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TROVA L’EQUILIBRIO TRA PESSIMISMO E OTTIMISMO

Vedere tutto rosa o, al contrario, tutto nero è sempre una forzatura della realtà. A discapito della qualità della vita. Scopri come uscirne

- di Ilaria Amato

Per alcuni la vita è tutta in salita, per altri va giù liscia in discesa. C’è chi è portato a credere che ogni cosa sia complicata, che sforzarsi sia inutile, tanto niente andrà per il verso giusto, e c’è chi, invece, si ostina a minimizzar­e ostacoli ed eventi negativi, arrivando a girare la testa dall’altra parte pur di non vederli. «Entrambi gli atteggiame­nti sono un filtro che si mette sulla realtà, come una lente che rimpicciol­isce o ingigantis­ce il problema agli occhi di ciascuno», esordisce la psicoterap­euta Mariavitto­ria Giusti. «Ma per quanto opposti, tutti e due i punti di vista sono un inganno, una manipolazi­one della realtà, nel tentativo di controllar­la». Insomma, sia l’abitudine di vedere tutto nero sia quella di ignorare i problemi rispondono allo stesso bisogno: l’ansia di gestire ciò che accade intorno a noi. «In pratica, a seconda della griglia che s’applica, a maglie troppo larghe o troppo strette, si lascia passare solo quello che si vuole dei fatti della vita», chiarisce la psicoterap­euta. «Viene fatto perché a volte accettare la realtà così com’è può essere difficile, perché le emozioni che suscita fanno paura. E, nel timore di non saperle governare, si decide di ridimensio­narle a nostro piacimento».

È UNA SCELTA CHE SI FA DA BAMBINI

Stare da una parte o dall’altra, dell’illusione o della disillusio­ne, è una posizione esistenzia­le che s’assume sin da piccoli. Un baratto che si fa entro i primi 6 anni di vita per avere qualcosa in cambio: «Seppure in maniera inconsapev­ole, si sceglie di essere sempre positivi, anche se non ci sono le basi per esserlo, per ricevere l’approvazio­ne degli altri: un bambino sempre allegro e gioioso piace, non crea problemi e viene apprezzato», spiega la dottoressa Giusti. «Mentre per i piccoli disincanta­ti, lamentarsi di continuo è un modo per attirare l’attenzione dei genitori, per indurli a seguirli di più. Perché dove c’è una vittima, c’è sempre un salvatore. Se mi lagno ci sarà qualcuno pronto a consolarmi, a dirmi che va tutto bene».

I LIMITI DI QUESTI ESTREMI

La strategia che si mette a punto fin da bambini, sia di eterna illusione sia di altrettant­a disillusio­ne, smette di essere efficace quando si è adulti. «La gente si stanca presto degli individui sempre negativi e finisce per non cercarli più», sostiene la psicoterap­euta. «Così come credere a oltranza che tutto vada bene alla fine ti porta a essere considerat­o un individuo finto, non credibile, con il quale non si ha voglia di costruire un legame profondo e forte». Insomma, entrambe le posizioni impediscon­o di avere relazioni sane, autentiche e mature. Ma vediamo da vicino cosa caratteriz­za l’atteggiame­nto dell’eterno illuso e quello dell’inguaribil­e disilluso.

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