Starbene

«Con le api ho vinto l’insonnia»

Roberta aveva provato a curarsi con le erbe, poi con i farmaci. Ma la soluzione al suo problema è arrivata da alcune punture “speciali”

- Testo raccolto da Daniela Luisa Luciani

Mi chiamo Roberta, ho 47 anni, sono nata a Genova, ma dopo il matrimonio mi sono trasferita in Toscana per iniziare a lavorare nell’agenzia assicurati­va della famiglia di mio marito. Dopo poco sono arrivate le nostre due figlie e, nel frattempo, ho rilevato l’agenzia divenendon­e la titolare. In realtà sarei laureata in storia dell’arte, ma ho dovuto mettere il diploma nel cassetto per qualcosa di più pratico e, forse, meno nelle mie corde. Insomma, la mia vita è piena di impegni, fra lavoro e famiglia: sarà per questo che spesso mi lascio prendere dall’ansia, che per anni mi ha tolto il sonno la notte.

PASSAVO TUTTE LE NOTTI IN BIANCO Non sono mai stata una dormiglion­a ma, dopo le gravidanze, ho cominciato ad avere periodi di veglia notturna che, nel tempo, sono diventati sempre più lunghi. Inizialmen­te riuscivo a conviverci ma poi, complici lo stress lavorativo e l’aumentare delle responsabi­lità, il momento del sonno è diventato un vero tormento. Mi addormenta­vo bene fra le 22 e le 23 ma, verso le quattro, mi svegliavo. Poi le quattro sono diventate le tre, a volte le due... Passavo la notte a occhi aperti per riaddormen­tarmi fra le sei e le sette, proprio prima del suono della sveglia. Questo ha iniziato a causarmi sonnolenza sul lavoro, nervosismo e uno stato di agitazione cronico che alla sera mi impediva di prendere sonno, in un circolo vizioso davvero senza fine. Ho pensato di ricorrere a dei rimedi naturali come la camomilla e la valeriana, ma si sono rivelati poco efficaci. Allora ho parlato con il mio medico, che mi ha prescritto prima dei sonniferi e poi degli ansiolitic­i, ma non mi piaceva l’idea di ricorrere alla chimica e comunque, dopo il sollievo iniziale, i problemi ricomincia­vano. Il cambio di stagione segnava sempre un picco negativo nell’andamento del mio disturbo: d’estate pativo il caldo e d’inverno la routine quotidiana, con i suoi ritmi sostenuti, portava all’aggravamen­to di una situazione di insonnia e stress consolidat­a e sempre più insostenib­ile. Finché, l’anno scorso, ho sentito parlare di apiterapia da un’amica.

HO STUDIATO IL MONDO DEGLI ALVEARI

Mi piace molto curarmi con le terapie naturali e quindi ho subito cominciato a documentar­mi su questa metodica originale. Così ho scoperto gli innumerevo­li benefici del veleno delle api. Individuat­o l’esperto (sempre grazie alla mia amica) l’ho contattato e ho scoperto un mondo meraviglio­so, fatto di persone dedite alla cura e alla conoscenza di questi insetti tanto utili e preziosi. Sapevo che le api, dopo la puntura, muoiono, e mi dispiaceva molto, ma mi è stato spiegato che la loro vita ha una durata precisa e che, quando si avvicina al termine, le operaie diventano guardiane e si posizionan­o sul predellino del favo, cioè all’ingresso dell’alveare per proteggerl­o, particolar­ità che serve al terapeuta per riconoscer­le. Queste api, destinate a morire in breve tempo, contengono, nel loro sacco velenifero (situato nell’addome), una quantità di veleno superiore alla media. Proprio le “operaie anziane”, per tutti i motivi che ho spiegato, vengono scelte per curare attraverso la puntura.

MELITTINA, APAMINA E DOPAMINA: SONO LE SOSTANZE CONTENUTE NEL VELENO DEL PUNGIGLION­E. COMBATTONO STRESS, ANSIA MA ANCHE I DOLORI ARTICOLARI.

MI SONO AFFIDATA ALL’APIPUNTORE Così ho fissato la mia prima seduta di apiterapia. Ero curiosa ed emozionata, e le mie aspettativ­e sono state premiate: il pizzico sulla parte posteriore del collo (quella strategica per conbattere l’insonnia, anche secondo i principi dell’agopuntura, seguiti da alcuni terapeuti) è stato fastidioso ma non doloroso. Anzi, è stato subito seguito da una gradevole e sorprenden­te sensazione di benessere. Già il giorno dopo avevo riposato un’ora più del solito. La voglia di continuare per vedere a quali risultati sarei giunta era ormai forte e non sono rimasta delusa. Dopo circa un mese in cui ho fatto due sedute settimanal­i con varie punture (fino a un massimo di cinque), associando l’assunzione di melatonina (l’ormone del sonno usato come integrator­e), ho ricomincia­to a godere di un riposo ristorator­e, riacquista­ndo soprattutt­o in benessere psicofisic­o. Il meccanismo del sonno ha ripreso il suo normale funzioname­nto: più mi rasserenav­o e più dormivo bene, più riposavo di notte e meno percepivo stress e ansia quotidiani. Dopo circa quattro mesi di apipuntura i risultati raggiunti sono stati quelli sperati, ma il benessere che questo tipo di terapia mi ha donato mi ha motivata a continuare su questa strada e, infatti, ho già preso appuntamen­to per delle sedute in autunno.

Per la prima volta dopo tanto tempo, il cambio di stagione è finalmente passato senza influire sulla qualità del mio sonno, e quello di cui sono più contenta è che ho potuto trovare una soluzione naturale e dolce ai miei problemi, senza essere costretta a ricorrere ai farmaci.

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 ??  ?? LA PROTAGONIS­TARoberta, 47 anni, ha il mare nel cuore: genovese, vive in Toscana col marito e le due figlie.
LA PROTAGONIS­TARoberta, 47 anni, ha il mare nel cuore: genovese, vive in Toscana col marito e le due figlie.
 ??  ?? COME SI SVOLGE LA SEDUTAIl medico esperto di apiterapia utilizza un’ape scegliendo­la fra le “sentinelle”, quelle che hanno più veleno e sono alla fine del loro ciclo vita. Un’ape può servire per più punture e, per l’nsonnia, Roberta ha fatto 2 sedute alla settimana per 4 mesi.
COME SI SVOLGE LA SEDUTAIl medico esperto di apiterapia utilizza un’ape scegliendo­la fra le “sentinelle”, quelle che hanno più veleno e sono alla fine del loro ciclo vita. Un’ape può servire per più punture e, per l’nsonnia, Roberta ha fatto 2 sedute alla settimana per 4 mesi.

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