TROVA L’EQUILIBRIO TRA PESSIMISMO E OTTIMISMO
Vedere tutto rosa o, al contrario, tutto nero è sempre una forzatura della realtà. A discapito della qualità della vita. Scopri come uscirne
Per alcuni la vita è tutta in salita, per altri va giù liscia in discesa. C’è chi è portato a credere che ogni cosa sia complicata, che sforzarsi sia inutile, tanto niente andrà per il verso giusto, e c’è chi, invece, si ostina a minimizzare ostacoli ed eventi negativi, arrivando a girare la testa dall’altra parte pur di non vederli. «Entrambi gli atteggiamenti sono un filtro che si mette sulla realtà, come una lente che rimpicciolisce o ingigantisce il problema agli occhi di ciascuno», esordisce la psicoterapeuta Mariavittoria Giusti. «Ma per quanto opposti, tutti e due i punti di vista sono un inganno, una manipolazione della realtà, nel tentativo di controllarla». Insomma, sia l’abitudine di vedere tutto nero sia quella di ignorare i problemi rispondono allo stesso bisogno: l’ansia di gestire ciò che accade intorno a noi. «In pratica, a seconda della griglia che s’applica, a maglie troppo larghe o troppo strette, si lascia passare solo quello che si vuole dei fatti della vita», chiarisce la psicoterapeuta. «Viene fatto perché a volte accettare la realtà così com’è può essere difficile, perché le emozioni che suscita fanno paura. E, nel timore di non saperle governare, si decide di ridimensionarle a nostro piacimento».
È UNA SCELTA CHE SI FA DA BAMBINI
Stare da una parte o dall’altra, dell’illusione o della disillusione, è una posizione esistenziale che s’assume sin da piccoli. Un baratto che si fa entro i primi 6 anni di vita per avere qualcosa in cambio: «Seppure in maniera inconsapevole, si sceglie di essere sempre positivi, anche se non ci sono le basi per esserlo, per ricevere l’approvazione degli altri: un bambino sempre allegro e gioioso piace, non crea problemi e viene apprezzato», spiega la dottoressa Giusti. «Mentre per i piccoli disincantati, lamentarsi di continuo è un modo per attirare l’attenzione dei genitori, per indurli a seguirli di più. Perché dove c’è una vittima, c’è sempre un salvatore. Se mi lagno ci sarà qualcuno pronto a consolarmi, a dirmi che va tutto bene».
I LIMITI DI QUESTI ESTREMI
La strategia che si mette a punto fin da bambini, sia di eterna illusione sia di altrettanta disillusione, smette di essere efficace quando si è adulti. «La gente si stanca presto degli individui sempre negativi e finisce per non cercarli più», sostiene la psicoterapeuta. «Così come credere a oltranza che tutto vada bene alla fine ti porta a essere considerato un individuo finto, non credibile, con il quale non si ha voglia di costruire un legame profondo e forte». Insomma, entrambe le posizioni impediscono di avere relazioni sane, autentiche e mature. Ma vediamo da vicino cosa caratterizza l’atteggiamento dell’eterno illuso e quello dell’inguaribile disilluso.