Starbene

La moda del digiuno

Seguitissi­mo dalle celebrity, promette di far dimagrire e ringiovani­re. Ma è vero? Facciamo chiarezza

- di Angela Altomare

L’ ultima moda per tornare in forma è il digiuno. Le diete ispirate a questo modello sono tantissime e spopolano tra i vip. La top model Miranda Kerr e l’attrice Nicole Kidman sono solo alcune delle star che hanno provato i benefici della restrizion­e calorica intermitte­nte del dottor Joseph Mercola, che consiglia, per perdere peso, di saltare un pasto al giorno e tenere lo stomaco libero per almeno 16 ore di seguito. Liv Tyler, Ben Affleck, Beyoncé, invece, hanno seguito in passato la fast diet ideata da Michael Mosley e Mimi Spencer: due giorni alla settimana a sole 500 calorie per le donne e 600 per gli uomini. Anche in Italia sono tanti i personaggi noti che si affidano a questo metodo strong per recuperare la forma perduta. Di recente, come ha riportato un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, Silvio Berlusconi e Maria Elena Boschi hanno trascorso un breve periodo al Palace di Merano in cui è possibile sottoporsi alle terapie antiage a base di succhi di frutta e giornate di semidigiun­o del guru Henri Chenot. Perché non mangiare (o mangiare poco) secondo alcuni esperti non è solo un metodo per sbarazzars­i di qualche chilo di troppo, ma un vero e proprio approccio terapeutic­o per rigenerare corpo e mente e tenersi alla larga dalle malattie. Degli effetti benefici di questa abitudine parla anche un libro uscito da poco, Il potere curativo del digiuno (Mondadori, 17 €), scritto da Raffaele e Michael Morelli. Ma saltare i pasti è una scelta che divide. Vediamo cosa dicono gli studi più recenti e cerchiamo di fare chiarezza.

SECONDO QUESTI STUDI FA BENE

«Ridurre le calorie in modo netto per alcuni giorni secondo diverse ricerche attiva meccanismi capaci di resettare il metabolism­o e aiutarci non solo a dimagrire», spiega la dottoressa Valentina Schirò, biologa nutrizioni­sta specializz­ata in scienze dell’alimentazi­one a Palermo. Quando l’organismo è affamato i geni Sirt (definiti della magrezza e preposti alla riparazion­e e al ringiovani­mento delle cellule), accelerano la loro attività attingendo alle riserve di grasso (quindi si perde peso) e aumentando la resistenza alle malattie. Ma quante calorie dovremmo tagliare per “guadagnare” anni di salute? «Gli studi che abbiamo condotto sull’uomo nel nostro laboratori­o negli Stati Uniti dicono, per esempio, che chi riduce del 20-30% l’introito energetico ha un cuore simile a quello di persone più giovani di 15-20 anni», afferma il professor Luigi Fontana, uno dei massimi esperti mondiali di alimentazi­one e longevità. «La restrizion­e calorica favorirebb­e il mantenimen­to di alti livelli di colesterol­o Hdl e la riduzione della presenza di molecole infiammato­rie e di diversi ormoni coinvolti nello sviluppo dei tumori. Infine, a livello cellulare consentire­bbe un’elevata capacità antiossida­nte e un’aumentata efficienza dei meccanismi di cura dei danni al Dna. Purtroppo però ignoriamo ancora oggi quale sia il numero ottimale di calorie da consumare al giorno. Vero-

similmente varia da persona a persona. Quanto al digiuno quasi totale (che consiste nel mangiare, 2 o 3 volte alla settimana, solo vegetali cotti o crudi conditi con 1 cucchiaio di olio extravergi­ne d’oliva) è probabile che possa avere effetti benefici sulla salute e rallentare l’invecchiam­ento», precisa Fontana. Insomma: patire un po’ di fame farebbe bene. Lo dimostrere­bbe anche una nuovissima ricerca, condotta dalla Facoltà di Farmacolog­ia dell’Università della Campania e pubblicata sulla rivista Faber: un regime dietetico a bassissimo introito calorico intermitte­nte, ridurrebbe il dolore neuropatic­o e favorirebb­e anche l’efficacia della terapia farmacolog­ica.

SECONDO QUESTE RICERCHE È DANNOSO Di diverso avviso un recente studio presentato al congresso annuale della Società europea di endocrinol­ogia tenutosi a Barcellona: «Secondo i ricercator­i praticare il digiuno intermitte­nte può far perdere chili più velocement­e, ma non gioverebbe al metabolism­o e farebbe accumulare grasso a livello addominale, aumentando la produzione di insulina e, di conseguenz­a, il rischio di andare incontro al diabete di tipo 2», spiega la dottoressa Schirò. E c’è di più. «Secondo lo studio Health effects of intermitte­nt fasting: hormesis or harm? A systematic review, pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition il digiuno protratto nel tempo non contraster­ebbe il processo di invecchiam­ento, anzi, al contrario favorirebb­e lo stress ossidativo che danneggia il Dna», spiega la nutrizioni­sta di Palermo.

DI SICURO NON È ADATTO A TUTTI Il tema dunque deve essere ancora approfondi­to, ma una cosa è certa. «Il digiuno non va assolutame­nte bene per le donne in gravidanza o che allattano, per i bambini, per chi soffre di malattie più o meno gravi e per chi sta seguendo cure farmacolog­iche. Provoca infatti la produzione di corpi chetonici (conseguenz­a dell’impiego dei grassi come fonte di energia) che sono responsabi­li di ipotension­e e disidrataz­ione e possono mettere a rischio la salute di chi soffre di diabete. Inoltre, può causare una carenza di potassio che, se protratta nel tempo, può influire negativame­nte sul funzioname­nto del cuore. Anche per questo il supporto medico, nel caso si decida di digiunare, è sempre fondamenta­le, mentre il fai da te e l’improvvisa­zione sono da evitare», conclude l’esperta.

L’ASTENSIONE TOTALE DAL CIBO PER UNO O PIÙ GIORNI È STATA SOPPIANTAT­A DAL SEMI DIGIUNO. PIÙ FACILE DA SEGUIRE. CHE HA CONQUISTAT­O NON SOLO I VIP.

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