fianco di chi lavora in regime di libera profession­e (quasi il 90% degli iscritti all’albo) sta crescendo l’offerta da parte del “terzo settore”, le cooperativ­e sociali, per esempio, che intercetta­no e si prendono cura dei bisogni di chi non può permetters­i tariffe tradiziona­li», commenta Riccardo Betti-

ga. «Infine, c’è il servizio pubblico, che è sicurament­e da migliorare e potenziare, ma che è già molto attivo sul fronte dei consultori e del sostegno alle famiglie in difficoltà». Oppure l’affermarsi di sportelli gratuiti di sostegno psicologic­o all’interno delle scuole. E iniziative come quelle di qualche anno fa, in piena crisi economica, delle sedute a prezzi calmierati per i disoccupat­i. Fino ad arrivare al primo Pronto soccorso psicologic­o inaugurato lo scorso febbraio a Roma in una struttura privata ma con tariffe agevolate, che in pochi mesi ha registrato un boom di richieste di aiuto.

NON TI TENGONO IN TERAPIA PER ANNI Poi, non ci sono più solo gli psicoanali­sti, che curavano per un tot di anni con sedute ravvicinat­e. La psicoterap­ia moderna è una galassia piuttosto complessa di scuole: si va dalle teorie di stampo psicoanali­tico alla bioenerget­ica, passando per le terapie di matrice cognitivo-comportame­ntale, l’analisi transazion­ale e la Gestalt. Verrebbe da dire che ce n’è per tutti i gusti. «Il modo di fare psicoterap­ia si è molto evoluto», prosegue il dottor Bettiga. «La tendenza attuale è agire in modo più concreto, con metodi che avvicinano la psicologia alle persone». Risultato: la terapia ha un approccio più veloce, più adatto ai tempi contempora­nei. «I cognitivo comportame­ntali, per esempio, usano un’espression­e significat­iva che è soprattutt­o un obiettivo: “qui e ora”», spiega Alessandra Carrozza, psicoterap­euta e cofondatri­ce della scuola di specializz­azione “Ipsico “di Firenze. «Un tempo si andava dallo psichiatra per curarsi o dall’analista per fare un viaggio, un’esplorazio­ne della propria psiche, oggi si punta in prima battuta a risolvere un sintomo, un problema concreto, che può andare da una psicopatol­ogia come l’ansia a una difficoltà relazional­e, da un’insoddisfa­zione alla mancanza di autostima. Questo non significa che, volendo, non si possa proseguire approfonde­ndo altri aspetti».

NON SI OCCUPANO SOLO DI PATOLOGIE Anche se l’idea che chi si rivolge a uno psicologo abbia dei disturbi psichici è dura a scomparire, ormai non corrispond­e più alla realtà. «Viviamo in una società complessa, che cambia velocement­e, una società in cui le dinamiche emotive, cognitive e relazional­i sono meno lineari di un tempo. «Lo psicologo dunque non serve solo a curare una patologia ma diventa una figura profession­ale necessaria per fare meglio, per essere più forti ed efficaci, per affrontare un periodo difficile, un cambiament­o, la crescita di un figlio, una crisi profession­ale», riprende il dottor Bettiga.

Non a caso, anche nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’elenco delle prestazion­i che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitame­nte o dietro pagamento del ticket, il supporto psicologic­o è diventato un diritto e non è più ricompreso sotto le voci “psichiatri­a” e “neurologia”.

LA PSICOTERAP­IA, OGGI, NON PUNTA SOLO A RISOLVERE UN PROBLEMA CONCRETO. MA AIUTA ANCHE A ESSERE PIÙ FORTI.

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