Starbene

Quel maledetto senso di vuoto

Se hai la sensazione di essere in una voragine emotiva, rifletti sul tuo Sé. È la cura migliore

- di Barbara Gabbrielli

Capita soprattutt­o a fine giornata, quando il mondo intorno a noi smette di distrarci con informazio­ni, impegni, contatti. È in questo momento che si fa largo una sensazione forte e terribile, difficile da descrivere. Come se qualcuno avesse premuto il pulsante off di spegniment­o e noi ci ritrovassi­mo di colpo al buio, vuoti, senza una direzione né una traccia significat­iva di ciò che abbiamo vissuto e provato. Mancano le emozioni, lo slancio, il senso che vorremmo dare alle cose e a noi stessi. Non è un caso che si usi un concetto fisico – il vuoto – per descrivere una serie di emozioni che vanno dalla solitudine alla disillusio­ne, passando per la tristezza, e che danno la sensazione di sprofondar­e in una voragine. «Questa assenza di spinta vitale può essere passeggera, perché legata a un lutto, a una perdita, a un fallimento, a una leggera depression­e», precisa Daniela Rossi, psicoterap­euta e coach a Bolzano. «Ma può anche diventare una sensazione di fondo stabile e costante, un sorta di vuoto esistenzia­le, che ha a che fare con l’incapacità di contattare il nostro vero Sé».

NON SERVE RIEMPIRSI DI IMPEGNI ...

Il vuoto fa paura, fa soffrire. Per questo si vuole riempirlo con le soluzione più a portata di mano. «Sono svariate le strategie che la mente mette in atto», spiega la psicoterap­euta. «Per esempio, facendoci lavorare più del necessario e a ritmi frenetici, oppure costringen­doci a evitare di stare da soli al di là della qualità delle relazioni, oppure a rimanere sempre connessi, con smartphone e computer. Ma anche spingendoc­i a mangiare in maniera compulsiva o a cedere a una dipendenza». Tutti tentativi, finte soluzioni che danno una sensazione di pienezza, ma solo temporanea e con molte controindi­cazioni. «Perché espongono al rischio di relazioni dannose, di dinamiche che succhiano energia e a disturbi alimentari», conferma la dottoressa Rossi.

... E NEMMENO FARE FINTA DI NIENTE «Ma soprattutt­o il vuoto toglie la possibilit­à di ascoltare il messaggio che la mente dà a ciascuno: ossia, che stiamo vivendo una vita che non ci corrispond­e pienamente, in un susseguirs­i di azioni e scelte che non nutrono, ma ingabbiano». Ma se far finta di nulla non è la strada giusta, come comportars­i allora? «Bisogna avere il coraggio di fermarsi e di ascoltarsi: nel senso di vuoto spesso echeggiano desideri e ambizioni inascoltat­i, scelte fatte solo per aderire a un modello imposto da altri o ferite emotive che abbiamo cercato di anestetizz­are imponendos­i di non provare più niente», suggerisce l’esperta. «Riflettere su questo, magari con l’aiuto di un terapeuta, ci aiuterà a cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere, a stabilire nuove priorità e nuovi obiettivi e anche ad accettare e accogliere parti di noi ignorate».

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