PSICOLOGI IN CERCA DI FIDUCIA
Sempre più persone si rivolgono a loro. Ma sulla categoria aleggiano ancora troppi pregiudizi. Che sfatiamo qui
Lo psicologo? Non è più il “vizio” segreto di intellettuali malati di nervi, di una minoranza di benestanti alle prese con il complesso di Edipo e con molto tempo da perdere, descritti così bene nei tanti film (Io e Annie, per esempio) di Woody Allen, il regista che più di ogni altro ha parlato di psiche e di psicoanalisi. Oggi, negli studi degli specialisti della mente, le cose sono decisamente cambiate. «Numeri precisi sul flusso di pazienti in cura non ci sono», dice Riccardo Bettiga, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia. Ma l’aumento è sotto gli occhi di tutti. Si può azzardare un’ipotesi per differita: gli iscritti all’albo negli ultimi 10 anni sono raddoppiati. «Oggi gli psicologi in Italia oltrepassano quota 100mila, quasi uno ogni mille abitanti. E questo significa che la domanda è in espansione».
NON SONO “I MEDICI DEI MATTI”
Nello stesso tempo, però, nove italiani su 10 negano di rivolgersi a un esper- to di psiche, secondo un sondaggio dell’Associazione europea disturbi da attacchi di panico (Eurodap). Sì, perché nell’immaginario collettivo la figura dello psicologo è ancora offuscata da falsi pregiudizi (“è per matti”; “costa troppo”, “la psicoterapia dura troppo” ecc.). Sono dieci quelli elencati da una “cartolina” divulgata qualche tempo fa dall’Ordine degli psicologi della Lombardia proprio per fare chiarezza su questa figura professionale e permettere alle persone di rivolgersi a lui in caso di bisogno.
SONO ALLA PORTATA DI TUTTI
La psicoterapia ora non è più una strada lunga e costosa. «I servizi psicologici sono ormai alla portata di tutte le fasce sociali perché a fianco di chi lavora in regime di libera professione (quasi il 90% degli iscritti all’albo) sta crescendo l’offerta da parte del “terzo settore”, le cooperative sociali, per esempio, che intercettano e si prendono cura dei bisogni di chi non può permettersi tariffe tradizionali», commenta Riccardo Betti-
ga. «Infine, c’è il servizio pubblico, che è sicuramente da migliorare e potenziare, ma che è già molto attivo sul fronte dei consultori e del sostegno alle famiglie in difficoltà». Oppure l’affermarsi di sportelli gratuiti di sostegno psicologico all’interno delle scuole. E iniziative come quelle di qualche anno fa, in piena crisi economica, delle sedute a prezzi calmierati per i disoccupati. Fino ad arrivare al primo Pronto soccorso psicologico inaugurato lo scorso febbraio a Roma in una struttura privata ma con tariffe agevolate, che in pochi mesi ha registrato un boom di richieste di aiuto.
NON TI TENGONO IN TERAPIA PER ANNI Poi, non ci sono più solo gli psicoanalisti, che curavano per un tot di anni con sedute ravvicinate. La psicoterapia moderna è una galassia piuttosto complessa di scuole: si va dalle teorie di stampo psicoanalitico alla bioenergetica, passando per le terapie di matrice cognitivo-comportamentale, l’analisi transazionale e la Gestalt. Verrebbe da dire che ce n’è per tutti i gusti. «Il modo di fare psicoterapia si è molto evoluto», prosegue il dottor Bettiga. «La tendenza attuale è agire in modo più concreto, con metodi che avvicinano la psicologia alle persone». Risultato: la terapia ha un approccio più veloce, più adatto ai tempi contemporanei. «I cognitivo comportamentali, per esempio, usano un’espressione significativa che è soprattutto un obiettivo: “qui e ora”», spiega Alessandra Carrozza, psicoterapeuta e cofondatrice della scuola di specializzazione “Ipsico “di Firenze. «Un tempo si andava dallo psichiatra per curarsi o dall’analista per fare un viaggio, un’esplorazione della propria psiche, oggi si punta in prima battuta a risolvere un sintomo, un problema concreto, che può andare da una psicopatologia come l’ansia a una difficoltà relazionale, da un’insoddisfazione alla mancanza di autostima. Questo non significa che, volendo, non si possa proseguire approfondendo altri aspetti».
NON SI OCCUPANO SOLO DI PATOLOGIE Anche se l’idea che chi si rivolge a uno psicologo abbia dei disturbi psichici è dura a scomparire, ormai non corrisponde più alla realtà. «Viviamo in una società complessa, che cambia velocemente, una società in cui le dinamiche emotive, cognitive e relazionali sono meno lineari di un tempo. «Lo psicologo dunque non serve solo a curare una patologia ma diventa una figura professionale necessaria per fare meglio, per essere più forti ed efficaci, per affrontare un periodo difficile, un cambiamento, la crescita di un figlio, una crisi professionale», riprende il dottor Bettiga.
Non a caso, anche nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’elenco delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket, il supporto psicologico è diventato un diritto e non è più ricompreso sotto le voci “psichiatria” e “neurologia”.
LA PSICOTERAPIA, OGGI, NON PUNTA SOLO A RISOLVERE UN PROBLEMA CONCRETO. MA AIUTA ANCHE A ESSERE PIÙ FORTI.