Editoriale
Sui social alcuni no-vax lo hanno vergognosamente paragonato a Hitler e gli hanno augurato la morte. Il tutto perché difende i vaccini e la loro obbligatorietà. Io non posso che stare dalla sua parte. Posso discuterne i modi tavolta duri, ma non le tesi. Perché Roberto Burioni è un docente universitario di microbiologia e virologia, uno che per mestiere si occupa di queste cose. Così, come se si rompe un tubo, chiamo l’idraulico, se voglio chiarirmi le idee sui vaccini, ascolto cos’ha da dire uno come lui. Di certo non do credito al conduttore tv Red Ronnie o alla senatrice no-vax Paola Taverna, che prima di essere eletta in Parlamento faceva la segretaria. Per dire se le vaccinazioni sono sicure, se è necessario renderle obbligatorie per tutti i bambini, così da proteggere anche quelli che per problemi di salute non possono farle, serve una competenza specifica, serve aver studiato l’argomento, serve sapere. Il professor Burioni due anni fa ha scritto un libro I vaccini non sono un’opinione. Ecco, quel titolo dovremmo ricordarcelo sempre: i vaccini non sono un’opinione. Ci sono scelte che, piacciano o no, si rivelano necessarie per proteggere la salute e l’incolumità di tutti ed è assurdo metterle in discussione. Per esempio, se qualcuno domani dicesse “il casco in moto non può essere obbligatorio perché i motociclisti hanno il diritto di guidare in libertà”, oppure “fumare è rilassante, quindi dobbiamo abolire la legge antifumo”, gli daremmo retta? Credo di no. Al momento sui vaccini vige il caos. Il Senato, grazie anche alla senatrice Taverna, ha approvato un emendamento che di fatto fa slittare l’obbligo di essere vaccinati per accedere a nidi e materne. La norma dovrà essere vagliata dalla Camera a settembre. Intanto i genitori di quei bambini che non possono vaccinarsi e che beneficiano del fatto che chi sta intorno a loro viene immunizzato, si chiedono perché il diritto alla salute dei loro figli venga negato.