5 novità da provare
In kayak i piccoli atleti sviluppano la coordinazione e imparano a gestire gli imprevisti. Allenando l’autocontrollo
Pagaiare in acqua a bordo di una canoa è uno sport sempre più amato dai bambini, senza distinzione di sesso. Piace perché si sta all’aria aperta, a contatto con la natura: al lago, in mare o in un fiume tranquillo. In più, pur essendo un’attività individuale, durante le lezioni s’impara anche a muoversi in gruppo, creando delle figure, ed è molto divertente. Ma servono tecnica, equilibrio e concentrazione. «I bambini imparano velocemente e, in media, già dopo 10 lezioni prendono confidenza e padronanza con tutti i gesti tecnici», spiega Renato Canzanella, allenatore federale della Lega navale italiana di Milano.
RINFORZA I MUSCOLI E L’EQUILIBRIO
«La tipologia di canoa che usiamo si chiama kayak ed è caratterizzata da una pagaia a doppia pala. Questo rende l’imbarcazione più governabile anche dai meno esperti perché, per mantenere la direzione, si pagaia da entrambi i lati. L’età ideale per iniziare è dagli 8 anni, su barche di circa 3 metri. Ma se la scuola ha a disposizione kajak intorno ai 2 metri, è possibile cominciare anche a 6 anni. L’importante è saper nuotare, anche se fino alla maggiore età è obbligatorio indossare il giubbino di salvataggio», continua l’istruttore. Prima di entrare in acqua, c’è una parte teorica da seguire a terra, dove si spiegano le caratteristiche dell’imbarcazione, si provano le tecniche di trasporto fuori dall’acqua e le varie pagaiate (avanti, indietro e circolare) a secco. Poi si prende confidenza con la fase di salita e discesa dal kayak e s’imparano a gestire gli imprevisti, come il ribaltamento, la caduta in acqua, o altri momenti di difficoltà, per esempio il dover affrontare eventuali onde. Così si allena anche il senso dell’equilibrio, non solo fisico ma anche mentale, per tenere sotto controllo la situazione e reagire senza agitarsi. Braccia, spalle e addominali sono le parti del corpo che lavorano di più. «Ma anche le gambe sono fondamentali: infilate dentro l’imbarcazione, sono un po’ flesse e spingono, quasi come se stessero pedalando. Questo serve a dare stabilità», sottolinea Renato Canzanella. Durante la lezione in acqua, gli insegnanti sono al fianco dei piccoli atleti, a bordo di una canoa, per controllarli da più vicino possibile, o di un gommone. Laghi e bacini artificiali sono l’ideale per iniziare perché più tranquilli, mentre, sul fiume o in mare bisogna imparare a gestire anche la corrente e qualche onda.