Starbene

I metodi per eliminare il vizio

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Il fumo di sigaretta è responsabi­le del tumore ai polmoni, all’oro-faringe, all’esofago, allo stomaco e persino alla vescica, in quanto il ristagno di urina carica di metaboliti tossici favorisce lo sviluppo di cellule maligne. Tumori a parte, il fumo causa ipertensio­ne, infarto, ictus, bronchite cronica, enfisema polmonare e BPCO (broncopneu­mopatia cronico-ostruttiva). È quindi vitale riuscire a smettere. I metodi più efficaci? «Molti ignorano che in Italia esistono 366 centri antifumo che organizzan­o gruppi di incontro per la disuassefa­zione basati sulla terapia cognitivo- comportame­ntale», spiega il dottor Fabio Beatrice, direttore della Struttura complessa di otorinolar­ingoiatria e del Centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino. «In 6-8 sedute, con l’aiuto dello

psicologo, è possibile modificare i comportame­nti che inducono a fumare». Per conoscere il centro antifumo più vicino, basta chiamare il numero verde dell’Istituto superiore di sanità: 800554088. A sostegno della psicoterap­ia il medico può prescriver­e dei farmaci che aiutano a smettere: cerotti, compresse sublingual­i o inalatori che rilasciano dosi a scalare di nicotina, in modo da togliere la dipendenza gradualmen­te. Oppure, si prescrive un farmaco a base di vareniclin­a, un antidepres­sivo che, saturando i recettori della nicotina (situati nel locus ceruleus del cervello, uno dei centri del piacere), diminuisce il desiderio di fumare. «Come i presidi alla nicotina, va preso per tre mesi, però a dosi crescenti», precisa Beatrice. «Un’azione simile alla vareniclin­a è svolta da una sostanza estratta dal fiore del Laburnun, noto come maggiocion­dolo: la citisina. Si prende in preparazio­ni galeniche, realizzate dal farmacista dietro ricetta».

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