Starbene

Insieme contro la scleroderm­ia

È una malattia poco conosciuta e anche per questo diagnostic­ata in ritardo. Ma la tempestivi­tà è fondamenta­le. Per questo è importante parlarne

- di Rossella Briganti

24

Èuna malattia autoimmune sistemica che colpisce quasi un abitante su mille, con un’incidenza quattro volte maggiore tra le donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni. Se ne è parlato molto in occasione della Giornata mondiale della scleroderm­ia, che si è svolta il 29 giugno. «Purtroppo, però, resta una patologia ancora in parte misconosci­uta, che viene in genere diagnostic­ata con un ritardo di 3-5 anni, perché i sintomi iniziali sono aspecifici», spiega il professor Marco Matucci Cerinic, direttore della Divisione di reumatolog­ia dell’Ospedale Careggi di Firenze.

QUALI SONO I SINTOMI

«La scleroderm­ia esordisce con il fenomeno di Raynaud che colpisce le dita delle mani. Queste diventano dapprima bianche, poi blu e infine rosse, e le variazioni di colore sono accompagna­te da formicolio e dolore», continua l’esperto. «Segnalano una sofferenza del microcirco­lo, ma non sempre questo fenomeno, insieme alle mani gonfie, viene preso in debita consideraz­ione. In seguito la malattia evolve con un ispessimen­to della pelle e dei tessuti degli organi interni per un abnorme produzione di collagene. La malattia può dare anche spossatezz­a, difficoltà a respirare, reflusso gastro-esofageo, aritmie cardiache nonché problemi in- testinali. Oltre al fatto che tutta la pelle del viso e del corpo diventa fibrotica, cioè dura, ispessita e anelastica», continua il professor Matucci Cerinic.

QUALI SONO LE TERAPIE

Per riuscire a rallentare o bloccare l’evoluzione della scleroderm­ia, che alterna periodi di riacutizza­zione ad altri di remissione spontanea, occorre puntare sulla diagnosi precoce. Quando si osserva un fenomeno di Raynaud si devono ricercare nel sangue gli autoantico­rpi specifici e si deve eseguire la capillaros­copia periunguea­le, una tecnica diagnostic­a che visualizza le alterazion­i microvasco­lari delle dita delle mani. «Anche la terapia nell’ultimo decennio ha fatto passi da gigante. Prevede la prescrizio­ne per lunghi periodi di farmaci immunosopp­ressori per cercare di fermare l’evoluzione della malattia, insieme ad altri tesi a migliorare la sofferenza dei piccoli vasi», prosegue lo specialist­a. «Si tratta di vasodilata­tori (calcio-antagonist­i e inibitori della fosfodiest­erasi 5) o di molecole vasoattive (antagonist­i del recettore dell’endotelina) che, se assunti con costanza, danno buoni risultati».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy