Bambini in cerca di brividi
In libreria e al cinema è il trionfo dell’horror in versione children. Ma perché ciò che fa paura piace così tanto ai nostri figli ? Ce lo spiegano gli esperti
Due goffi ragazzini si introducono nella villa abbandonata appartenuta al loro idolo, lo scrittore R. L. Stine, autore di horror per bambini. Qui trovano un suo libro inedito chiuso con un lucchetto e lo forzano, dando così vita a creature mostruose che invadono la città, con effetti sconvolgenti. È l’avvio del film Piccoli brividi 2: I fantasmi di Halloween,
lanciato giorni fa con un trailer online (bit.ly/2AHt2Ae) e in arrivo in Italia il 18 ottobre. Per chi non lo sapesse, R. L. Stine esiste veramente e i 62 volumetti che formano la sua collana Piccoli brividi
(Mondadori), pubblicati a partire dal 1992, sono un cult per gli appassionati del terrore dai 7-8 anni fino ai 12, tanto che sono stati tradotti in 32 lingue e hanno venduto oltre 400 milioni di copie nel mondo. È la punta di diamante del fantasmagorico mercato dell’horror per i più piccoli: si va dai gadget come il generatore portatile di effetti sonori da pelle d’oca (dell’azienda Die Spiegelburg) agli adattamenti a fumetti di classici, come Dracula (Usborne), fino ai romanzi ispirati a una serie di videogame paurosi, Five Nights at Freddy’s
(Il castoro) in testa. Qualche prodotto di successo, poi, è tutto italiano, per esempio l’antologia Cinque storie per non dormire (Il battello a vapore). E, per quanto riguarda il grande schermo, è notizia di questi giorni che il regista Matteo Garrone ha iniziato i casting per la versione horror di Pinocchio.
LETTURE CHE RINFORZANO
Una moda, ma non una novità. «Quello del children’s horror è un filone sempre esistito, vedi le fiabe storiche come
Hänsel e Gretel, Barbablù, Pollicino», afferma la pedagogista Laura Romano. «Ovviamente, oggi i personaggi e le ambientazioni si sono fatti più moderni, però l’intento primario è sempre lo stesso». Appunto: perché i piccoli si appassionano a storie che, per definizione, sono progettate per turbare, disgustare e suscitare ansia, in definitiva per impaurire, se non per terrorizzare? «Perché la paura, al pari delle altre emozioni, è iscritta nel nostro patrimonio genetico e sperimentarla in contesti sicuri e virtuali, come la lettura di un libro o la visione di un film, permette di scoprire, mettere a punto e allenare i suoi “antidoti”, cioè audacia, coraggio e altre abilità che servono a far fronte
a situazioni critiche reali», risponde Cinzia Ariazzi, psicologa e insegnante di scuola primaria. «Toccando con mano che la vita può essere, allo stesso tempo, spaventosa, sicura e divertente, i bimbi possono “riprogrammare” il loro cervello, abbassando l’ansia. In poche parole, queste storie sono un modo come un altro di confrontarsi e mettersi in gioco con la paura». Non è finita qui: per Mathias Clasen, professore alla facoltà di Letteratura e media dell’università danese di Aarhus e autore del saggio Why horror seduces (“Perché l’horror seduce”, circa 20 € su amazon.it), «esponendosi all’horror – cioè immergendosi in mondi minacciosi e identificandosi nei protagonisti posi-
tivi in pericolo – i bambini arrivano a costruire sia una maggior resistenza agli stimoli paurosi sia un senso di padronanza delle circostanze avverse. Ne escono “empowered”, cioè più forti e consapevoli, e soprattutto piacevolmente scossi, elettrizzati. Non deve stupire il fatto che l’horror sia gratificante: il piacere è la ricompensa che la natura ci elargisce quando teniamo comportamenti utili ad adattarci alle diverse situazioni». È IL MOMENTO DI LUPI E ZOMBIE
C’è horror e horror, indubbiamente. Quello dedicato all’infanzia non prevede storie basate sui lati oscuri della personalità, ma si muove nel mondo del soprannaturale, popolato da fantasmi, mostri, demoni, incantesimi e maledizioni. «Fra i più piccoli, anche dell’asilo, vanno molto i lupi», constata Anna Corbella, libraia. «Dopo anni di oblio, questi animali, protagonisti di tante fiabe della tradizione, sono tornati in auge per aiutare i bambini a esorcizzare le paure e a creare un sano senso di diffidenza verso l’estraneo». È il momento, perciò, della collana di volumi interattivi come Lupo lupo dove sei? (AbraCadabra), con tasche in cui il lettore infila la mano per toccare la pelliccia, le zampe, gli artigli, la lingua e il naso della belva. Fra i più grandicelli, invece, spopolano gli zombie. Secondo il professor Clasen, affascinano perché doppiamente minacciosi: si nutrono delle prede vive e contagiano gli umani trasformandoli in altri zombie. A mitigare la loro mostruosità interviene l’umorismo, che con il chidren’s horror va spesso a braccetto e crea un sottogenere molto apprezzato dai bambini: pensiamo per esempio alla mitica Famiglia Addams, di cui in America stanno girando un remake che uscirà nell’autunno del 2019, oppure ai fumetti di Max Brallier (pubblicati in Italia da Il castoro) che in copertina strillano “Da morire dal ridere”.
IL FASCINO DEI MOSTRI “UMANI”
Altra declinazione contemporanea e di successo è quella che vede l’horror come gancio per veicolare contenuti importanti, per esempio il superamento dei pregiudizi e l’accettazione del diverso. È il caso della saga tedesca di Vampiretto (Giunti junior), recentemente diventata un film di animazione, e dei libri di Mortina (Mondadori), tenera bambina zombie nata dall’illustratrice fiorentina Barbara Cantini. Che cosa li porta nelle top ten di vendita? «Il fatto che offrano parecchi spunti di riflessione e di identificazione», conclude l’esperta. «I protagonisti incutono paura e la provano, esattamente come ogni essere umano. Ma soprattutto si impegnano per superare la solitudine a cui la loro natura mostruosa li costringe e non importa se, per riuscirci, vanno contro tutti». Come dire: l’autonomia (e il rispetto) sono duri da conquistare.
CON LE STORIE SPAVENTOSE I PICCOLI ALLENANO IL CORAGGIO.