La terapia manuale che “scolla” le aderenze
Bel problema, le aderenze cicatriziali. Perché il tessuto fibroso sottocutaneo che si forma sotto la cicatrice arriva a “imbrigliare” e a connettere organi normalmente non collegati
tra loro, come muscoli, tendini e legamenti. «Nel tessuto connettivo si forma così una specie di “placca” rigida che non solo provoca tensione e dolore, ma spesso finisce con il modificare il piano sagittale della colonna vertebrale, condizionando la postura», spiega Giovanna Cau, massofisioterapista a Milano. «Non di rado, infatti,
mi capita di trattare pazienti che hanno subito un intervento all’addome, all’articolazione delle spalla o del ginocchio che, per via delle aderenze cicatriziali, manifestano squilibri posturali, legati all’azione delle stesse sui recettori cutanei». Pochi, però, sanno che con un semplice massaggio manuale si può
risolvere e persino prevenire il problema. Non appena la ferita si è completamente rimarginata, è importante massaggiarla tutti i giorni, per almeno sei mesi, con manovre di frizione e digitopressione in modo da appiattirla il più possibile. «Per cicatrici di vecchia data, invece, occorre affidarsi a un
massofisioterapista esperto nelle manovre di frizione e scollamento, mirato a scollare il derma superficiale e profondo dalle sottostanti fasce muscolari», dice Giovanna Cau. «Per mio conto, utilizzo una crema all’arnica ed eseguo un massaggio profondo teso a riattivare la circolazione sanguigna e linfatica. In cinque sedute (80 € l’una), frizionando e scollando i tessuti adesi, si riesce a rivitalizzare tutta l’area cicatriziale che da atrofica, priva di peli e di ghiandole sebacee, comincia a riossigenarsi e a riprendere la funzionalità cutanea. Al termine del ciclo la cicatrice risulta più sottile, chiara e liscia. Quasi invisibile».